Secondo i dati ISTAT 2019, in Italia nell’anno 2017 venivano censite oltre 4 milioni di imprese. La stragrande maggioranza di loro sono imprese di piccolissima dimensione (0-9 addetti) che rappresentano il 95,2% delle imprese attive e il 46,1% degli addetti (Fonte: Annuario statistico italiano 2019 pubblicato il 30 dicembre 2019).

Ci sono imprese storiche nelle quali entusiasmo, passione e tradizione rimangono i principali vettori per la loro sopravvivenza. Altre invece hanno scelto le strade della ricerca, dell’innovazione, dell’artigianato, dell’alta tecnologia, della salute, delle costruzioni e della manifattura in generale, come base per la creazione di valore.

È anche bene sapere che tutte queste piccole e medie imprese – e non lo Stato – sono il più grande datore di lavoro in Italia. Un paese nel quale si produce di tutto, ma – soprattutto – nel quale si produce più di quanto si consuma.

Per dirlo con le parole di uno dei più ricercati ed autorevoli manager italiani – Andrea Guerra – molte delle nostre imprese marchigiane ed italiane hanno deciso dal primo giorno che il “mondo sarebbe stato il loro mercato”. Ma non è stato sufficiente a garantirci un successo sui mercati internazionali, a differenza della Germania campione di export.

Malgrado i grandi successi di Grandi Campioni Regionali – talvolta di dimensione ridotta – abbiamo un grande ritardo da colmare da questo punto di vista.

In effetti, il numero delle imprese italiane e marchigiane esportatrici deve aumentare in modo esponenziale.

Arrivano dimostrazioni di affetto da ogni parte del mondo nei confronti del nostro paese e dei suoi cittadini chiusi in casa. Non dobbiamo dubitare. La richiesta e la domanda di Made in Italy e del modo di vivere all’italiana (Italian way of Life) presenti nel mondo non aspettano altro che di essere soddisfatti.

Concentrare gli sforzi imprenditoriali su alta tecnologia, manifattura, artigianato, passione, tecnica, sviluppo di nuovi prodotti è un elemento necessario, ma certamente non sufficiente per ottenere un risultato fondamentale cioè l’aumento esponenziale degli esportatori abituali.

In effetti, una volta che le acque si saranno calmate, la strada della “diplomazia economica” dovrà essere seriamente intrapresa per riprendere quote di mercato e colmare il nostro notevole ritardo.

Per esplorare nuove strade e conquistare nuovi mercati, le imprese italiane e marchigiane, nonché l’amministrazione pubblica, devono aprirsi al nuovo, radunarsi in uno spazio fisico, un luogo di contaminazione fondato sul partenariato tra pubblico e privato, nel quale imparare, un luogo capace di accelerare il processo di vedere, capire, gestire ed affrontare le nuove sfide in questi tempi nei quali il mondo cambia completamente ad una velocità incredibile e con intervalli sempre più ridotti.

Dobbiamo correre, fare qualcosa di grande, orientato verso un futuro di prosperità. E le basi bisogna definirle oggi per avere successo domani. Ecco perché serve un luogo.

Il Centro di Imprenditorialità Diffusa diventa una priorità assoluta per il risveglio ed il rilancio del nostro modello economico al quale bisognerà aggiungere l’economia circolare come nuovo concetto produttivo strategico trasversale dell’economia marchigiana.

L’obiettivo è quello di trainare le imprese del passato nel futuro, aumentare il connubio o l’alternanza scuola-lavoro per gli apprendisti e tutte le altre categorie di lavoratori. Bisognerà attirare nuovi talenti e trovare soluzioni alla mancanza di lavoratori e di manodopera qualificata, colmare il ritardo digitale delle aziende italiane e marchigiane, rispondere alla voglia dei proprietari o dei lavoratori di lanciarsi nelle attività di responsabilità sociale di impresa.

Il modello delle start up si è rivelato essere uno dei modi più straordinari per risolvere molti problemi a livello globale partendo da attività imprenditoriali.

Attività come mettere insieme vari talenti, idee, capacità e mezzi per farli operare in un modello di cooperazione così come trovare fondi per finanziare l’attività di produzione (intellettuale, manifatturiera o di servizi) hanno fatto le loro prove.

Sono soggetti economici capaci affrontare il mercato locale ed internazionale fin dal primo giorno della loro fondazione.

Serve un luogo nel quale raccogliere tutte le migliori esperienze per creare imprese, frequentato da chi ha imparato dagli errori del passato, nel quale si possono affrontare questioni legate ai finanziamenti delle start up.

Manifattura avanzata, Industria 4.0, agrotecnologia e nuovi alimenti, nuove tecniche edilizie, media digitali, giochi, nonché intelligenza artificiale, Big data e analisi di dati sono sfide che dobbiamo affrontare e vincere se vogliamo una futura economia marchigiana vincente.

Serve un luogo nel quale dobbiamo fare le cose come non le abbiamo mai fatte prima.

Sarà innanzitutto necessario attirare creatori di idee, fondatori di imprese e attirare dipendenti di talento e un capitale umano proveniente da tutto il mondo.

Questo luogo è il Centro di Imprenditorialità Diffusa che deve avere la funzione di magnete capace di mettere insieme tutte le forze chiamate a disegnare e a produrre per un sistema economico che segnerà il nostro futuro.

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