Nell’articolo pubblicato il primo febbraio sul sito del Corriere della Sera e intitolato: «Bail-in da rispettare, garanzia Ue», Danilo Taino scriveva:”…una portavoce del commissario ai mercati finanziari ha spiegato che «la Commissione europea valuterà entro giugno 2018 la necessità di emendare la direttiva sulla ristrutturazione e la risoluzione bancaria e che comunque non ci sono piani per cambiare la direttiva, adottata nel 2014»”. Mentre si cercava una via d’uscita alla grave crisi del debito, la firma di questa direttiva – molto importante per la Storia dell’UE – precedeva l’avvio del Quantitative Easing per cercare disperatamente di addrizzare la barca di un’economia europea in difficoltà. In quello stesso anno l’export marchigiano aveva come primi 4 Paesi di destinazione – nell’ordine – Belgio, Germania, Francia e Regno Unito.
Oggi, in tutt’altro ambito, questi 4 Paesi li ritroviamo sulla strada che deve definire il nostro futuro. Non solo nel nostro export, ma Bruxelles, Berlino, Parigi pesano già nell’impostazione della nostra vita politica di cittadini europei. Adesso, con il Brexit e questa minaccia di referendum, anche Londra diventa una piazza alla quale guardare attentamente per delineare il nostro futuro. Bruxelles e Strasburgo come centri decisionali, Berlino come zona di tensione ed opportunità a seconda degli argomenti, la Francoforte di Mario Draghi come pronto soccorso dell’economia europea e Parigi come area di partnership importante ma anche di concorrenza per quanto riguarda le decisioni ad altissimo livello insieme alla Germania.
E’ in questo quadro delicato e complesso che oggi, più che mai, l’Europa è in pericolo e la messa in discussione del Trattato di Schengen ne è la manifestazione più lampante ad un anno in cui ricorrerà – nel 2017 – il centenario della nascita di Altiero Spinelli e il 60esimo anniversario della firma dei Trattati di Roma. In tale fase, la popolazione marchigiana oltre quella classe di età – al di sopra dei 60 anni che ha visto nascere l’UE – ha raggiunto già una quota superiore al 29% e tenderà ad aumentare, così come la popolazione europea che entro il 2050 sarà ancora più anziana. I prossimi anni saranno anche caratterizzati da un tasso demografico europeo in diminuzione, dalla mobilità di popoli e conseguenti integrazioni, da un’economia mondiale che affronta una domanda crescente di beni e di servizi prodotti con nuove tecnologie, nel rispetto dell’ambiente, e da un sistema finanziario che dovrà adeguarsi a tutto questo.
Ecco lo scenario in cui Mario Draghi ha lanciato la proposta di avere un interlocutore politico per la BCE: un Ministro del Tesoro unico dell’Eurozona (19 dei 28 Stati UE). Cosa ne pensano le capitali europee? I Governatori delle banche centrali di Germania e di Francia sono favorevoli. E l’Italia, Roma? il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di avere, prima di tutto, una politica economicacome obiettivo comune da raggiungere senza perdere di vista i nostri comuni valori di libertà, uguaglianza e solidarietà che hanno ispirato i Padri fondatori dell’UE. A fronte di un mercato diventato globale mentre la politica non lo è ancora cresce anche il bisogno di una politica industriale europea e nazionale per aiutare le nostre aziende ad essere competitive nel mondo. In prospettiva c’è bisogno di una Governance democratica mondiale.
Come ottenere questi cambiamenti se ancora non si crede nell’Europa, se non se ne conosce il funzionamento, se mancano fiducia ed un sentimento di solidarietà tra i cittadini europei? Come può il PD, la più grande forza progressista europea nel PSE, essere il perno del rilancio dell’Europa ed impegnarsi in un progetto di federazione politica per contrastare populismi ed egoismi nazionali? L’euroscetticismo sta aumentando nella fase storica europea più delicata, una fase in cui, al contrario, c’è invece più bisogno proprio di UE. Viviamo un’epoca in cui la legislazione europea, intrecciandosi con quella nazionale, è sempre più politica interna ed è per questo motivo che dobbiamo imparare a conoscere prima di criticare e disprezzare. E’ necessario avvicinare i cittadini al tema Europa scegliendo di comunicarla con argomenti facilmente comprensibili e a loro vicini. Obiettivo è contrastare il sentimento collettivo che ad oggi prevale, quello cioè di considerarsi solo destinatari di politiche discusse e decise altrove, imposte da lontano e da altre capitali europee.Un’opinione pubblica ben informata e consapevole sulle potenzialità dell’UE si convincedei vantaggidiventando anche la migliore ambasciatrice per ridurre distanze tra cittadini, territori e Bruxelles.
Di tutto questo si è discusso il 13/14 febbraio all’EU Dem School di Bruxelles, l’iniziativa che ha riunito autorevoli relatori e militanti da tutta Italia per confrontarsi su come, in estrema sintesi, europeizzare il PD. Come fare? “Siamo il PD, siamo l’Europa, abbiamo tutte le risorse politiche e culturali per fare quelle che dobbiamo fare. Punto.” (Marco Piantini, Consigliere del Presidente del Consiglio per gli affari europei). Un ambito, quello relativo all’europeizzazione del PD, a cui ricondurre anche il tema dell’europrogettazionecome parte della soluzione per accrescere cultura e cittadinanza europea e rispondere a diverse esigenze discusse durante l’evento come quelle di “pensare e agire transnazionale” (Sandro Gozi, Sottosegretario agli affari europei), focalizzarsi “non su come, ma su cosa si comunica” (Francesco Nicodemo, Consigliere Comunicazione Palazzo Chigi), puntare a “competenza e formazione politica” (Andrea De Maria, Responsabile nazionale PD formazione). E’ questa la proposta lanciata dal PD Marche in tale occasione: l’europrogettazione sa intrecciare tutti questi aspetti, insieme a politica, tecnica, lobbying istituzionale, amministrazione pubblica e quindi può rappresentare un efficace mezzo di comunicazione per guardare con fiducia all’Europa dove c’è cresce il bisogno di giovani professionalità e di 28 Paesi impegnati a creare posti di lavoro anche in tale ambito. Un ambito che in prospettiva aiuta anche a superare il paradosso di un’Europa che, nella maggior parte dei dibattiti, è considerata come l’unica soluzione per intercettare risorse ma, allo stesso tempo, anche – impropriamente – la fonte di tutti i problemi. Si trascura il fatto, ed è grave, che nella maggior parte dei casi il mancato ottenimento di fondi non dipende dall’Europa ma da incapacità progettuale insieme alla mancanza di adeguate professionalità e specifiche competenze.
E’ necessario cambiare prospettiva, non esiste solo l’Europa del rigore, dell’austerity e delle imposizioni dall’alto. Esiste anche un’Europa delle opportunità. Bisogna partire dal basso, dai circoli, per informare ed europeizzare militanti, cittadini, territori, istituzioni ed istanze locali per confluire anche verso possibili concrete progettualità. E’ necessario inserire in modo permanente le tematiche di respiro europeo nella discussione e nella formazione politica del PD. Obiettivo è fissare un appuntamento tra noi “nipoti dei padri fondatori dell’Europa” (Sottosegretario Sandro Gozi), il futuro e le nuove generazioni, cioè quei giovani che meritano l’impegno del PD per contribuire da subito ad un Paese sempre più competitivo ed europeo. Non solo oggi, in una fase di emergenza e di crisi in cui l’Europa deve districarsi tra interessi spesso contrapposti per affrontare la piaga del terrorismo che colpisce la comunità internazionale, ma sempre in prospettiva per il domani.
La sfida è quella di formare i giovani all’Europa, quei giovani che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in occasione della visita a Ventotene e all’isola di Santo Stefano, ha individuato come “l’elite della classe dirigente che governerà l’Europa dei prossimi decenni”. In sintesi, l’Europa del futuro.