Brexit – fenomeno per eccellenza del populismo – sembrava dover segnare il declino o addirittura la fine di un’istituzione che invece, attraverso le varie elezioni in Europa, dall’Olanda alla Spagna, dalla Francia alle amministrative In Italia, gli elettori si sono rifiutati di sanzionare. Questo, tuttavia, non significa che l’Europa non debba cambiare.
In particolare, le Marche hanno il dovere di stare dietro all’Europa, perché devono spingerla in avanti. Anche perché, alla resa dei conti, è proprio l’Europa stessa che è un traino per la nostra regione.
Le Marche hanno il dovere di stare accanto all’Europa nei momenti difficili, non solo ricordando la politica agricola comune della quale beneficiano i suoi agricoltori. Ma ci sono anche i capannoni costruiti con i fondi strutturali, la realizzazione dei marchi/Brand, la digitalizzazione delle imprese e l’accesso ad Internet, tutti esempi finanziati dall’Europa.
Non dimentichiamo il mercato europeo senza dazi, frontiere e lungaggini amministrative che ha fatto sopravvivere e continua a trainare tuttora imprese e posti di lavoro marchigiani, in questi quasi dieci anni di crisi economica.
Le Marche hanno l’obbligo di stare davanti all’Europa per indicare la strada alle altre regioni italiane meno fortunate di noi, prive di questa nostra capacità industriale, manifatturiera ed artigianale che ci fornisce un chiaro vantaggio competitivo in ambito nazionale ed europeo.
Ma l’Europa non è solo economia. L’Europa è anche Storia, capacità di ricucire strappi come ce lo ha ricordato improvvisamente la recente scomparsa a 87 anni dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl.
Per la prima volta saranno concessi funerali europei ad un’autorità politica nazionale. Questo gigante tedesco è stato il cancelliere della riunificazione insieme all’ex ministro degli affari esteri Hans-Dietrich Genscher scomparso il 31 marzo 2016.
Il cancelliere della riunificazione tedesca, della moneta unica insieme al francese François Mitterrand, ma anche cancelliere dell’allargamento e del patto atlantico. Attuale detentore del record come cancelliere della Germania, questo europeo convinto ha partecipato a molte tappe che hanno forgiato l’Europa conosciuta oggi. Questo omaggio non ci deve far dimenticare il contributo di attori più giovani come l’attuale segretario del PD per la straordinaria vittoria alle elezioni europee nel 2014. Non dobbiamo dimenticare l’attuale primo ministro dell’Olanda, Paese che per primo è andato alle elezioni, le più delicate, dopo Brexit, oppure il risultato del giovane presidente francese, non ancora quarantenne, che ha avuto il coraggio di affrontare i populisti e di dichiararsi chiaramente pro-europeo.
Purtroppo, le questioni legate alla sicurezza a causa del terrorismo internazionale hanno esposto – soprattutto in Francia – una parte importante dell’opinione pubblica europea alle sirene dei populisti e dei “sovranisti”, i quali avrebbero voluto cavalcare l’odio e la paura nei confronti dei diversi, la richiesta di chiudere le frontiere, come mezzo per raggiungere i loro obiettivi politici di chiusura su se stessi in un mondo globale, nel quale nessun paese europeo da solo può più contare qualcosa.
I lutti e le elezioni ci ricordano puntualmente che l’Europa non è soltanto economia agricola nella quale investiamo gran parte delle nostre risorse, che non è soltanto scambi economici di merci e di flussi di una moneta unica.
Il cancelliere tedesco scomparso ci ricorda che quando parliamo di Europa, si tratta anche di libertà, di far cadere regimi autoritari che esistevano anche sul nostro territorio. Si, in Europa. Ci ricorda che Europa è anche far cadere muri e allargare, integrare fratelli e sorelle separati da 45 anni, unire vecchi nemici o avversari in un’organizzazione nella quale i divari si possono solo colmare con meccanismi di solidarietà finanziaria e sociale.
Il giovane presidente francese, invece, ci ricorda che Europa significa anche mettere insieme mezzi economici, informazioni, sforzi e decisioni politiche per poter affrontare un mondo divenuto estremamente pericoloso. Terrorismo, protezione delle vie di accesso degli scambi mondiali, protezione dei cittadini europei nel mondo sono attività che hanno un costo, il primo dei quali è questa voglia di condividere un destino comune che finisce per chiederci di mettere insieme quante più competenze possibili per non agire soli in un mondo che – ancora – considera l’Europa come l’esperienza di modello di governo più difficile ma la più riuscita, mai tentata fino ad ora.