Il lungo silenzio su questo sito, dopo lo scoppio della pandemia Covid-19 e successivo “lockdown”, non significa che il mio interesse, il mio impegno per le Marche e relativo futuro imprenditoriale siano calati o venuti meno. Anzi, è proprio il contrario.
Il lungo silenzio si è osservato anche per rispetto e per ricordare le numerose vittime marchigiane provocate dalla pandemia e gli insostituibili 173 medici italiani (dato del luglio 2020) che ci hanno lasciati nell’esercizio del loro giuramento fatto per aiutare il prossimo.
Infine, il lungo silenzio è servito per pensare, riordinare le idee, analizzare i nuovi elementi della strategia imposti da un mondo completamente nuovo. Solo così saremo in grado di prepararci nel modo giusto e di definire correttamente come dobbiamo affrontarlo.

Nel frattempo, abbiamo fatto una migrazione digitale del lavoro, che ha visto numerose iniziative online, tutt’ora disponibili in rete visto che molte sono state anche registrate.

Posso citare la Giornata mondiale dell’Ambiente (5 giugno), la Giornata mondiale delle PMI (27 giugno), anche promosse dal “Centro Informazioni Regionale delle Nazioni Unite”, così come la partecipazione all’evento finale del progetto Aula Emprende organizzato dall’Università Politecnica delle Marche a.a. 2019/2020.

Il mondo completamente nuovo del post Covid-19 vede martedí 21 luglio 2020 come data molto importante. Dopo cinque lunghi giorni, l’accordo sul “Recovery Fund” è stato raggiunto a Bruxelles. L’equilibrio finale del Recovery è dunque di 390 miliardi di sovvenzioni da non rimborsare e 360 miliardi di prestiti. Questo piano straordinario punta ad aiutare i paesi più colpiti dalla pandemia per evitare il tracollo finanziario. Dei 750 miliardi di fondi europei, l’Italia porta a casa 209 miliardi di euro, diventando così il primo beneficiario del Fondo.

Che cosa ci deve fare pensare tutto questo?

Che l’Europa è stata la nostra salvezza nel passato, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, portandoci sulla strada della pace e della prosperità. Che l’Europa è il nostro presente, non solo perché è la prima destinazione dell’export delle Marche. Che l’Europa è il nostro futuro, perché con questo fondo ci fornisce la possibilità di stare a galla dopo una crisi micidiale, ma anche e soprattutto perché questo slancio di solidarietà permette di prepararci a spingere il nostro Made in Italy domani, quando ripartiremo.

Infine, non dimentichiamo che questa Europa ci permette di rimanere “grandi” in un mondo che la crisi ci ha fatto scoprire essere più grande e più popolato di quanto pensavamo. In questo nuovo mondo che dobbiamo imparare a conoscere meglio – soprattutto nella sua componente asiatica – molti attori non hanno smesso di affrontare sfide come la creazione rapida di un vaccino, oppure la conquista dello spazio, compiti che saremo difficilmente in grado di svolgere da soli.

È anche arrivato l’ora improcrastinabile del partenariato pubblico-privato, il momento di rilevare la sfida, facendo vedere i “sorci verdi” a chi pensa che le Marche non siano in grado di diventare altrettanto “frugali” o capaci di tornare ad essere “una regione piccola ed efficiente” capace di scatenare un rinascimento industriale tale da riportarci sulla strada dello “sviluppo senza fratture”.

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