Un populismo cresciuto anche grazie agli errori delle classi politiche ovunque in Europa, i risultati del primo turno delle elezioni in Francia, l’aggressività del Governo della Corea del Nord, che minaccia apertamente di colpire le portaerei della prima potenza militare al mondo, lo confermano. Siamo in un mondo completamente nuovo.

La “fine della Storia” – tanto annunciata dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica – non ha avuto luogo. Le zone calde e di tensioni più o meno violente sono numerose. Guerre in Medio Oriente e zone desertiche in Africa, tensioni nel Mare della Cina meridionale tra la seconda economia al mondo e il Giappone, crisi dei migranti, ci indicano che le Relazioni Internazionali – in questo momento – sono difficili da gestire e ci ricordano che, a livello europeo, è meglio per l’Italia non essere sola.

L’ultimo evento eclatante per l’Italia è stato il referendum vinto al 51% in Turchia che porta in zone critiche – da un punto di vista dell’esercizio della democrazia – un partner commerciale e della Nato, nonché dell’Europa nella gestione della crisi dei migranti. Questo è stato seguito dall’arresto del giornalista italiano Del Grande, prontamente rilasciato.

Il quadro politico attuale non dovrebbe lasciare dubbi e perplessità. L’Europa ci serve non solo per motivi economici, ma soprattutto per motivi politici.

Molti hanno criticato l’argomento “dell’Europa che evita le guerre” come un argomento che guarda al passato e lo hanno bollato come “mezzo di ricatto” nei confronti dei cittadini.

Ma in un mondo così complesso, chi ha il coraggio di consigliare al paese e ai suoi cittadini di abbandonare un’Istituzione che ci fornisce un quadro e una forza per poter negoziare il rilascio di un nostro connazionale tenuto prigioniero ingiustamente?

L’Unione Europea è uno strumento che ha contribuito in maniera decisiva a fermare le guerre del passato tra gli europei. Questo è un fatto storico innegabile.

E adesso – proprio in un momento storico di tensioni internazionali estreme e proprio per il “bloccaggio” e la paralisi dell’ONU per via del sistema dei diritti di veto – l’UE può diventare protagonista assoluta della storia della pace e della risoluzione dei conflitti nel mondo.

L’Italia – attualmente rappresentata da Federica Mogherini in quella funzione – non deve perdere il treno della possibilità di contribuire a garantire sicurezza collettiva, pace e stabilità nel mondo.

L’Unione Europea ha l’esperienza su come si possono risolvere conflitti dopo avvenimenti estremamente dolorosi e distruttivi come due guerre mondiali. Molti paesi europei si sono ricostruiti grazie a fondi messi a disposizione dal cosiddetto “Piano Marshall” e quei paesi che non hanno avuto accesso ai fondi per la ricostruzione ne pagano le conseguenze ancora oggi.

Pertanto oltre alla politica per risolvere crisi e abbassare tensioni, l’Unione Europea dovrà pensare anche all’aiuto delle zone povere del mondo, passando dalla solidarietà alla responsabilità sociale delle imprese.

Che piaccia o meno ai cosiddetti “sovranisti”, la stretta collaborazione dei paesi a livello europeo contribuisce alla lotta contro il terrorismo internazionale, portando ovunque alla diminuzione degli attacchi e all’aumento degli arresti nei confronti di gruppi criminali.

Che piaccia o meno ai cosiddetti “europeisti”, Brexit ha colpito pesantemente e profondamente l’Unione Europea, ma è arrivato il momento di rialzarsi, soprattutto dopo i segnali positivi che arrivano dagli appoggi degli elettori che hanno “salvato l’Europa” nelle elezioni olandesi e – in maniera straordinaria – in Francia, premiando in questa fase il candidato più europeista in assoluto tra i contendenti.

Se da una parte la nostra responsabilità ci spinge a spiegare ai cittadini le ragioni per le quali l’Unione Europea è un sistema che conviene all’Italia, bisogna ribadire anche la necessità di riformarla.

Infine, esiste la possibilità – dobbiamo pretenderlo e fare in modo che ciò accada – che questa straordinaria istituzione diventi lo strumento centrale in grado di stimolare la ripresa economica, in un continente Europa che ne ha urgentemente bisogno.

L’Unione Europea come testimone della pace del passato che scende in campo per quella del futuro. Lo strumento giusto in grado di assicurare sicurezza collettiva e protezione contro fenomeni violenti che hanno raggiunto i nostri territori, quali terrorismo internazionale e criminalità, anche quella dei “colletti bianchi”.

Uno spazio di diritti, testimone della ricostruzione e dello sviluppo del passato in grado di stimolare e di indirizzare quello del futuro, nel segno di una economia sociale di mercato orientata verso un’economia di inclusione e di condivisione.

Ecco quello che abbiamo l’opportunità di chiedere e di fare dell’Europa partendo dalle Marche.

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