7 maggio 2017: anche qui, per chi aveva dubbi sui profondi cambiamenti in corso nelle nostre società provocati dalla trasformazione dei modelli economici (e-trasformation) notiamo che si deve prendere atto della realtà e che, a questo concetto, bisognerà aggiungere anche la “trasformazione dei modelli politici”.
Il movimento/partito start up del neo Presidente francese Emmanuel Macron (En Marche!), che ha il merito di aver lanciato uno schema nuovo, si presenterà per la prima volta alle elezioni legislative di giugno 2017, dopo aver vinto le presidenziali.

La Francia si appresta dunque a lanciare uno schema politico completamente nuovo. Questo ci costringe a parlare inequivocabilmente di “rivoluzione” e a prepararci nell’aggiornamento dei libri di storia e di testo per le scuole.

Mentre l’Italia fa la Storia, la Francia continua a guidare le rivoluzioni. Per quanto riguarda l’Europa, con Emmanuel Macron, non ci poteva andare meglio. Mentre l’Italia ha visto nascere il Manifesto di Ventotene e la firma dei Trattati a Roma, la Francia – tradizionalmente chiusa su se stessa – ha infatti “rivoluzionato”, scegliendo il Presidente più europeista in assoluto. Al Louvre l’Inno alla Gioia suona prima della Marsigliese.

Dopo il messaggio negativo della Brexit sul futuro dell’Europa, oggi abbiamo di nuovo la possibilità di pensare ad un progetto di Unione Europea solido e condiviso con le altre grandi nazioni europee. Dopo l’Olanda, la Francia non gira le spalle all’Europa. Anzi, entrambe le elezioni l’hanno rafforzata.

Nessuno ha detto che la vita politica del neo Presidente sarà facile. Abbiamo parlato delle elezioni legislative in arrivo, ma ci sono anche altri problemi. Come il record di astensionismo e di schede bianche, che rende la Francia un paese in fase di transizione da un punto di vista politico e sociale. Ma chi ha detto, ripetiamo, che governare sia facile?

Lato nostro, invece, quale lezione dobbiamo trarre da tutta questa “rivoluzione francese del 2017”?

La prima è che il nostro mondo è completamente nuovo e che questo processo avverrà sempre più frequentemente e con intervalli di tempo sempre più brevi.

La seconda lezione è che nelle Marche avevamo visto giusto sin dalle elezioni europee del 2014, ben prima della Brexit e mentre le nostre aziende e i nostri operai erano ancora in piena crisi post 2008. La popolazione del PD marchigiano e dell’Italia intera aveva votato in maniera massiccia per l’Europa, permettendo all’Italia di indirizzare il peso del Parlamento Europeo verso il Centrosinistra. Un grandissimo risultato.

Già allora, i marchigiani e gli Italiani – nonostante le difficoltà – capivano che senza l’Europa, la nostra regione e il nostro paese avrebbero incontrato ancora più difficoltà e che da soli si finisce solo per contare poco.

La terza lezione, che dobbiamo trarre da questo cambiamento radicale, è che in tale periodo storico, nel quale la verità è una merce difficile da vendere, dove la finzione viene venduta come “fatto alternativo”, la verità è che i cittadini guardano ai contenuti.

Ed è esattamente su quelli che il PD Marche sta puntando da tempo e deve continuare a farlo, specialmente in vista delle prossime elezioni amministrative. Sono i contenuti che fanno decidere un elettore, non più indirizzato dal giornale del partito, ma che – oggi – si forma una propria opinione attraverso i social media o comunque attingendo da fonti di informazione che lui decide e seleziona a disposizione di tutti.

Poi bisognerà anche pensare a persone nuove, nuove facce che portano nuove esperienze, al servizio della regione e della nazione.

Riportare la gente nelle sezioni per informarli sulla vera situazione dei fatti, sul potenziale e i punti di forza della nostra regione, per spiegare loro – anche introducendo e applicando metodi nuovi come la ludopolitica – che se vogliamo creare più lavoro dobbiamo anche aiutare e collaborare con le imprese.

Cosa si dovrebbe rivelare essere la forza vincente del PD Marche? I contenuti e la progettualità, le “persone necessarie” che hanno voglia di fare, una società aperta ed accogliente, un vero “Inno all’Europa” credendoci davvero, e vedere il “mondo come il nostro mercato”.

Tutto questo dobbiamo fare, soprattutto se il PD Marche vuole traghettare la nostra regione definitivamente fuori dalla crisi, sostenere la creazione di posti di lavoro, vedere svilupparsi nuove imprenditorialità marchigiane e – infine – rafforzarsi un sistema produttivo in grado di preservare un equilibrio umano ed ambientale a beneficio delle attuali e future generazioni. Di tutti.

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