Dopo le elezioni in Olanda c’è una buona notizia per l’imprenditorialità italiana e marchigiana. L’esito del voto olandese rassicura molti di loro dall’eventuale disgregazione del maggior mercato di riferimento dell’export italiano e marchigiano – l’Europa – e da una crisi politica ancora più grave rispetto a quella nella quale si dibatte da anni.

Inoltre, altre due notizie di questi giorni dovrebbero suscitare l’interesse della classe imprenditoriale marchigiana. Da una parte, la notizia pubblicata su Repubblica.it di una start up californiana attiva nel settore delle biotecnologie alimentari che dichiara di aver prodotto carne sintetica di pollo e anatra. In attesa di una regolamentazione per la sicurezza dei prodotti sintetici, pensa di poter essere sul mercato entro cinque anni.

Questa notizia ci deve ricordare che siamo entrati in un mondo completamente nuovo, caratterizzato da una innovazione estrema e da una digitalizzazione che hanno portato alla completa trasformazione dei modi di vita e, in generale, dei modelli economici.

Dall’altra, la notizia dell’acquisto di un concorrente statunitense da parte di una grande azienda italiana piemontese nel settore dolciario che cerca di aumentare la propria dimensione per restare un attore importante sul mercato mondiale. Le nostre aziende sono quindi già condizionate da innovazioni e hanno l’obbligo di gestire le numerose sfide che impediscono la loro affermazione sui mercati internazionali.

Con queste notizie, non commettiamo l’errore – ancora una volta – di “giocare al ribasso” come ci fece fare in passato la mossa populista che chiedeva la “tassazione dei prodotti cinesi”. Così volevano anche coloro che proponevano o chiedevano di recuperare la sovranità monetaria per “poter svalutare la moneta” quando necessario, per aumentare la capacità di esportazione del paese.

Risultato? La distruzione dello straordinario tessuto manifatturiero del Nord-Est che ha provato a continuare a lavorare con una sola strategia. Quella di lavorare semplicemente su prezzi bassi e volumi di vendita, non riservando la necessaria importanza alla strategia di puntare anche sui margini.

Dobbiamo ammettere che l’entrata in crisi del settore manifatturiero italiano ha avuto molte cause esterne, ma qualche distrazione e qualche errore grave da parte nostra c’è stato.

Il futuro dell’imprenditorialità italiana – ma soprattutto marchigiana – dovrà caratterizzarsi per un drastico cambio di atteggiamento e mentalità.

La produzione industriale (prodotti di consumo, lusso, ma anche agroalimentare) deve avere luogo principalmente in caso di presenza di un vantaggio competitivo “non ripetibile” altrove, in presenza di un marchio forte oppure in caso di forte collegamento con il territorio.

Poi bisognerà sapersi confrontare con la realtà e riconoscere che la crescita, la creatività, la ricerca e l’innovazione non esistono più solo nei paesi occidentali ma ovunque nel mondo scegliendo di percorrere anche la via dell’internazionalizzazione. Sarà indispensabile anche riconoscere che una delle strade obbligate verso la crescita passa dall’introduzione di un numero maggiore di donne nel circuito del mondo del lavoro e dell’imprenditoria.

Così occorrerà anche che l’attrattività del nostro territorio nei confronti di turisti stranieri, investitori esteri ma anche di talenti creativi e manageriali – che oggi stanno o vanno altrove – diventi una priorità.

Tutte queste sono politiche alle quali sarà difficile rinunciare se vogliamo un futuro imprenditoriale fiorente per le Marche, positivo e utile alla comunità. Sarà compito dell’imprenditorialità – affiancata dall’Ente pubblico – guardare molto lontano, optando per una visione strategica invece della solita azione tattica, ricordandoci che sono le imprese a creare lavoro. Perché solo il lavoro sarà quello che restituirà la dignità perduta ai migliaia di marchigiani ancora intrappolati in uno stato di disoccupazione di lunga durata.

Questa è la strada giusta che permetterà alle Marche di mantenere e consolidare il suo primato imprenditoriale italiano ed europeo.

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