A.G.I.R.E.: in un anagramma l’insieme delle sfide che chi agisce per l’impresa e con l’impresa deve contemporaneamente considerare per creare condizioni favorevoli alla nascita di centri di imprenditorialità diffusa: (A) Attrattività, Accesso al credito, Approvvigionamento Energetico, (G) Green Economy, politiche di Genere, (I) Innovazione, ICT, Internazionalizzazione, Infrastrutture, (R) Reti di Impresa, Ricerca e Sviluppo, (E) Economia Digitale, Europa con le sue molteplici opportunità.
L’obiettivo del PD Marche è introdurre un nuovo metodo di fare impresa per consolidare e continuare il primato di Regione tra le più imprenditoriali d’Europa.
Internazionalizzazione, innovazione e sostegno all’imprenditorialità: priorità per contrastare la disoccupazione
La crisi economica iniziata nel 2008 dura ormai da almeno sei anni. Questo ha dato luogo alla stagnazione della domanda interna, mentre il mondo ha continuato a correre. Da qui l’internazionalizzazione come corsia preferenziale del sistema economico marchigiano per creare occupazione e per uscire rapidamente dalla crisi. Ma non bisogna puntare su un solo cavallo. Anche l’innovazione dovrà giocare il suo ruolo. Ed è un segnale positivo l’aumento delle imprese che stanno cercando faticosamente di trasformarsi e di percorre la strada dell’innovazione come strategia di conquista dei mercati nazionali ed internazionali.
Tuttavia, questo lato positivo convive con un dato allarmante che desta grande preoccupazione. Sta crescendo il fenomeno dell’emigrazione italiana all’estero, di giovani che cercano un riparo dalla crisi occupazionale del nostro Paese. Nello specifico sono 2.382 i marchigiani residenti all’estero registrati nel 2014, oltre 300 in più rispetto all’anno precedente. Inoltre, i dati contenuti i nel Rapporto “Italiani nel mondo”, realizzato dalla Fondazione Migrantes, oggetto di un convegno organizzato dal PD a Bruxelles nei giorni 21/22 marzo, obbligano a prendere atto di un fatto increscioso. I dati evidenziano che nel vecchio continente non si è investito in modo sistematico sull’imprenditoria. Questo, inevitabilmente, ha fatto venir meno delle opportunità e delle occasioni per chi avrebbe potuto tentare di restare e provare a mettersi in proprio.
L’analisi oggettiva dei fatti e dei dati dovrebbe rendere chiaro a tutti che esiste una priorità. In effetti, la crisi economica, la riconfigurazione del tessuto marchigiano, la crisi della domanda interna, le crisi politiche che mettono a rischio il posizionamento delle nostre imprese, non devono avere ragione su una delle nostre caratteristiche fondamentali: l’imprenditorialità marchigiana. Quest’ultima va salvaguardata, incoraggiata e, laddove necessario, stimolata. Perché è il primo passo verso la creazione della ricchezza, capace di favorire la creazione di posti di lavoro. Questa priorità assoluta deve diventare un obiettivo diffuso su tutto il territorio regionale, perché rappresenta il balcone dal quale affacciarsi per guardare con speranza verso il nostro futuro.
Start up innovative
Il legislatore nazionale, compresa tale necessità e convertendo il D.L. Crescita 2.0 in Legge n. 221/2012, ha introdotto le start up innovative e proposto un quadro di riferimento articolato e organico per promuovere la visione di un’Italia più favorevole all’innovazione, all’avanguardia nel confronto con gli ordinamenti dei principali partner europei. Alcuni dati confermano un riscontro positivo. Nel 2014, in tutta la penisola, da Trento a Napoli, è boom di start up innovative: 3512 quelle iscritte nell’apposito registro al 16 marzo 2015. Emerge, dunque, una voglia di fare impresa, giovane, dinamica, iper tecnologica, con una prevalenza di start up che operano nella produzione di software, nella consulenza informatica, nei servizi di informazione. Secondo dati Unioncamere, inoltre, 2 start up su 10 si occupano di ricerca e sviluppo, per quanto riguarda il settore manifatturiero la prevalenza va all’ICT (strumentazioni elettriche ed elettroniche), mentre start up energetiche e quelle a vocazione sociale stentano ancora a decollare. In questo panorama, la Regione Marche si presenta con 144 start up innovative, registrate nella sezione speciale del Registro Imprese Unioncamere, così suddivise: 65 ad Ancona, 25 ad Ascoli Piceno, 8 a Fermo, 30 a Macerata e 16 a Pesaro. Tali dati suggeriscono al PD Marche di prestare particolare attenzione al fenomeno delle startup, settore verso il quale orientare investimenti pubblici per la promozione dello spirito imprenditoriale come motore di crescita e di nuova occupazione, specialmente giovanile. E’ necessario favorire adeguate politiche di indirizzo verso tale fenomeno per sviluppare un ecosistema favorevole capace di far raggiungere altri due obiettivi: arginare la fuga dei cervelli e ridurre il Digital Divide (prendendo in considerazione gli ambiti tecnologici privilegiati dalle start up).
Innovazione dei processi
La peculiarità dell’economia marchigiana, inoltre, basata prevalentemente sul manifatturiero ed un tessuto imprenditoriale capillare e diffuso, è ampiamente conosciuta. In tale contesto il PD Marche è chiamato ad individuare politiche di indirizzo che privilegiano l’innovazione dei processi come binario preferenziale rispetto all’innovazione scientifica. Ciò non significa tralasciare quest’ultima. Questa valutazione si basa sul dato oggettivo che, a parità di risorse economiche investite, una innovazione di processo produce maggiori vantaggi in termini di output prodotti e di impiego: vantaggi incrementali saranno infatti ottenuti anche in altri settori, diversi rispetto a quello di appartenenza dell’invenzione prodotta, e che proprio per questo produrranno, più rapidamente, effetti positivi trasversali al sistema economico e produttivo nel suo insieme.
Inoltre, oltre al dato oggettivo, le Marche hanno una motivazione strategica. In una Regione che conta 66 imprese ogni 1.000 abitanti, l’innovazione di processo rappresenta la via strategica che può portare alla salvezza delle PMI beneficiarie, alla salvezza di alcuni “distretti”. La via dell’innovazione è un chiaro sostegno al sistema imprenditoriale che, qui da noi, nelle Marche, è d’obbligo più che altrove. La pubblica amministrazione è pertanto chiamata ad AGIRE per la promozione della cultura imprenditoriale a tutti i livelli: policy maker, sistema imprenditoriale, mondo accademico, studenti e tutti gli altri stakeholders coinvolti devono utilizzare un linguaggio comune in termini di sostegno all’imprenditorialità.
Politica di indirizzo del PD Marche per creare centri di imprenditorialità diffusa
In questa partita il PD Marche intende giocare un ruolo di indirizzo decisivo, al fine di creare condizioni favorevoli allo sviluppo di ecosistemi diffusi. Tuttavia, per ottenere questo risultato, bisognerà lasciare agli aspiranti imprenditori massima “libertà creativa” ed opportunità di trasformare il talento in iniziative imprenditoriali. Considerando che all’innovazione non si comanda, il PD Marche punta all’obiettivo di creare un sistema locale favorevole all’insediamento di start up, che hanno l’innovazione di processi come scopo principale, anche se provenienti da altre Regioni e Paesi. Coinvolgere le aziende marchigiane a fungere da piattaforme di prova, diffondere testimonianze di realtà di successo esistenti (“Grandi Campioni Regionali”), inserire la cultura imprenditoriale nei programmi di studio collegando il mondo dell’istruzione con quello delle imprese, creare sinergie tra i vari programmi europei a sostegno dell’imprenditorialità (Cosme, Horizon 2020, fondi strutturali e di investimento europei): questo sarà la strategia vincente.
Ma tutto ciò non basta. Poiché esiste l’assunto che all’innovazione non si comanda, una grande sfida attende il decisore pubblico: portare alla ribalta, con intelligenza e intraprendenza, il proprio ruolo di leadership nell’implementazione di un processo di sviluppo. Un quadro nel quale le opportunità crescono sempre più a livello globale, la piccola dimensione delle aziende giustificano e rendono l’intervento pubblico, anche di accompagnamento, indispensabile. Allo stesso tempo la drastica riduzione di risorse pubbliche rimane un vincolo che sarà necessario superare con creatività e serietà nella gestione delle risorse.
Centri di imprenditorialità diffusa
Ciò comporta individuare soluzioni che risolvano più problemi contemporaneamente, nello stesso spazio e momento: è dovere del PD Marche creare condizioni favorevoli per lo sviluppo di centri di aggregazione, di quelli che si possono definire centri di imprenditorialità diffusa. Devono essere degli spazi di libertà creativa capaci di generare e stimolare idee imprenditoriali. Un quadro nel quale emerga che la voglia di fare impresa nelle Marche continua, seppure sotto una nuova veste. Un luogo dove il fenomeno del boom di start up, anche dei settori di innovazione legati alla specializzazione intelligente (smart specialisation), sia traino per risolvere i problemi e le sfide delle altre categorie di imprese: l’Innovazione a favore di imprese storiche/familiari, delle PMI e delle nuove imprenditorialità. Dunque spazi fisici in cui uomini e donne “necessari” possano fare sistema e favorire passaggi generazionali, favorire Reti di impresa, facilitare l’Accesso alle leve finanziarie (pubbliche e private), creare partenariati e idee progettuali innovative per accedere anche a risorse e, più in generale, alle opportunità dell’Europa. Un luogo in cui facilitare l’approccio strategico all’Internazionalizzazione ed affrontare le sfide globali facendo interagire professionalità manageriali con professionalità in tecnologie informatiche, ICT, con il mondo della Green economy, dell’Approvvigionamento energetico e delle Infrastrutture (materiali, immateriali e sociali). Un centro di aggregazione, di Ricerca e Sviluppo, dove creare anche una vetrina capace di favorire e comunicare al mondo, nell’era dell’Economia Digitale, l’Attrattività, sia economica che turistica, della Regione Marche.
A.G.I.R.E.
Un centro di imprenditorialità diffusa trova in A.G.I.R.E. un anagramma di sintesi alle sfide che chi agisce per l’impresa e con l’impresa deve contemporaneamente considerare: (A) Attrattività, Accesso al credito, Approvvigionamento Energetico, (G) Green Economy, politiche di Genere, (I) Innovazione, ICT, Internazionalizzazione, Infrastrutture, (R) Reti di Impresa, Ricerca e Sviluppo, (E) Economia Digitale e, non per ultimo, l’Europa con le sue molteplici opportunità.
Tutto questo anche per introdurre un nuovo metodo di fare impresa per consolidare e continuare il primato di Regione tra le più imprenditoriali d’Europa.