Nella notte sono arrivati i risultati tanto attesi sul Brexit ed è un giorno triste per l’Europa. Il 72,2% di tasso di partecipazione conferma che erano elezioni molto sentite.
I risultati ufficiali, che si attestano a 51,9% per l’uscita, vedono in campo i commenti locali del “Sun”, il tabloid a favore della Brexit, che parla trionfante di “Giorno dell’Indipendenza”, mentre il “Times” parla apertamente di “Giorno del Giudizio”. Questa è l’immagine della situazione di queste ore. Le borse crollano ed è fisiologico che questo accada.
Per quanto riguarda gli effetti sul futuro dell’Unione Europea, non sarebbe saggio fare commenti affrettati, né prevedere quello che succederà prima di aver fatto il giro di tutte le reazioni dei Paesi dell’Unione, comprese quelle di Paesi membri come Malta e Cipro che sono indirettamente parte della questione, visto che sono parte del Commonwealth.
Oggi, per le spiegazioni, dobbiamo, da una parte, scomodare la Storia e, dall’altra, i fatti.
La Gran Bretagna ha scelto l’Impero, piuttosto che di sedersi allo stesso tavolo a parità con Paesi come Malta e Cipro. Come ricordato in una comunicazione precedente, non è un membro fondatore dell’Unione e nel 1957 a Roma non c’era.
Già nel Giugno 1944, il Primo Ministro inglese Winston Churchill diceva al Presidente francese Charles De Gaulle: “Per mettere le cose in modo abbastanza chiaro, ogni volta che dovremmo scegliere tra l’Europa e il mare aperto, è sempre il mare che sceglieremo…”.
Nel mese di settembre 1946, presso l’Università di Zurigo, lo stesso Winston Churchill fa un appello per “Gli Stati Uniti d’Europa”.
Pertanto, solo la minaccia sovietica – oggi scomparsa – sembra essere stata l’unica cosa a convincere il Regno Unito a raggiungere l’Unione Europea, cosa che accadrà nel 1973.
Questo per la parte della “Storia”.
Per quanto riguarda i fatti, ricordiamo qui ancora – qualora fosse necessario – che sulla cifra che abbiamo sentito dei 46,5 milioni di cittadini che erano stati chiamati a votare, queste elezioni erano aperte anche ai circa 800.000 elettori residenti provenienti dal Commonwealth, in diretta concorrenza con i lavoratori dell’Unione che non hanno bisogno di permessi speciali o di particolare burocrazia per installarsi nel Regno Unito. C’erano gli 1,7 milioni di scozzesi che si sono espressi con un netto 62% a favore di una permanenza nell’Unione Europea. Poi c’erano anche gli irlandesi sottoposti a particolari condizioni.
Questo è un motivo in più per adottare cautela nei giudizi, perché sembra configurare un elemento importante di una “mini crisi istituzionale interna” visto che un membro parte del Regno Unito ha altrettanto espresso chiaramente la sua volontà di restare.
Il rischio di un effetto “domino” si sta configurando nelle richieste degli euroscettici olandesi e francesi, aprendo la strada a Nexit e Frexit? Vedremo nelle prossime ore, nei prossimi giorni, mentre aspettiamo anche le reazioni dei paesi dell’Est europeo. Al momento, la maggioranza delle forze politiche italiane sembra orientarsi verso l’Unione Europea, a parte qualche caso isolato che chiede un referendum anche in Italia. Ci sono rischi per gli italiani e altri cittadini europei che vivono nel Regno Unito? Anche questa è una domanda che dovremo analizzare con calma e a mente fredda.
Le prossime ore e i prossimi mesi porteranno più luce su quello che deve succedere adesso. Anche perché i dati molto serrati, che segnano questo divorzio, confermano che si tratta di una separazione molto sofferta. E potrebbe durare anche a lungo, lasciando aperte delle questioni giuridiche che si potrebbero, a mano mano, trasformare in “rompicapi giuridici”.
Attenzione. Questo continua a confermare che il mondo è in rapida evoluzione. Non si può assolutamente negare che tutto sia partito dalla breccia aperta dall’allora Primo Ministro del Regno Unito David Cameron che aveva una grana personale da regolare all’interno del proprio partito.
E proprio in questa breccia si sono inseriti i fautori del Brexit. Perché quelli che vogliono riconquistare – secondo loro – mano libera puntano a rendere la “Grandeur” al Regno Unito, concetto una volta tipicamente francese. “Grandeur” che oggi si esprime nel voler decidere chi viene o meno a lavorare o a vivere a casa loro, così come nel poter indirizzare le loro forze armate a seguito dei loro interessi economici.
Questo per le Marche e per l’Italia è un campanello di allarme abbastanza importante. Da partner europeo, il Regno Unito si sta trasformando in un concorrente sulla scena internazionale.
Un mondo che continua a correre e nel quale anche per l’Italia, oggi, si apre un nuovo scenario che dobbiamo analizzare a mente fredda. Per il bene del nostro Paese e degli altri partner dell’UE.