Dopo Valeria Solesin, rimasta uccisa negli attentati di Parigi, Patrizia Rizzo negli attentati di Bruxelles, l´Italia piange un´altra nostra figlia – Fabrizia Di Lorenzo – vittima della follia di singoli che pretendono di agire in nome di Dio. E questa volta è Berlino, capitale di una Germania che rappresenta la prima economia dell´Unione Europea e tra le prime al mondo. In tutte queste realtà colpite da attentati al di fuori dei nostri confini (Germania, Francia, Belgio con la capitale dell’UE), abbiamo potuto constatare con dolore, che condividiamo con i parenti delle vittime, che anche l´Italia ha dovuto pagare un pesante tributo.
Questo è l´ennesimo indicatore che la minaccia non riguarda solo tutti i tre paesi, è compresa l´Italia. Ma è anche il chiaro indicatore che i destini di tutti i rimangono strettamente legati, come dimostra il blocco in Italia dell’attentatore di Berlino. A chi critica l’Europa, questo dovrebbe essere una lezione, non è rimettendo le frontiere che si potrà trovare la soluzione a questo problema.
A livello internazionale regna lo stato di tensione e di disordine. Lo si deduce anche dalla prosecuzione di combattimenti in conflitti ad alta intensità, contro il cosiddetto “Stato Islamico” in Medio Oriente, e quelli a bassa intensità altrove nel mondo. In più, si è aggiunto il brutale assassinio a sangue freddo dell´ambasciatore russo in Turchia Andrey Karlov da parte di un giovane poliziotto turco di ventidue anni.
L´Italia non vuole e non deve rinunciare ai suoi valori che ci impongono – anche dalla Costituzione – di proteggere chi non riesce a godere di diritti politici e civili nel proprio paese, di essere solidale e di aiutare chi soffre fame, violenza, specialmente se si tratta di donne e di bambini.
Tuttavia, non bisogna dimenticare che sono stati i paesi europei della fascia mediterranea quelli ad essersi trovati per primi con il dovere di accogliere i migranti, che hanno visto per primi le loro forze dell´ordine e le loro organizzazioni sanitarie coinvolte in una tragedia epica. Sono questi i paesi che hanno visto un cimitero nascere proprio di fronte alle loro coste, nel mare mediterraneo.
Alla luce dei tragici avvenimenti che continuano a colpirci, come singoli dobbiamo chiamare in causa le nostre coscienze e come gruppi organizzati, in qualsiasi forma, ci dobbiamo guardare dritti negli occhi e ragionare sul modo nel quale dobbiamo agire e reagire, sul “come” lo dobbiamo fare.
Primo. Dopo l´ennesimo attacco indiscriminato su popolazioni civili, il primo compito che spetta al nostro paese, ai nostri alleati dell´UE e della NATO era, è e deve rimanere quello di proteggere la propria popolazione, con tutti i mezzi a nostra disposizione, nel rispetto della legalità. Se bisogna cambiare le leggi, bisogna farlo con saggezza e con attenzione. Questo lo dobbiamo fare senza cercare scuse né scorciatoie, senza lasciare spazio a pretesti assurdi. Come quelli di Stati che non si vogliono riprendere indietro persone, con la loro cittadinanza, che hanno commesso reati provocando vittime al di fuori delle loro frontiere.
Secondo. La disponibilità di risorse finanziarie, di forze dell´ordine formate e motivate e di tecnologie avanzate non sono elementi che basteranno a cancellare la minaccia. Questi sono punti di forza solo se sono messi insieme da parte dei paesi minacciati. Pertanto, laddove non esistono, devono essere messi in campo nuovi concetti come – oppure rafforzare – la collaborazione interforze all´interno dei singoli paesi da una parte e tra le forze di polizia, di sicurezza e di intelligence dei paesi a livello europeo.
Terzo. Bisogna far finalmente decollare, investire nello sviluppo economico dei paesi poveri e sostenere quello della fascia mediterranea, per togliere ogni alibi ai paesi, ai cittadini o agli attivisti di tutti i bordi, che utilizzano la crisi economica nei paesi di origine come “giustificazione” per la violenza o per le migrazioni di massa.
Quarto. Bisogna lottare per riportare lo sviluppo economico sul continente europeo, specialmente nei paesi della fascia mediterranea come l´Italia, la Grecia, la Spagna. Questi paesi hanno il doppio problema di versare in condizioni di conti pubblici in estrema difficoltà. Allo stesso tempo hanno economie e il settore privato in profonda crisi, pur dovendo “difendere i valori dell´accoglienza e della misericordia” e quelli della democrazia.
Di questi quattro elementi urgenti sui quali bisogna lavorare, non esiste una sola priorità. La minaccia e i rischi legati alla sicurezza e alla crisi economica sono talmente alti e urgenti che bisogna agire velocemente e su tutti i fronti. Contemporaneamente.
Il PD Marche lo deve fare cominciando dal proprio territorio, tenendo conto che per il nostro futuro è meglio essere in e con l´Europa piuttosto che fuori. Dobbiamo essere coscienti che l´Europa significa maggiori possibilità per la nostra economia e sapere che rappresenta una certezza per l´elemento del quale abbiamo al momento più bisogno per ripartire su tutti i fronti: la nostra sicurezza presente e futura.