L’imprenditorialità marchigiana, italiana ed europea si sta rialzando in un contesto globale di nuovi vincoli ed opportunità: transizione verde, digitale, protezione dei consumatori.
In più, la pandemia ci ha insegnato quanto sia essenziale investire in istituti e progetti di ricerca europei per risolvere problemi legati a settori come salute, alimentazione e ambiente. Ambiti dove, in conclusione, sono le stesse imprese ad essere attori incaricati della produzione, distribuzione o erogazione dei relativi servizi.
La tassazione influenza in maniera decisiva i processi decisionali degli imprenditori e delle imprese.
Gli sviluppi economici e sociali in atto e gli obiettivi della ripresa spingono verso la volontà di dotare l’UE di un codice di regole armonizzate con cui tassare il reddito societario in Europa. Tutto questo per eliminare gli effetti distorsivi alla concorrenza generato da 27 sistemi fiscali diversi. Dall’altra parte, la tassazione (elevata in Italia anche per via della forte evasione fiscale) che tende a rimanere un tema della cosiddetta “sovranità nazionale”, può essere un fattore limitante allo sviluppo imprenditoriale in alcuni settori o aree geografiche.
E’ innegabile la straordinaria opportunità in favore degli imprenditori europei derivante dalla libertà di movimento delle persone e dalla libera circolazione delle merci.
Questo porta vantaggi in termini di riconoscimenti dei certificati tecnici dei prodotti, ha un impatto sugli appalti pubblici, sulla gestione e lo sviluppo dell’agricoltura europea, sui trasporti in generale, ma anche su settori come la ricerca e l’innovazione.
Il passaggio dalle politiche di austerità, salutato con entusiasmo da molti paesi del Sud dell’Europa, verso un piano massiccio di investimenti dovrebbe avvenire attraverso una transizione ecologica e digitale e assicurarsi che nessuno sia lasciato indietro.
La direttiva comunitaria che punta a introdurre lo strumento del salario minimo in tutti gli Stati membri è un punto di attenzione che potrebbe avere un impatto sulle decisioni di avviare un’impresa e da noi purtroppo anche sulle pratiche del lavoro così detto “in nero”. La ripresa deve portare più equità, inclusione e lavoro di qualità, altrimenti esiste il rischio di trovarsi di fronte a problemi peggiori.
Dovrà essere una ripresa sia sostenibile che inclusiva.
La pandemia, l’Europa come concetto strategico e come destino comune, la disponibilità di finanziamenti, nonché il contesto della competizione internazionale ci devono spingere a pensare di aumentare in maniera esponenziale le alleanze strategiche a livello continentale, facendo ragionamenti paneuropei sia per gli approvvigionamenti riferiti alle produzioni di prodotti finiti che anche intermedi. Ma per raggiungere questo obiettivo, alle nostre imprenditorialità alle quali non possiamo chiedere di “inventare, concepire, produrre e di pagare tutto”, dovranno essere offerte e implementate politiche industriali (anche europee) a lungo termine.
Secondo il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, dobbiamo dare una particolare attenzione ai settori dei semiconduttori, il cloud, le tecnologie quantistiche, la connettività spaziale e le batterie.
Ecco perché l’aumento dei margini anche puntando su settori che permettono questa strategia è una strada da percorrere e verso la quale bisogna incoraggiare e aiutare le nostre imprese.
Ecco perché l’imprenditorialità marchigiana ha il dovere di affrontare queste sfide lanciandosi sulla strada dell’innovazione e della ricerca, senza aver paura di fare cose nuove, di fare prodotti speciali e da specialisti, come ha consigliato in passato l’imprenditore Diego Della Valle, modello di una strategia riuscita di aumento dei margini dei propri prodotti e di conquista dei mercati internazionali.
Oggi, le Marche e l’Italia possono contribuire all’obiettivo 9 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU e sono in grado di avviare un rinascimento industriale grazie all’arrivo di fondi e strategie imprenditoriali che chiedono forza e coraggio di fare e agire.