Il mondo nel quale viviamo oggi ci presenta sfide che possiamo dividere in quattro categorie principali, non esaustive, riconducibili ai seguenti livelli. Il primo è il livello internazionale. Il secondo è quello europeo, del quale oggi festeggiamo la ricorrenza dei sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma. Il terzo è il livello nazionale di Italia/Paese, nel quale le quattro forze politiche – presentatesi alle elezioni nel 2013 e nel frattempo ormai divise in circa 28 gruppi – si stanno dibattendo in una lotta senza quartieri per riformare un paese che fatica a volerlo fare fino in fondo. Infine, il quarto livello, quello regionale. Per le Marche – come già anticipato – ci dobbiamo rassegnare a prendere in considerazione una «eccezione marchigiana» rispetto al resto del paese.
Livello internazionale
Le sfide che affrontiamo a livello internazionale le abbiamo in comune con una moltitudine di altre nazioni, specialmente nell´Occidente. Tra queste possiamo citare fenomeni come la recrudescenza degli estremismi di stampo religioso, il terrorismo internazionale, le straordinarie opportunità nate dalla trasformazione dei modelli economici che hanno prodotto o moltiplicato in maniera esponenziale fenomeni come i social network, i droni da utilizzare in molteplici campi e attività e non solo. Hanno anche e soprattutto generato il fenomeno delle start up.
Poi, esistono anche tensioni politiche ovunque nel mondo, soprattutto nei sistemi politici dei paesi cosiddetti avanzati, che derivano da migrazioni incontrollate, cambiamento climatico non accettato e/o riconosciuto da tutti i paesi, da dialettica sul superamento delle divisioni Destra/Sinistra, ma anche dalla profonda crisi della democrazia rappresentativa. Quest´ultima ha dato forza al fenomeno cosiddetto del «populismo» che si è insediato perfino in quello che viene considerato il baluardo della difesa dell´Occidente, cioè alla Casa Bianca.
Considerando la più grande minaccia, che è il terrorismo internazionale, quello che ci colpisce particolarmente – soprattutto da un punto di vista psicologico – è un fatto strano che succede ogni volta che sentiamo di un attentato, ovunque nel mondo, ma in particolare sul suolo europeo.
Ebbene, quasi sempre abbiamo dovuto piangere e soffrire anche per connazionali, italiani tra le vittime o tra i feriti, nonostante il fatto di sangue si sia svolto fuori dal nostro territorio, come nel museo a Tunisi, in ristoranti a Parigi, nella metropolitana di Bruxelles, sul lungomare di Nizza, a Dacca, e adesso anche davanti al Parlamento di Londra. Non dimentichiamo neppure i molteplici rapimenti fatti da gente senza scrupoli. E questo ci dovrebbe far pensare quanto i nostri cittadini girino – anche loro – per il mondo, sia per turismo, oppure alla ricerca di un lavoro o di una vita migliore. Questo ci dovrebbe far capire quanto i nostri destini – come essere umani – siano decisamente legati.
Livello europeo
Se la Brexit è ormai un evento al quale manca solo una richiesta ufficiale, come previsto dall´Art. 50 dei Trattati, i risultati delle elezioni in Olanda hanno «salvato», o meglio hanno dato un pò di respiro alla crisi europea. L´Europa va riformata, migliorata. Le nostre forze dell´ordine devono collaborare per aumentare la nostra sicurezza ed evitare che un terrorista belga, che ha appena commesso una strage a Parigi, venga rilasciato dopo un controllo automobilistico in Francia perché la polizia belga non lo ha segnalato ai colleghi. E gli altri paesi devono imparare ad ascoltare l´Italia – forse anche avere la modestia di imparare da noi – perché il nostro paese ha esperienza nella gestione nel terrorismo.
Dobbiamo anche cominciare a non far vedere, con lo scopo di fare audience, i volti dei cattivi, ma soprattutto per non fare pubblicità, per non creare situazioni di « emulazione del male », visto che adesso azioni terroristiche si contano più spesso sulle azioni di singoli, cosiddetti «dormienti» o terroristi «improvvisati».
Ma qualcosa si muove. Le collaborazioni aumentano, la pubblicità gratuita dei media agli assassini diminuisce sempre più. Lo spirito europeo rinasce piano piano con incontri, discussioni, forum, ovunque in Europa, spinto dal fatto che molti paesi stanno uscendo dalla crisi e che la gente ricomincia a pensare al proprio futuro.
Quest’anno ricorre anche un altro anniversario. Il programma Erasmus compie trent’ anni. Chi ha avuto la fortuna di vivere l´Europa anche così è una generazione che sta entrando nella gestione del paese. Negli anni si sono formate anche molte coppie miste tra europei.
Livello Italia/Paese
Per il terzo livello, quello di ITALIA/PAESE, il debito pubblico continua ad essere la nostra croce. La crisi economica ha colpito duro. I cittadini sono in aperto conflitto con i propri rappresentanti. Ma ci dobbiamo anche porre qualche domanda. Forse abbiamo mancato l´occasione di diminuire il numero di parlamentari di duecento unità con il referendum? Adesso stiamo litigando per diminuire o cancellare del tutto i vitalizi, invece di agire più efficacemente, riducendo il numero dei parlamentari. Questa è una questione che rimane aperta e che ha diviso il paese tra 60% di NO al cambiamento e 40% circa di SÌ al cambiamento. La scelta dei cittadini va rispettata, ma la sensazione che serpeggia è che forse abbiamo perso una grande occasione ? un appuntamento con la storia ?
La spesa sanitaria esplode ed è destinata ad aumentare visto che in Italia si fanno pochi figli e gli anziani vivono molto più a lungo rispetto ad altre parti del mondo. Il numero dei pensionati aumenta costantemente, ma soprattutto adesso anche con persone aventi qualifiche difficilmente rimpiazzabili. Stanno andando in pensione insegnanti, ma soprattutto medici. Come intendiamo finanziare queste spese sanitarie e pensionistiche? Con il debito pubblico ?
L´Industria 4.0 fa correre i brividi a chi guarda all´Italia fra pochi anni, ad un paese che aveva una popolazione impegnata prevalentemente nel settore agricolo, nei servizi e soprattutto in quello del manifatturiero industriale. Ma sarà vero che alcuni mestieri – anche dei cosidetti «colletti bianchi» potranno essere svolti dai robot? Eppure, abbiamo un paesaggio, monumenti, prodotti che possono attirare numerosi cittadini provenienti da tutte le parti del mondo.
In questa ottica dobbiamo vedere l´Europa. Dobbiamo vedere l´Europa come una possibilità di realizzare dei «progetti territoriali complessi e inglobanti» che possono aiutare i territori a risollevarsi. Molte regioni sono indietro oppure non hanno risorse adatte per la gestione di questo processo complesso : lavorare con i fondi europei. Ma è una possibilità che il nostro territorio non deve lasciarsi sfuggire. Quello che sappiamo è che questa nostra Italia, che spesso rappresenta una «croce e delizia » per molti di noi, ci pone sfide molto importanti ma anche moltissime opportunità.
Livello regionale
Infine, il quarto livello, quello regionale. Le Marche sono una regione al plurale. La senilizzazione della società marchigiana, la sovraesposizione delle sue aziende su alcuni mercati come la Russia, poche strutture di accoglienza presenti su piattaforme internet, scarsa propensione all’e-commerce, le donne che sono ormai in maggioranza negli atenei marchigianie e giovani innovativi in cerca di occupazione : queste sono tutte sfide che dobbiamo rilevare.
Non bisogna avere dubbi sulla forza e sull´enorme potenziale di questa piccolissima regione che sembra proprio «fondata sul lavoro». La crescita economica non esiste più in casa nostra ? Allora bisogna andare a cercarla, in modo che «il mondo diventi il nostro mercato» C´è chi continua ad interpretare negativamente l´aiuto e il dialogo con le imprese, la spinta a svilupparle per mantenere posti di lavoro già esistenti e crearne dei nuovi dimenticando che il 9,7% delle calzature/pelletterie italiane, il 5,7% dei mobili e il 5,6% degli apparecchi esportati dall´Italia provengono – proprio – dalle Marche. Poi ci lamentiamo della disoccupazione perché le imprese non riescono ad andare all´estero?
Perché allora dobbiamo parlare di «ECCEZIONE MARCHIGIANA» ?
Perché la popolazione invecchia rapidamente e il numero delle/dei pensionati aumenta e, di conseguenza, dobbiamo pensare come assicurare un buon sistema sociale ai nostri genitori, ai nostri nonni. Perché siamo condannati a redistribuire il reddito se non vogliamo vedere il sistema di finaziare tutto con il debito pubblico e metterci in serie difficoltà. Perché il commercio estero marchigiano ha impiegato sette anni per tornare ai livelli di export pre-crisi del 2008. E purtruppo, negli ultimi due (2015 e 2016), in termini di valori assoluti, siamo tornati ad esportare per meno di 12,4 miliardi di euro all´anno, sotto al livello precedente al 2008. Ma abbiamo una bilancia commerciale positiva di 4,5 miliardi di euro. Perché a livello nazionale, su venti regioni, anche con una piccola percentuale di popolazione – rispetto a quella del nostro grande paese di oltre 60 milioni di abitanti – ci posizioniamo all’ottavo posto per ammontare di esportazioni, dietro Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia. Le Marche esportano quasi il 3% dell’intero export italiano.
Un’eccezione marchigiana perché siamo in grado di affrontare il futuro del mondo, del paese e della nostra regione per guardare ad un orizzonte più sereno, equo e di prosperità per tutti.
Una Regione al plurale, un nuovo modello, intriso di imprenditorialità, da cui ripartire per lanciarlo in Italia e nel mondo attraverso un livello imprescindibile: quello che proprio oggi, 25 marzo 2017, si festeggia simbolicamente a Roma. L’Europa.