La proiezione globale della Regione Marche: l’internazionalizzazione come fattore strategico
L’AGIRE per l’IMPRESA del PD Marche, per accompagnare e sostenere processi di internazionalizzazione, non può prescindere dalla conoscenza di alcuni elementi che stanno caratterizzando l’attuale contesto globale. Il pianeta continua ad ospitare due situazioni contrapposte: da una parte zone dalle quali milioni di persone sono uscite dalla povertà e, dall’altra, zone dove nascono nuovi conflitti e, allo stesso tempo, non si arrestano tradizionali tensioni.
La continua crescita di una classe media a livello mondiale genera, pertanto, opportunità e domanda potenziale da intercettare, in particolare domanda di Made in Italy. Mentre da una parte le Marche hanno l’opportunità di puntare su 800 milioni di nuovi consumatori, dall’altra, vengono ad aggiungersi nuovi fenomeni che turbano l’ordine internazionale attuale. Questi fenomeni indeboliscono gli sforzi della Regione Marche nel presidiare i mercati internazionali con i propri prodotti e il proprio know-how.
Ecco alcune delle costanti o delle novità che rendono ormai l’attività delle imprese marchigiane molto più difficile e delicata rispetto al passato:
– Aumento del numero di Stati falliti e divenuti ingovernabili (Somalia, Libia);
– Organizzazioni Internazionali titubanti alle prese con emergenze sanitarie ed umanitarie mondiali (virus dell’Ebola, soccorso in ordine sparso ai profughi siriani);
– Rischi, allarmi ambientali, approvvigionamento energetico e questione climatica (riscaldamento del pianeta, allarme ecologico contro la pratica del “fracking” per l’estrazione del petrolio negli Stati Uniti);
– Rischi legati alla globalizzazione (braccio di ferro tra l’Argentina e i suoi creditori internazionali, un Venezuela sull’orlo del fallimento, rallentamento dell’economia cinese);
– Terrorismo violento, approdato sul territorio di Paesi europei (Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, ecc.);
– Recrudescenza delle ideologie religiose (India-Pakistan, attacchi alle comunità cristiane nel mondo, tensioni tra Chiese evangeliche e cristianesimo tradizionale);
– Proteste anti crisi e anti austerità dei lavoratori e dei disoccupati di lungo periodo;
– Ribellione verso l’aumento delle diseguaglianze e del sistema economico (Movimenti di Occupazione, ecc);
– Principali scenari regionali in crisi (crisi Russo-Ucraina, avanzata del movimento Boko Haram in Africa);
– Tensioni in Asia fra potenze nucleari;
– Nuove minacce create dal radicalismo religioso che sta tentando di costituirsi in uno Stato globale.
D’ora in poi, le aziende marchigiane dovranno inserire nuove parole nel loro dizionario, parole che stanno condizionando pesantemente il loro posizionamento sui mercati. Si tratta di concetti come geopolitica, rischio paese, tematiche importanti e oggetto di un’approfondita riflessione in occasione dell’evento “Come cambia il mondo”, promosso a Roma, lo scorso 14 febbraio, dal Dipartimento PD per la politica estera ed europea e dal Dipartimento formazione, in collaborazione con il Gruppo PD alla Camera.
Dunque geopolitica, rischio paese: Il conflitto Russo-Ucraino ha messo a repentaglio le posizioni delle aziende marchigiane costruite con pazienza, impegno e flussi di denaro importanti. La recente crisi libica, che ha richiesto l’evacuazione di cittadini Italiani dal Paese, condiziona negativamente uno sbocco naturale di merce proveniente dall’Italia e, di conseguenza, anche dalla nostra Regione. Le sanzioni contro la Russia, alla base della riduzione dell’export delle aziende marchigiane, hanno finito per provocare anche una crisi sul petrolio. In quel conflitto, che puntava ad indebolire la Russia, il vero vincitore è l’Arabia Saudita che, tenendo la produzione di greggio a livelli alti, ha fatto crollare i prezzi togliendo così ossigeno, oltre che influenza politica ed economica, alla Russia. Questo comporta anche danni collaterali allo shale-gas americano, proprio in un momento nel quale l’economia americana sta diventando di nuovo competitiva.
Come aiutare le imprese? Sappiamo che le imprese marchigiane si confrontano quotidianamente con vari tipi di problemi quali crisi di domanda,capacità delle imprese di stare sul mercato, capacità delle imprese di garantirsi entrate capaci di coprire i costi, capacità delle imprese di generare margini.
Dunque il PD, il più grande partito delle Marche, che si candida a governare la Regione più manifatturiera di Italia, un Paese che in Europa è secondo solo alla Germania, quale politica di internazionalizzazione dovrebbe attuare per sostenere i processi di internazionalizzazione delle imprese? Che tipo di scelte politiche di indirizzo deve assumere in una situazione caratterizzata da un costante cambiamento globale dovuto a diversi attori, minacce, strategie?
In un contesto globale come quello attuale la politica deve innanzitutto AGIRE subito per AGIRE bene.
Al momento, l’attuale configurazione dei mercati nei quali la Regione Marche esporta di più fa pensare, infatti, che si tratta di una Regione che sta facendo bene. Tuttavia potrebbe fare molto meglio. La Regione Marche è praticamente assente sui principali mercati nei quali si svolgeranno le più grandi battaglie per la conquista di quote (si esporta molto di più in Paesi come il Belgio, con poco più di 10 milioni di abitanti, che negli USA, mercato maturo con oltre 300 milioni di abitanti). In più, l’instabilità internazionale impone di diversificare le esportazioni, evitando drammatiche sovraesposizioni su alcuni mercati a rischio, come ad esempio la Russia. Sarà, invece, determinante e cruciale rimediare alla quasi totale assenza dai mercati emergenti o alla ridotta presenza in un’Asia che ospita ormai il 19% della popolazione mondiale.
Da dove cominciare?
L’Europa, intesa come il mercato dei 28 Stati Membri, rimane mercato strategico in quanto è comunque un mercato grande da ogni punto di vista: 503 milioni di cittadini e consumatori, 7% della popolazione mondiale, terzo territorio più popolato al mondo dopo Cina e India, 20% il peso degli scambi commerciali dell’Europa con il resto del mondo. Il 66% del commercio europeo ha luogo all’interno dei confini dell’Unione. L’eurozona da sola, a livello mondiale, è la seconda più grande economia con una moneta unica, subito dopo gli Stati Uniti. Se poi si parla di export l’Area Euro è leader. Se si aggiunge l’Eurozona al resto d’Europa l’Unione batte anche gli Stati Uniti in termini di beni e servizi prodotti.
Accanto all’UE a 28, per la Regione Marche, partendo dalla sua stessa posizione geografica, è importante puntare anche ai Paesi coinvolti nel processo di Allargamento. La Macroregione Adriatico Ionica è, in tal senso, un trampolino di lancio per consolidare una proiezione extra UE della Regione Marche e delle sue imprese. Tuttavia, allo stesso tempo, questi impegni devono rappresentare una base minima di riferimento. Non dobbiamo e non possiamo fermarci qui.
L’obiettivo cruciale della Regione Marche deve diventare quello di puntare verso una crescente apertura strategica a livello globale. Occorre puntare all’internazionalizzazione su tutti i mercati. In che modo?
Dal lato delle aziende si può parlare di internazionalizzazione quando si verificano una o più delle seguenti condizioni: 1) aggredire il mercato internazionale operando dalla propria sede; 2) comprare tutto o gran parte dei propri prodotti o servizi all’estero; 3) aprire una sede estera, in pianta stabile per produrre e/o gestire tutto o una gran parte delle proprie attività all’estero direttamente dall’estero; 4) assumere più personale di provenienza diversa, nominare stranieri a capo dell’azienda o nel top management, portando così nuova esperienza e visione nei processi aziendali. Dal lato del decisore pubblico, in un contesto storico come questo, occorre una forte azione di accompagnamento a favore degli imprenditori e, allo stesso tempo, renderli consapevoli che oggi, più che mai, le aziende marchigiane devono adottare la già citata “dottrina Guerra”, dal nome di uno dei top manager italiani tra i più apprezzati al mondo:
1. focalizzarsi sul proprio settore: introdurre innovazione nei processi e qualità, aprendo alla formazione come strategia di crescita al fine di migliorare il proprio prodotto/servizio in termini di competitività “facendo meglio quello che sappiamo fare bene”;
2. vedere il mondo come il proprio mercato: favorire la volontà e la consapevolezza di competere nel mondo misurandosi con il contesto globale, diffondendo ed introducendo il processo di internazionalizzazione come scelta strategica nelle proprie politiche aziendali;
3. affrontare la sfida della dimensione: alcune aziende sono chiamate a riflettere seriamente sull’opportunità o la necessità di aggirare il problema della piccola dimensione che può – in alcuni casi – essere un fattore limitante alla crescita, facendo ricorso a strumenti come le Reti d’Impresa;
4. costruire relazioni forti con il consumatore finale: investire sul Marchio, sulla comunicazione diretta con il cliente (social network) e sul coraggio di affrontare la “sfida della distribuzione” (Retail e “E-Tail” o negozio on-line);
5. Aprire l’azienda al mondo della finanza, degli investimenti e accettare la sfida manageriale: apertura alla diversità di genere e di provenienza nel management, aprire l’azienda a dirigenti esterni alla famiglia, per l’adozione di nuovi modelli organizzativi e l’acquisizione di nuove competenze. Inoltre, bisogna puntare rapidamente sul ricambio generazionale e chiudere i processi di passaggi generazionali ancora incompiuti.
In una fase di stagnazione della domanda interna in Italia, per le aziende marchigiane diviene fondamentale la capacità di gestione consapevole dei processi di internazionalizzazione.
Se da un lato, c’è bisogno di attrarre flussi di investimento, dall’altro è necessario aumentare la capacità di penetrazione sui mercati esteri delle imprese regionali. Questo risultato si può ottenere intercettando le componenti più trainanti della straordinaria domanda mondiale di beni e servizi. Pertanto, le cosiddette “produzioni tradizionali” delle Marche hanno un futuro promettente se puntano sull’innovazione nei processi, sulla qualità, sulla diversificazione dei mercati internazionali, sulla diversificazione produttiva. Un ruolo determinante in questa fase sarà giocato dalle nuove imprenditorialità, nei settori ad elevato contenuto di conoscenza, e dalla scelta strategica preferenziale di puntare sull’innovazione di processi.
Di conseguenza, bisogna puntare su tutti i Mercati, per completezza suddivisi in: 1) Mercati Maturi vicini (area Euro e Altri Europa) 2) Mercati Emergenti Vicini (Emergenti Europa e Paesi Mena); 3) Mercati Maturi lontani (Nord America, Oceania, Israele e Maturi asiatici); 4) Mercati Emergenti lontani (Emergenti Asia, Africa Meridionale, America Latina). Allo stesso tempo bisogna cercare di essere presenti su tutti i Continenti: 1) Perché puntare sull’America del Nord? perché rappresenta il più grande mercato di consumo al mondo; 2) Perché puntare sull’Asia? perché si tratta al momento dell’area più popolata al mondo; 3) Perché puntare all’Africa? milioni di persone uscite da una condizione di estrema povertà si stanno riversando nella classe media; 4) Perché puntare all’America Latina? Ci sono paesi ricchi in materie prime che sono ormai delle economie emergenti e che stanno avviando processi di industrializzazione; 5) Perché puntare all’Oceania? Nonostante la lontananza e una popolazione relativamente ridotta, rappresenta un mercato maturo che ha dei livelli di consumo molto elevati.
In conclusione, quali linee strategiche seguire per pianificare un’azione politica incisiva sull’internazionalizzazione, considerando l’attuale complessità del contesto globale?
1) Dare sostegno a 5 categorie di imprese: C’è bisogno di una profonda analisi dell’orientamento della politica dell’internazionalizzazione delle aziende marchigiane, del suo ruolo attuale e di quello in prospettiva. Per non lasciare indietro nessuno, questo lavoro deve essere portato avanti per tutte e 5 le categorie di imprese marchigiane, che siano Imprese Storiche marchigiane, Piccole e Medie Imprese, Nuove Imprenditorialità (comprese quelle giovanili e femminili), Start up “tout court” oppure PMI inovative.
2) Analisi geopolitica e geostrategica come azione preventiva: C’è bisogno di prendere in esame le principali aree geostrategiche del pianeta, al fine di costruire il migliore posizionamento possibile per le aziende marchigiane, i loro prodotti, servizi, innovazioni e know-how
3) Risorse umane competenti: C’è bisogno di “donne e uomini necessari”: persone in grado di muoversi nel nuovo contesto globale al fine di elaborare le giuste politiche, le giuste strategie di penetrazione o di distribuzione, nonché azioni che possano aiutare la miriade di imprese coraggiose, innovative, ad affacciarsi e vincere sul mercato internazionale. C’è bisogno di affrontare la sfida manageriale.
4) Un attore pubblico pronto a giocare fino in fondo il suo ruolo: C’è bisogno di un attore pubblico capace di prendere le proprie responsabilità e di avere il coraggio di dare un indirizzo strategico: un attore pubblico capace di realizzare soluzioni di aggregazione utili a tutte le 5 categorie di imprese, partendo dall’esistente e con lo scopo di restare sulla via dello sviluppo senza fratture. Una strategia sensata potrebbe essere quella di creare luoghi di incontro tra imprese, uno per ogni Provincia. Questi luoghi potrebbero rapidamente diventare il luogo deputato a diffondere lo spirito imprenditoriale nella Regione, facilitare l’accesso all’informazione per i nuovi e vecchi imprenditori, promuovere i processi di apprendimento di gestione delle sfide del Brand, delle sfide della dimensione e delle sfide della distribuzione. Inoltre, questi luoghi potrebbero rendere possibili processi di emulazione, favorire incontri tra imprenditori che possano in futuro portare a processi di collaborazione, sotto forma di reti di impresa o di aggregazione, e laddove possibile, contribuire al rilancio sostenibile di distretti in crisi o in fase di ristrutturazione. Infine, sarebbero luoghi di incontro ideale per nuove imprenditorialità (giovanili e femminili), start up e start up innovative, realtà che sono già abituate a lavorare in gruppo e in rete. Questi luoghi di aggregazione si dovrebbero posizionare geograficamente considerando vincoli di accesso ai grandi assi di comunicazione (superstrade e strade statali). Sono luoghi dai quali potranno essere ideati nuovi prodotti, servizi e processi utili. Qui potrebbe nascere il futuro delle eccellenze marchigiane, qui potrebbe avvenire il rinascimento del sistema industriale marchigiano capace di attirare investitori internazionali.
Inoltre il nuovo assetto istituzionale, dovuto alla revisione, in corso, delle funzioni e delle competenze di Regioni, Province e Camere di Commercio, impone necessariamente di proporre alle imprese soluzioni in cui fare sistema e gioco di squadra. Nell’ambito della riforma delle Camere di Commercio, oggetto di un decreto legislativo di prossima pubblicazione, Il Ministero dello Sviluppo Economico ha già tracciato alcune linee di indirizzo rivolte ad accrescere l’offerta di servizi alle imprese: supporto all’imprenditorialità giovanile, femminile e start up, sostegno ai processi di innovazione e digitalizzazione. Per la prima volta il Mise ha introdotto anche l’attività di assistenza alle imprese per facilitarne la progettualità nell’ambito dei fondi europei. Inoltre, nell’ambito dell’Accordo di programma tra Mise e Unioncamere, in fase di definizione queste settimane, sono previsti interventi su: strumenti di garanzia per il sostegno all’innovazione; servizi integrati per nuove imprenditorialità, specie nel campo dell’economia digitale; il sostegno alle reti tra imprese per favorire processi di internazionalizzazione, facendo squadra anche con la rete delle Camere di Commercio italiane all’estero.
Infine, riassumendo, nuovi scenari, globali e nazionali, richiedono un attore pubblico che sia un decisore politico, un PD della Regione Marche, che sappia fare delle scelte coraggiose. Il PD della Regione Marche dovrà AGIRE con l’IMPRESA e favorire una politica di accompagnamento degli imprenditori all’estero, imprenditori che si assumono il rischio di impresa sul territorio nazionale ma che non sempre riescono ad affrontare da soli un pianeta entrato in una fase di disordine mondiale, ma che rimane sempre e comunque un mondo pieno di opportunità.