Finalmente! Lo dovevamo a tutte le vittime del terrorismo sia dei paesi europei colpiti, tra cui Spagna, Francia, Belgio, lo stesso Regno Unito – che con la Brexit si vuole defilare – sia di tutti quelli che hanno subito morti e feriti, compresi l’Italia. Dopo oltre sessant’anni dal fallimento della CED, perché nel 1954 il Parlamento francese votò contro la “Comunità Europea di Difesa”, l’Unione Europea compie un passo importante.

A Bruxelles, durante una conferenza stampa di mercoledì 30 Novembre 2016, è successo un piccolo fatto, ma di un’importanza storica.

Non illudiamoci. È un piccolo passo presentato da tre persone, un piccolissimo passo per ogni paese membro, ma un grande passo per l’Unione Europea.

Si tratta dell’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea – Vice Presidente della Commissione Europea – Federica Mogherini, del suo collega Jyrki Katainen, incaricato degli Affari Economici, Monetari e dell’Euro, e della Commissaria al Mercato Interno e all’Industria Elżbieta Bienkowska che, a Bruxelles, hanno presentato il Piano di Azione della Difesa Europea.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, è seguito il libero sfogo di un liberismo sfrenato ovunque nel mondo; dopo le guerre nel Golfo Persico e gli attentati dell’11 Settembre 2001, si sono rincorse le offensive americane in Iraq e in Afghanistan, le primavere arabe, le pressioni di democratizzazione nei Paesi arabi fino alla nascita di movimenti estremisti, che si professano quest’ultimi di fede islamica e hanno invaso l’Oriente, il Medio Oriente e l’Africa. E ancora l’implosione della Libia, fino alla dichiarazione dello Stato islamico. Nessuna di queste minacce ci ha mai indotto a mettere insieme – seriamente – le nostre forze, a parte qualche eccezione tra francesi e tedeschi, tra tedeschi e olandesi e tra italiani e francesi. Ma parliamo di piccole unità militari, che a questo punto devono passare dai simboli alle operazioni.

Dopo tutti questi avvenimenti, abbiamo dovuto rassegnarci alla dura realtà. Non è la Cina il nostro pericolo maggiore né la Russia di Putin.

La più grande minaccia viene dall’interno di casa nostra. Combattenti nazionali andati nelle zone di guerra (sia italiani di nascita che italiani di adozione), che devono ritornare verso casa. Poi ci sono populismi e nazionalismi, che minacciano di distruggere un “modello di società aperto e tollerante”.

La proposta della Commissione Europea è intanto quella di mettere fine all’assenza di cooperazione e alla frammentazione dell’industria di difesa europea. Propone un fondo per gli acquisti in comune di alcuni materiali militari, compresi quelli relativi alla cybersicurezza. Raggruppando gli sforzi, si potrebbe riuscire ad evitare la lievitazione dei costi, come diretta conseguenza degli attuali punti deboli, e si parla anche di risparmi nell’ordine di miliardi di euro.

Se in Europa siamo giunti alla conclusione che “riformare” sia la strada giusta, che cosa aspettiamo per dimostrarlo anche noi il 4 Dicembre?

Non rischiamo – dopo aver aspettato per così tanto tempo come per la Difesa Europea – di non fare riforme che – oggi – possiamo affrontare ancora a costi accettabili per essere invece poi costretti, nel futuro, a sostenere costi non solo più elevati ma anche amari, come sta succedendo per la difesa europea la cui bocciatura, nel 1954, ha portato in parte agli attentati e alle vittime dei giorni nostri.

Prendiamo coraggio e decidiamo guardando avanti e non indietro. Il “Sì” ci deve ricordare che è mettendo insieme le cose, lottando “per” qualcosa, che si avanti e non “disperdendo” gli sforzi e lottando “contro” qualcosa e qualcuno, come l’esperienza del bicameralismo perfetto ci ha dimostrato fino ad oggi.

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