In Gran Bretagna, il dibattito sulla convenienza di stare o meno in Europa è una questione aperta fin dai tempi dei Trattati di Roma nel 1957. In effetti l’Isola non è tra i membri fondatori dell’Unione Europea, malgrado il fatto che la chiamata alla costruzione “degli Stati Uniti d’Europa” fosse proprio arrivata da uno tra i suoi più autorevoli figli, Winston Churchill. Ma è anche vero che fu lo stesso a dichiarare che “tra il largo e l’Europa”, la Gran Bretagna avrebbe sempre scelto il primo.
La non partecipazione alle festività per il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati nel Campidoglio a Roma e, automaticamente, la mancata firma della dichiarazione di Roma del 25 Marzo 2017 – in quel momento era ancora un membro a pieno titolo – rappresentano la logica conseguenza del referendum di Giugno 2016.
Nove mesi dopo, il 29 Marzo 2017, l’incombenza storica di consegnare al Presidente del Consiglio UE, Donald Tusk (Polonia), la notifica ufficiale dell’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona è toccata all’Ambasciatore britannico Tim Barrow. Scattano così, da quel giorno, i due anni di negoziati per fissare le modalità del recesso della Gran Bretagna dall’UE.
Sarebbe anche bene ricordare che sono il “pericolo comunista” dell’Unione sovietica e la crisi energetica degli anni settanta ad aver convinto la Gran Bretagna a raggiungere l’Europa. Oggi viviamo senza muro in Occidente, senza “cortina di ferro” come si è chiamato per molti anni. Il mondo assiste all’affermazione di una Germania diventata un attore economico globale forte. Dall’altra parte – malgrado le proteste e la nascita embrionale di modelli di sviluppo alternativi – assistiamo al ritorno e al consolidamento delle idee liberali nel mondo. Forse la Gran Bretagna vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista in questo mondo che “non è cambiato, ma che è completamente nuovo”.
Questo per gli eventi storici.
Se invece passiamo all’analisi dei fatti politici, notiamo con stupore che il primo ministro donna della Gran Bretagna Theresa May – organizzazione statale che costituisce tra l’altro un’Unione di più Nazioni – si oppone alla tenuta di un referendum in Scozia. In questo paese, per il referendum sulla Brexit i cittadini avevano scelto di rimanere in Europa in larga maggioranza. In più, la Gran Bretagna rimane un paese “leader” della grande comunità del Commonwealth, costituita da 53 paesi presenti su tutti i continenti.
Guardando in maniera più approfondita al discorso di Theresa May, notiamo che ha parlato di una “Gran Bretagna globale”. Con quali mezzi o con quale organizzazione vuole raggiungere questo scopo se siamo tutti concordi che nel mondo di oggi è difficile farsi sentire se si è piccoli oppure soli?
Considerati gli elementi, le possibilità rimangono estremamente poche, se non una sola.
La Gran Bretagna – che ha l’esercito più forte dell’Europa occidentale – dovrà oppure ha già scelto “l’impero”. Ed è vero che questo è incompatibile con i valori dell’Unione Europea, poiché comporta dei rischi, come quello di partecipare a conflitti armati, di assistere inermi a conflitti sanguinosi, non per cattiveria o per “imperialismo”, ma per l’impossibilità di agire ovunque, in un mondo così complesso nel quale c’è stata una moltiplicazione esponenziale di attori economici, religiosi, difensori dell’ambiente, e altri portatori di interessi, ai quali bisogna aggiungere i governi dei paesi emergenti che difendono posizioni non sempre corrispondenti a quelle dei paesi avanzati.
Come si sa, pensare male è peccato. Abbiamo ascoltato i discorsi sulla “vocazione globale della Gran Bretagna”, dell’auspicio di un “grande successo economico”. Adesso aspettiamo i fatti, salutando con affetto un paese-partner europeo che per noi nelle Marche rappresenta la quinta destinazione del nostro export (584,7 milioni di euro nel 2016), dopo Germania, Belgio, Francia e Stati Uniti, che a noi sembra aver scelto di diventare un protagonista assoluto della globalizzazione.
Per fortuna, la storia ha fatto il suo corso. Non dimentichiamo che per lunghi anni, sul territorio della Gran Bretagna, si è sviluppata una guerra violenta che coinvolgeva indipendentisti irlandesi. Bisogna pertanto ribadire che l’Unione Europea ha svolto il suo compito – anche quello auspicato da Winston Churchill, cioè, garantire pace e libertà.
Forse è proprio questo l’elemento principale – ormai dato quasi per scontato – che ignorano quelli che remano in maniera estremamente dura contro questa Europa, che le sue colpe comunque ce l’ha. Spesso gli avversari dell’Unione Europea sembrano dimenticarsi che sono stati fatti proprio tanti sacrifici e compromessi per ottenere pace e libertà, contribuendo a plasmare quello che è oggi questa organizzazione.
In un mondo “completamente cambiato”, l’Unione Europea dovrà essere riformata e rinnovata laddove serve.
Per l’Italia, la permanenza nell’Unione rimane un obiettivo strategico prioritario, non solo per pace e libertà, non solo perché i Trattati sono stati firmati in casa nostra, non solo perché il nostro commercio con l’estero è in attivo come per la Germania e contrariamente a Francia e Stati Uniti.
Dobbiamo restare nell’Unione Europea perché ormai si è capito che – se l’accusa iniziale mossa ai britannici è stata quella di aver lanciato un referendum senza un piano per la Brexit – ora il piano è quello di essere un protagonista della prossima ondata di globalizzazione.
Per non essere vittima di una nuova globalizzazione guidata da altri, questa volta – per non fallire nella gestione dell’ultima ondata che ci ha portato in serie difficoltà – ci dobbiamo preparare in maniera minuziosa e seria.
Come Italia e come Marche, dobbiamo prepararci a gestirne i vincoli e a coglierne l’opportunità. E restare nell’Unione Europea è il primo passo per affrontare questo processo che sarà lungo e doveroso, ma che abbiamo l’obbligo di affrontare nel nostro Bel paese, nel quale la popolazione invecchia sempre di più, dove si fanno meno figli e dove uno “sviluppo senza frattura” – creando posti di lavoro e mantenendo quelli esistenti – deve rimanere tra i nostri maggiori obiettivi.