A mente fredda, il terremoto politico iniziato il 26 gennaio 2021 con le dimissioni del Professore Avvocato Giuseppe Conte da Presidente del Consiglio – a soli 6 giorni dall’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e del nuovo corso che vuole prendere il mondo – non è da scollegare con “l’Europa” come oggetto del contendere fra le forze politiche in campo.

Non vi è dubbio su questa situazione, visto che si è trattato di una crisi non provocata da un voto di sfiducia, bensì scaturita dai contrasti – con ritiro di ministri – fra i partiti della coalizione di governo.

Mentre questa riflessione serve per gli atti storici, bisogna volgere lo sguardo verso il nuovo destino europeo del Paese e quello che deve avvenire nella vita concreta: il nostro nuovo ruolo in Europa non permette più – a chi siede sui banchi del Governo – tentennamenti, ritardi nel consegnare piani nè dubbi e perplessità sull’Europa stessa.

Nel dicembre 2020, Il Consiglio europeo aveva raggiunto l’accordo sulle regole del bilancio europeo dei prossimi sette anni e sul Next Generation EU, superando l’ostruzionismo e la minaccia di ricorrere al potere di veto da parte di Ungheria e Polonia.

Ciò dimostra che in Europa restano molti problemi politici da affrontare e non sarà sempre facile. Ma questo traguardo importante apriva la strada a risorse come i 750 miliardi di euro (di investimenti) per rilanciare l’economia europea.

Non era una cosa banale. Perché si stava e si sta ancora oggi parlando del futuro delle nostre società in termini di: ripresa post pandemia, transizione ecologica, transizione digitale.

Il nostro nuovo ruolo in Europa ci trova con alcune palle al piede che ci trasciniamo da molto tempo.

Dobbiamo affrontare le questioni di: produttività, competitività, crescita economica (non soltanto legata al PIL), creazione dell’occupazione e nuove imprenditorialità (incluse le start up), innovazione e STEM.

Con l’aggiunta della pandemia da gestire, tutte queste sfide vanno affrontate immediatamente per evitare il collasso di un paese incapace di gestire una posizione di leadership europea ed economica mondiale.

Inoltre tra discussioni pre-crisi, cominciate già nel dicembre 2020, e l’avvio progressivo delle attività del nuovo Governo di Mario Draghi – che ha prestato giuramento al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 13 febbraio 2021 – l’opinione pubblica potrebbe non percepire da subito cosa sia realmente cambiato.

Le Marche devono decidere. Quale visione del futuro dobbiamo abbracciare? A quali spese produttive bisogna dare priorità? Abbiamo bisogno di nuove strutture per gestire queste sfide e risorse?

La strada è ancora lunga.

Sono stati commessi errori nelle trattative per la fornitura dei vaccini. Il Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria ha visto la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, assumersi la totale responsabilità degli errori commessi.

Il discorso programmatico di Mario Draghi – governo europeista ed atlantista – ha parlato chiaramente di voler rafforzare la sanità pubblica nazionale e territoriale.

La questione sanitaria in Italia è una doppia sfida e forse anche un paradosso. Secondo il Profilo della Sanità 2019 dell’Italia pubblicato dall’Ocse e dalla Commissione Europea nel 2020 abbiamo: un numero di medici superiore alla media UE (4 rispetto al 3,6 per mille abitanti nel 2017), ma con un’età media di 55 anni; un numero di infermieri notevolmente inferiore alla media UE (5,8 infermieri per 1.000 abitanti contro gli 8,5 dell’UE).

Con questo quadro di dati Eurostat 2016 (Italia con 557 infermieri ogni 100 mila abitanti contro i più di 1000 infermieri ogni 100 mila per Germania, Francia e Regno Unito), dobbiamo trovare soluzioni molto rapidamente. Ecco perché l’Europa era, è e deve restare importante per l’Italia. Anche per sostenere la sanità, che diventa priorità strategica in una nazione che si avvicina al 25% della popolazione sopra i 65 anni.

I 209 miliardi di Euro da gestire provenienti dal Next Generation EU (Fonte Parlamento Europeo Ufficio in Italia) devono vedere le Marche come protagoniste di un impegno e di una ripresa economica straordinari (con l’euro al centro di questo miracolo) per lasciare alle nuove generazioni una regione ed un paese fiduciosi di un futuro radioso e da protagonisti nell’Unione Europea.

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