La tragedia del terremoto, che ha colpito l’Italia Centrale il 24 Agosto 2016, ci ha insegnato molto, che oltre ad essere un paese di imprenditori, l’Italia è una lunga catena di donne e uomini solidali e pronti a sacrificarsi per il prossimo.

L’illuminazione dei vari monumenti nazionali, con il Tricolore in giro per il mondo, ci ha dimostrato di quanta stima gode il nostro paese, grazie ai suoi sportivi, ai suoi artisti, ai suo musicisti e sicuramente ai suoi imprenditori, che con i loro prodotti eccellenti ci regalano ogni giorno una dimensione globale, evocata anche nel Made in Italy.

Due fattori principali dovrebbero attirare la nostra attenzione. Il primo è la notorietà di un prodotto (“pasta all’amatriciana”) ed il secondo il numero di vittime straniere.

Sembra che in maniera autonoma – visto che siamo ancora molto limitati in termini di pubblicità e comunicazione del proprio territorio – molti turisti si stiano muovendo sia verso luoghi con specialità culinarie sia verso territori che hanno qualcosa da raccontare.

Il numero di vittime ci deve far riflettere seriamente, se siamo pronti a ricevere turisti nelle migliori condizioni possibili, anche in termini di sicurezza. Inoltre, la nazionalità straniera di parte di esse è anche la chiara dimostrazione di quanto il mondo sia cambiato. La mobilità per motivi lavorativi, non solo di turismo, aumenta continuamente. Bisogna essere in grado di intercettare bene e meglio queste persone.

Bisogna offrire prodotti con una carica emozionale in grado di comunicare qualcosa al proprio cliente ed ospitare le persone in strutture sicure e confortevoli, senza rinunciare a riprodurre antiche forme architettoniche.

Tutto ciò non basta e si potrebbe fare anche di più. Per questo, ci vuole un cambio drastico di mentalità.

Uno dei soggetti chiamati a giocare un ruolo fondamentale, in questo processo di modernizzazione per valorizzare sempre di più i nostri prodotti e territori, è la figura dell’imprenditore. Per fortuna, le Marche sono un bacino nel quale questa figura è ben presente ed ancorata nella società.

Adesso, spetta a tutti noi guardare avanti, incoraggiare le organizzazioni o gli individui che riescono ad inventare nuovi sistemi per rispondere a bisogni vecchi e nuovi. Ma in questo intento, bisogna considerare il valore che, nella nostra società moderna, assume il Marchio, senza dimenticare che il territorio è uno dei migliori veicoli per trainare il primo. Partendo da questo triste e doloroso esempio di Amatrice, nella disgrazia, la località ha visto aumentare la notorietà di un proprio prodotto, al quale le persone d’ora in poi assoceranno per sempre un territorio.

Abbiamo ricevuto una lezione sui requisiti indispensabili per l’imprenditorialità delle Marche del 21’esimo secolo. L’avevamo già detto in tempi non sospetti: l’imprenditorialità marchigiana si deve specializzare sulla forza del Prodotto, del Marchio e del Territorio.

E’ compito della politica contribuire a scovare, intercettare, affiancare tutto quello che ha la forza di comunicare l’Italian Way of Life, nonché di creare, nel nostro caso, un vero e proprio “Brand Marche”.

D’altronde, il Prodotto non ci manca – la nostra terra è culla di eccellenti manufatti e produzioni –, la qualità è il nostro Marchio migliore e il Territorio parla da sé: basta affacciarsi ad una finestra e la vista è appagata da un capolavoro della natura. Si tratta, semplicemente, di aprire quella finestra al mondo.

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