Poco più di un anno fa, il grande pericolo per l’Europa sembrava arrivare solo dalla minaccia della Gran Bretagna di uscire dall’Unione. Purtroppo il Governo del Primo Ministro David Cameron ha posto infatti l’Europa come questione interna al suo partito e gettare tutta l’Europa in pasto ad un referendum – quello britannico – senza prendere in considerazione la soluzione negoziata significa correre il rischio di mettere in discussione l’Unione stessa.
Nel frattempo, sono sorte altre grane non meno importanti.
La questione del terrorismo internazionale continua a far parte delle nostre paure e priorità nel pieno svolgimento del Giubileo a Roma così come per altre manifestazioni culturali di valenza nazionale. Non dimentichiamoci che sono previsti i campionati europei di calcio nel Giugno 2016 in Francia, Paese che ha dato un pesante tributo di vittime a questa follia umana priva di qualsiasi scrupolo. La risposta da parte dei Paesi occidentali e della Russia è in atto. Bisogna seguire i fatti con attenzione.
La crisi migratoria, inizialmente lasciata in mano ai Paesi del Mediterraneo, è stata finalmente presa in carico anche dai Paesi nordici, Germania compresa. Ma, all’orizzonte, non si vede nessuna soluzione comunitaria e basata sulla solidarietà.
È in tale clima che, proprio in questi giorni, alcuni dei Paesi membri stanno ancora una volta facendo un cambio tattico procedendo alla reintroduzione dei controlli alle frontiere, alla fissazione unilaterale di quote di ingresso, ai respingimenti di profughi provenienti da altri Paesi membri, all’introduzione di un numero chiuso alle richieste di asilo e all’opzione delle espulsioni di massa. Come conseguenza diretta, il Trattato di Schengen scricchiola. E questo potrebbe essere un colpo fatale.
Poi c’è la questione della crisi economica. Sempre la stessa.
A livello mondiale, il prezzo del petrolio continua a crollare ed anche le borse sono in difficoltà. La Cina sta cercando di governare un processo di conversione della propria economia, tentando di riuscire nel passaggioda un sistema basato su investimenti ed esportazioni ad uno concentrato su un maggior consumo interno e servizi. Questa transizione non dovrebbe lasciare indifferenti le imprese marchigiane: per alcune è strategico inserirsi da subito in questo processo, per altre occorre prepararsi alle conseguenze sui loro prodotti e servizi già esistenti. Esistono quindi delle opportunità che vanno analizzate con cura ed attenzione.
A livello dell’UE si intravede un leggero miglioramento. Ma il forte impulso allo sviluppo atteso non c’è ancora stato. Il Piano Draghi di immissione di liquidità ha funzionato anche se viene accusato di provocare le difficoltà attuali. Il Piano Juncker di investimenti si fa attendere e molti Paesi – tra cui l’Italia – chiedono di ricorrere alla flessibilità per aggiungere un effetto moltiplicatore a tutti questi sforzi. Non dobbiamo inoltre commettere l’errore di puntare su finanziamenti a pioggia. Servono progettualità di sistema con visione di lungo periodo, avendo cura di precisarne il significato a cittadini fin dall’inizio.
Come possiamo vedere, le sfide da affrontare sono importanti e i vincoli da gestire sono numerosi. La recente nomina del nuovo Ambasciatore presso l’Unione Europea Carlo Calenda di 42 anni – al quale vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro – dimostra che l’Italia crede nell’UE.
Ma dimostra anche che bisogna iniettare nuove energie e dare un maggiore impulso ad un processo nel quale sono molto più importanti i vantaggi che gli inconvenienti.