Anche se di importanza strategica primaria – perché ha permesso di indicare in passato la via delle riforme costituzionali, della Pubblica Amministrazione, la questione fiscale e altre attività come il “Jobs Act” – questa volta l’Assemblea Nazionale del PD di Luglio 2016 non servirà soltanto a dettare l’agenda dei mesi successivi.

Come ribadito in maniera chiara dal Segretario del Partito Matteo Renzi, uno dei motivi principali è l’attuale situazione dell’Europa che non ammette né ritardi né tentennamenti nell’affrontare le vecchie e nuove sfide che si presentano, nonché la necessità di dare risposte, tanto attese sia dai cittadini italiani che dalle popolazioni dei nostri partner europei.

Quattro i punti trattati nella Relazione del Segretario e tutti riconducibili alla riflessione: “Quale Europa nel mondo che cambia”.

Primo. Mentre alcuni Paesi – specialmente nell’area di grande interesse che rappresenta la Macroregione adriatico ionica per le Marche – fremono e continuano a fare i loro compiti a casa per entrare nell’Unione Europea, un Paese ne esce con un voto referendario sul quale la Storia avrà un lungo da fare per spiegare le cause e vivere le conseguenze.

L’ora è grave. E per tirarci su un po’, possiamo solo affermare che “l’unica fortuna” è che non si tratta di un Paese fondatore quello che ha deciso di andarsene.

Secondo. Il cambio al vertice, con le elezioni a Novembre 2016, della Presidenza degli Stati Uniti – prima potenza militare e primo mercato al mondo – e l’insediamento ufficiale del nuovo Capo dello Stato Federale, che si svolge tradizionalmente a Gennaio dell’anno successivo, sono imminenti.

Ricordiamo che il 2017 corrisponde anche con l’anno delle elezioni sia in Francia che in Germania, due Paesi che, dopo la Brexit, rappresentano due pilastri ancora più importanti dell’Unione Europea.

Terzo. Il golpe militare fallito in uno dei Paesi nostri alleati e strategicamente essenziali all’azione della NATO – nel dispositivo di difesa dell’alleanza e di tutti gli attuali interventi militari presenti e futuri nel Medio Oriente e nella lotta contro lo Stato Islamico – è stato un evento traumatico.

Ricordiamo inoltre che la Turchia è una nazione dove sono in corso le trattative per il suo ingresso nell’Unione Europea. Altro campo di cooperazione è il contenimento dei migranti sul territorio della Turchia che contribuisce a ridurre l’impatto della questione dei migranti sull’Europa. Tuttavia, bisogna affermare con forza che queste trattative di ingresso – che costituiscono già ad oggi un motivo di profonda critica e di divisioni in alcune popolazioni e partiti dell’UE – sono messe a rischio e potrebbero essere sospese a causa della maniera violenta ed indiscriminata con le quali il governo turco sta reagendo in maniera repressiva contro persone singole, contro alcuni apparati dello Stato come la magistratura e anche verso istituzioni come le Università, ambiti verso i quali ogni sistema democratico che si rispetti dovrebbe astenersi dal sovvertirne l’ordine e l’indipendenza. Non parliamo dei giornalisti che sono parte fondamentale del meccanismo della libertà di espressione che non deve mai scomparire in una democrazia che si rispetti.

Quarto. Il terrorismo sta prendendo una piega che rende i nostri Paesi insicuri come la maggior parte di quelli nei quali lo Stato islamico si sta accanendo contro membri della religione musulmana. Mentre da noi il fenomeno di matrice religiosa non va sottovalutato, bisogna dire che esiste una particolarità legata agli attentatori che dimostrano di aver problemi personali particolari o legati ad un loro rifiuto/mancata integrazione nelle società nelle quali vivono. Nel Continente americano singoli cittadini si mettono dalla parte del male usando il torto subito da alcune persone di colore uccidendo a sangue freddo membri delle forze dell’ordine.

Come già detto più volte, le sfide nazionali da affrontare e il posizionamento europeo ed internazionale dell’Italia saranno sollecitati sia per dettare indirizzi strategici per il futuro sia per trovare soluzioni ai numerosi problemi che affliggono le nostre società.

Questo è un periodo di immenso dolore, di pianti e di lutti. In onore dei morti e dei feriti, dobbiamo trasformare questi eventi in una occasione storica nella quale tutto questo può – anzi deve – avvenire con la leadership dell’intero Partito Democratico, insieme alla grande famiglia politica europea.

Come ha sottolineato il Segretario del PD dicendo che ci siamo distinti per le riforme, per la manovra fiscale, a quasi 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, adesso tocca alla politica decidere quale Europa vogliamo per il futuro.

La Brexit ha sancito la vittoria dell’idea secondo la quale l’Europa è un problema e non una soluzione o un’opportunità. Questo principio è di una estrema gravità perché innanzitutto non corrisponde alla verità.

Questa aspra critica nei confronti dell’Europa fa dimenticare che i fondi europei non vengono adeguatamente utilizzati, ma periodicamente rimandati indietro perché mancano, sia da noi che altrove in Europa, le capacità di presentare progetti. Ci si dimentica che le start up nostrane non si integrano abbastanza nei circuiti europei ed internazionali, che secondo l’esperto estone Mikk Vainik nell’era della globalizzazione solo il 2% delle imprese europee si sono adeguate alla rivoluzione digitale. Ci dimentichiamo che le nostre imprenditrici femminili hanno molte opportunità che possono sfruttare per fare rete con altre imprenditrici europee o usufruire di “mentoring” e di aiuti concreti per conquistare mercati esteri. Ci si dimentica che in Europa i dati raccolti dai satelliti sono accessibili gratuitamente – previa semplice registrazione – a tutti i cittadini e per chiunque volesse intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale o di ricerca con questi dati. Ci si dimentica che – come ribadito dalla signora Gunilla Almgren allora Presidente della UEAPME (Associazione europea per le Piccole e Medie Imprese in Europa) durante un convegno in Francia nel Novembre 2015 – su 20 milioni di imprese il 99.8% è costituito da PMI e il 50% sono costituite da meno di un dipendente.

Abbiamo raccontato e continuiamo a raccontare molto male l’Europa ai suoi cittadini. Per esempio, non diciamo abbastanza che le Marche esportano mediamente per 12 miliardi di Euro in giro per il mondo negli ultimi anni e che hanno importato per circa 8 miliardi di Euro realizzando ogni anno un avanzo medio di circa 4 miliardi di Euro. Non solo. Negli ultimi tre anni, questo export delle Marche è stato realizzato mediamente per circa il 60% nell’Europa dei 28 (58.4% nel 2013, 61.4% nel 2014 e 61.8% nel 2015) e, se allarghiamo all’Europa tutta, questa cifra media sale al 73% (73.4% nel 2013, 74.4% nel 2014 e 73.3% nel 2015). Come possiamo pensare di uscire dall’Europa solo guardando alla nostra percentuale di Export?

L’Europa deve cambiare? Lo deve fare comunque, lo deve fare indipendentemente dalla Brexit. Anzi, forse abbiamo perso tempo nel negoziare con il Governo di Cameron per salvare “un ideale” invece di concentrarci, più di quanto stiamo facendo adesso, sul cambio di paradigma economico.

E’ ora di accelerare sui risultati raggiunti. Cogliamo l’occasione per ringraziare ancora gli elettori delle Marche che hanno dato fiducia al Partito Democratico nelle ultime elezioni europee – ottenendo uno dei più alti risultati a livello nazionale ed europeo – perché senza di loro oggi il Governo e l’Italia in particolare non avrebbero mai avuto i numeri e la forza politica a livello europeo per vincere l’uscita dal paradigma dell’austerity.

In Europa bisogna salvare il manifatturiero e svilupparlo in un contesto di trasformazione dei modelli digitali in vista di un mantenimento e un aumento dell’occupazione, monitorare un mercato energetico che è ritornato a favorire la stabilizzazione dei costi di produzione. In Europa dovremmo conoscere meglio ed ascoltare i “perdenti della globalizzazione” per puntare alla necessità di guardare al “mondo come al nostro mercato.”

Brexit non ci deve far pensare solo alle incognite del futuro e forzarci continuamente a prestare le nostre orecchie alle sirene della paura. Il terrorismo nel mondo non deve metterci nella condizione di abituarci al terrore e di dover cambiare le nostre abitudini e gli stili i vita.

Oggi deve essere l’ora della riscossa. Deve essere il momento nel quale suona la leadership dell’Italia nel disegnare l’Europa del futuro in collaborazione con tutti e con il concorso attivo del PD Marche che deve alzarsi per dire la sua in questo mondo che continua a correre e nel quale dobbiamo tutelare i nostri figli, i nostri anziani, le nostre imprese sulla base di valori che devono avere la solidarietà e il lavoro come basi assolute imprescindibili.

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