I dati statistici forniti dalla Camera di Commercio delle Marche indicano la gravità della situazione: l’articolo “Marche 2020, oltre 7.000 imprese a rischio chiusura” mostra, infatti, un preoccupato Presidente Gino Sabatini che, tra l’altro, afferma: «Per la fine dell’anno ci aspettiamo per le nostre esportazioni un significativo segno meno».

Dunque, non è tutto rose e fiori. La pandemia ha le sue responsabilità, ma non dimentichiamoci la situazione pre-crisi: da un lato una crescita già debole e, dall’altro, i limiti strutturali delle imprese marchigiane, caratterizzate, per la maggior parte, da piccola e piccolissima dimensione, scarsa espansione internazionale, insufficiente ricorso a managerialità e digitalizzazione.

Un fattore – quest’ultimo – che non riguarda solo le imprese: abbiamo scoperto, durante la pandemia, che numerose famiglie italiane sono prive dei mezzi necessari per far seguire ai propri figli lezioni a distanza.

Non dimentichiamoci neanche del basso utilizzo di marchi forti a livello internazionale, del debole sfruttamento del Made in Italy/Italian way of life, nonché della poca pubblicità per i prodotti di eccellenza realizzati dai nostri artigiani, veri Maestri e Maestre del settore del lusso e non. Ma ci sono motivi sui quali riflettere e sperare. Tra questi donne e start up.

Per quanto riguarda le donne, partiamo da un dato: nei quattro atenei marchigiani nell’anno di immatricolazione 2018/2019 risultavano iscritte oltre 6.000 donne in più rispetto ai colleghi uomini. Le stesse andrebbero incoraggiate e indirizzate anche verso percorsi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), che sono attualmente gli ambiti sui quali si baseranno i lavori del futuro.

E questo per sperare nell’inversione di una brutta tendenza, quale è lo scarso impiego e addirittura l’esclusione “dell’altra metà del cielo marchigiano” dal ciclo economico. Questa situazione rappresenta una condanna senza appello per l’imprenditorialità e la società marchigiane, anche considerato il maggior numero di donne iscritte negli Atenei marchigiani sopra ricordato. Voler salvare e sviluppare l’imprenditorialità nelle Marche senza affrontare seriamente la questione delle donne è un fallimento annunciato. Il settore pubblico e i posti da operai non saranno sufficienti – da soli – ad assorbire tutta questa energia nascosta ed inespressa.

Esattamente come per l’internazionalizzazione delle imprese marchigiane, l’integrazione delle donne nel mondo imprenditoriale e lavorativo del tessuto regionale è una priorità strategica assoluta. In caso contrario, l’immigrazione continuerà ad essere tema lacerante a livello politico e sociale.

Il secondo motivo per sperare si riferisce alle start up marchigiane. Dall’esperienza di quanto ci circonda, sappiamo che le idee imprenditoriali possono nascere da almeno tre fattori. Il primo è quello direttamente collegato ad una idea “riduttiva” dell’imprenditorialità: si tratta dell’invenzione, cioè di creare un oggetto o di mettere in piedi un processo inesistenti fino a quel momento. Il secondo fattore è l’identificazione di un problema (per se stessi o per terzi), non ancora individuato sul mercato, e risolverlo. Il terzo fattore è la replica di altre idee che funzionano già su altri mercati per implementarle sul mercato marchigiano/italiano/europeo/mondiale/spazio extra atmosferico, a seconda della scelta o della strategia della start up nostrana: la cosiddetta “market replication”.

Questi sono gli ambiti sui quali intendiamo lavorare nel 2021 per fermare l’emorragia di imprese marchigiane, senza dimenticare di collegare il digitale al manifatturiero e, in generale, di rivolgere costante attenzione al digitale, come viene in mente consultando la Classifica Best Global Brands 2019 che, ai primi posti, annovera soggetti quali Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, noti con l’acronimo GAFAM.

Per provare a salvare la situazione, dobbiamo prendere atto che abbiamo poco tempo per reagire e ancora meno per ottenere risultati positivi. Pertanto, dobbiamo imparare a fare le cose molto rapidamente. Fare le cose come non le abbiamo mai fatte prima, assumere rischi come è nella natura di ogni attività imprenditoriale e – soprattutto –  fare presto.

Oltre alla necessità di avere un luogo basato sul partenariato pubblico-privato, le conseguenze delle sfide non affrontate in passato, sommate a quelle della pandemia del Covid-19, ci mettono davanti ad un bivio.

Per sopravvivere e creare un nuovo tessuto imprenditoriale, dobbiamo innovare velocemente e fare un lavoro sartoriale, dividendo le imprese in categorie (al momento quelle individuate sono cinque) al fine di ottenere risultati nel modo più rapido ed efficace possibile. Dobbiamo fare e agire ma – soprattutto – fare presto.

Ecco i comportamenti che potranno aiutarci a recuperare quanto perduto, ma anche ad affrontare il 2021 con l’umiltà di chi vuole provare a fare qualcosa per la propria regione ed il proprio paese, ma con l’ambizione e l’obiettivo di riuscirci.

Auguri dunque per un buon 2021 a tutti i cittadini delle Marche e di tutta l’Italia. Che l’anno che verrà sia il culmine di una collaborazione a livello locale e di una solidarietà nazionale ed europea in grado di farci sconfiggere progressivamente questa pandemia, che ci ha fatto riflettere sulle cose più importanti della vita delle persone, delle famiglie, nonché delle comunità sociali e politiche del pianeta.

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