Solo chi ha gli occhi e non sa vedere può affermare che in Europa non sia cambiato niente e che tutto sia peggiorato. Non lo dobbiamo certamente ad un evento piacevole.
Purtroppo, è stata la pandemia del Covid-19 – arrivata nel mezzo delle battute finali della Brexit che si dovrebbe concludere a dicembre 2020 – a provocare lo slancio di solidarietà che sta per spingere l’Europa in un’altra dimensione. Circa 600.000 europei in giro per il mondo sono stati rimpatriati durante la pandemia e molti malati hanno varcato le frontiere per essere assistiti al meglio.
Una mobilitazione così non era mai successa prima in Europa. Gli Stati membri hanno accettato che la Commissione Europea potesse procedere ad una raccolta di fondi sul mercato internazionale, destinati – per adesso – al finanziamento di una “resistenza economica” necessaria a salvarli e – per il post pandemia – per una “ricostruzione economica“. Il tutto garantito dagli Stati membri.
Ovviamente, la missione di salvataggio, il recupero e lo sviluppo economico che dobbiamo implementare sono tutte missioni ardue e dureranno per lungo tempo ancora.
La volontà di voler costruire l’Unione Europea della Sanità non deve far dimenticare che le grandi sfide rimangono. Migrazioni, disuguaglianze, povertà e disoccupazione non sono sparite dall’oggi al domani. Con la nuova Amministrazione Biden-Harris, che si dovrebbe insediare a gennaio 2021 negli Stati Uniti, si spera di tornare a dialogare sul “Green Deal”.
La strada della ripartenza passa per la “promozione della protezione, della stabilità e delle opportunità” (come dichiarato a Bruxelles dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione il 16 settembre 2020 al Parlamento Europeo).
Tutto questo dimostra che il continente si è ricompattato di fronte alla pandemia. Di conseguenza, abbiamo una grandissima occasione per poter promuovere opportunità di cambiamento, che devono continuare ad avere il salvataggio di vite umane come obiettivo principale e puntare sulle innovazioni per ripartire il più velocemente possibile. Rimettere in piedi tutte le scorte legate al settore sanitario e gestire la loro distribuzione richiede una collaborazione e un dialogo ancora più approfonditi tra settori pubblico/privato.
Nel frattempo bisogna continuare la nostra strada nel XXI secolo, ricordandoci e riconoscendo finalmente che l’Unione Economica Monetaria ha reso possibile questa rapida reazione. Dobbiamo puntare a renderla sempre più forte e solida.
Gli scettici dell’Europa danno una tregua in questo momento e non dobbiamo dimenticare di utilizzare questa occasione per cambiare quello che non funziona. Come lo fece l’Europa del 1957, le Marche devono ripartire con l’obiettivo della Pace e con quello di rilanciare una nuova prosperità rispettosa dell’ambiente, che faccia la scelta di un’economia circolare, la scelta della scienza quale agente trasversale ai 17 Obiettivi ONU di Agenda 2030 – oggi 10 novembre giornata mondiale della scienza per la pace e lo sviluppo – così come tutte le altre scelte in grado di permetterci di lasciare un mondo migliore alle future generazioni.