Il ritmo serrato con cui si susseguono gli appuntamenti europei nel primo mese del 2015 non deve far perdere di vista i risultati importanti ottenuti per l’Europa nel 2014 con il contributo decisivo del PD, che, all’interno del S&D del Parlamento Europeo (Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici), guidato per la prima volta da un italiano, On. Gianni Pittella, rappresenta il primo partito per numero di rappresentanti eletti.

Tali risultati sono:

1. Bruxelles/Piano Junker 2015 – 2017, annunciato il 26 Novembre 2014. Questo piano punta a rilanciare crescita economica ed investimenti senza produrre nuovo debito pubblico (piano da 315 miliardi di euro finali ma con capitale iniziale di 21 miliardi).

2. Strasburgo/comunicazione sulla flessibilità, avvenuta il 13 Gennaio 2015. Le nuove indicazioni della Commissione trovano applicazione immediata perché non necessitano di provvedimenti normativi e punta a tre obiettivi principali: a) considerare il ciclo economico degli Stati Membri; b) promuovere investimenti; c) incoraggiare l’attuazione delle riforme strutturali.

Questi risultati non possono prescindere da due ambiti più strettamente monetari:

3. Francoforte/Piano Draghi di Allentamento monetario (o Quantitative Easing-QE). Il programma di espansione monetaria annunciato da Draghi produce un indebolimento del tasso di cambio effettivo dell’euro (stima 11.4% Centro Studi CONFINDUSTRIA). Da marzo 2015, per rilanciare l’economia, la BCE inizierà ad acquistare titoli sulla base della quota dei vari Paesi nel suo capitale, per un valore di circa 60 miliardi di euro al mese di nuova moneta, con acquisti condotti fino a settembre 2016.

4. Mercati internazionali/Indebolimento del tasso di cambio dell’euro, già avvenuto prima dell’annuncio dell’allentamento monetario.

Una moneta svalutata come l’euro, a fronte della forte stagnazione della domanda interna, favorisce l’export delle imprese. Queste ultime, che siano imprese storiche e familiari, piccole e medie imprese, nuove imprenditorialità, start up e start un innovative, hanno il dovere di rivolgersi a tutti i mercati per intercettare gli 800 milioni di nuovi consumatori che si stanno per affacciare sul mercato del consumo di ogni tipo di beni. Mercati europei e non europei, dunque, emergenti e maturi. Tutti i mercati devono essere presidiati dalle imprese marchigiane ed evitare la sovraesposizione solo su alcuni trascurandone altri. La crisi Russia/Ucraina insegna. Invece, le imprese che vogliono diventare globali devono cercare di applicare la cosiddetta “Dottrina Andrea Guerra”:

1. Focalizzarsi nel proprio settore;

2. Considerare il mondo come il proprio mercato (rivolgersi cioè a tutti i paesi e non solo ad alcuni);

3. Affrontare con coraggio la sfida della dimensione;

4. Concentrarsi sul consumatore finale (brand e distribuzione);

5. Aprirsi alla cultura manageriale e alla finanza

Gennaio 2015, inoltre, è il mese di due fatti storici contrapposti: la Lituania che aderisce all’euro diventando il 19’ Paese dell’Eurozona e la Grecia con la vittoria di Alexis Tsipras, Primo Ministro della Grecia dal 26 gennaio 2015, che festeggia una politica anti austerità ma che sembra non voler intaccare la sua sopravvivenza. Lo stesso neo Ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha dichiarato: “l’ipotesi Grexit (uscita della Grecia dall’euro) non è sul tavolo. Evocarlo crea solo confusione sui mercati”.

Il dibattito anti euro rimane dunque vivo ed acceso.

In tale complessità, il PD Marche si rivolge ai suoi elettori ricordando che lo straordinario risultato ottenuto dal Partito Democratico alle ultime elezioni europee del 25 maggio 2014 è stato reso possibile grazie a tutti i cittadini e le cittadine della comunità marchigiana che hanno chiesto di far cambiare verso all’Europa, dunque non di eliminarla e di uscirne, ma scelto di migliorarla.

Tale risultato rende il PD Marche completamente consapevole della forte responsabilità assunta in quella occasione e per questo intende evidenziare con forza e convinzione che il cammino intrapreso in Europa dal Partito Democratico guidato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi trova conferma nei 4 risultati sopra elencati e non tradisce le aspettative degli elettori. I risultati ottenuti ad oggi, bisogna ricordarlo, sono scaturiti da dibattiti in occasione di un Semestre Europeo di Presidenza italiana contrassegnato anche dal rinnovo di tutte le cariche, con le conseguenti temporanee interruzioni che il susseguirsi di rinnovi necessariamente impongono (elezioni del Parlamento Europeo, rinnovo della Commissione Europea insediatasi il primo novembre, rinnovo Presidenza del Consiglio Europeo). Al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli Affari Europei Sandro Gozi, dunque, un particolare ringraziamento per aver esercitato la Sua funzione in un contesto politico-istituzionale in crisi, oggetto di grandi e continui cambiamenti, in una Presidenza di turno che, fermo restando l’attuale numero dei Paesi membri, potrà ripresentarsi tra 14 anni.

Il PD, pur in questa situazione complessa, ha dato l’avvio ad un cambio di passo in Europa.

Tutto questo si è svolto in una situazione di:

– contesto istituzionale non facile da gestire (rinnovo dei vertici delle stesse istituzioni) con veri e propri terremoti politici ed ascesa di euroscettici al Parlamento Europeo in alcuni Paesi

– contesto internazionale di sempre più crescente conflittualità legato, da una parte, alla crisi economica e, dall’altra, a rischi riferiti a crisi politiche internazionali, vecchie e nuove, come la recrudescenza del terrorismo, rischi dei quali si deve far carico anche l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione Europea, che trova in Federica Mogherini un’autorevole espressione di competenza e capacità.

Il risultato delle elezioni in Grecia contro l’Austerità non deve dunque oscurare quanto fin qui ottenuto, ma va visto come un elemento per arricchire un dibattito europeo che troppo spesso viene vissuto solo negativamente.

Se può anche essere vero che “quanto prestato dall’Italia è più di quanto ricevuto”, in realtà c’è la necessità da parte di ciascun Paese, specie per l’Italia che storicamente è tra i Paesi fondatori, di un cambio culturale, che deve puntare ad acquisire prima una consapevolezza ed una mentalità davvero europee, al fine di cogliere le opportunità che esistono e derivanti dal “farne parte”, perché ce ne sono: l’Italia deve investire in modo deciso nell’attività di europrogettazione, sia in termini di formazione che di informazione.

È un ambito di attività dinamico e gratificante. Un progetto:

– cofinanziato con fondi europei, nasce dalla necessità di rispondere ad un bisogno della collettività;

– comporta un confronto tra diverse professionalità che, variamente coinvolte in base all’ambito tematico progettuale, sono chiamate a dare il proprio contributo per sviluppare un’idea convincente e vincente;

– implica di avere un obiettivo nel quale cooperazione e competizione si possono e si devono integrare;

– determina la necessità di coinvolgere nuove figure, con conseguenti risultati positivi nella crescita di competenze ed anche in termini occupazionali;

– deve puntare a giocare ormai sempre più a livello europeo, internazionale e globale, specie nell’anno 2015, che oltre ad essere l’Anno Europeo dello Sviluppo, è considerato, in coincidenza di Expo, un anno particolare ed un’occasione per il Made in Italy;

Un progetto, per definizione, guarda sempre al futuro.

In conclusione, utilizzando le parole del discorso al Parlamento Europeo del Presidente Giorgio Napolitano, convinto europeista e timone della stabilità politica in occasione della Presidenza italiana del Semestre Europeo e al quale il PD Marche rivolge un sentito ringraziamento per tutto il Suo impegno istituzionale di questi anni:

“Da tutto ciò traggo la conclusione che la costruzione europea ha ormai delle fondamenta talmente profonde, che si è creata un’interconnessione e compenetrazione così radicata tra le nostre società, tra le nostre istituzioni, tra le forze sociali, i cittadini e i giovani dei nostri paesi, che nulla può farci tornare indietro. In effetti, nonostante il moltiplicarsi, in questi anni, delle previsioni catastrofiche sull’imminente crollo dell’Euro, le istituzioni dell’Unione e le più avvedute leadership politiche nazionali hanno compreso che per salvaguardare l’intero progetto europeo era essenziale difendere l’Euro. Ma è stato necessario fare i conti con gli errori compiuti, dovuti, a ben vedere, all’affievolirsi della volontà politica comune che aveva reso possibile quel balzo in avanti e che avrebbe dovuto presiedere a tutti i successivi sviluppi della integrazione europea.”

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