Cominciamo dal quando. Non avendo nessuno la palla di vetro, è chiaro che al momento si possono avanzare solo ipotesi.
Primo. Qui è importante sottolineare che il momento del quando della ripresa arriverà – o rischia di arrivare – facendoci pagare un prezzo ancora più alto per via delle “vecchie sfide”, quelle che non abbiamo potuto o voluto affrontare sino ad oggi, ma che esistevano prima della crisi da Covid-19.
Parliamo delle solite questioni legate – per esempio – alla scarsa liquidità, che caratterizza molte imprese italiane indipendentemente dalla loro dimensione, alla digitalizzazione, che abbiamo scoperto essere quasi inesistente in moltissimi casi, il passaggio generazionale da compiere, così come altri aspetti non ancora risolti.
Senza dimenticare la crescita vicino allo zero che ci accompagna da moltissimi anni.
In più, alcuni settori come quelli dell’alberghiero, della ristorazione, bar, turismo in generale, organizzazione eventi, sport, cultura, sono stati colpiti più duramente di altri. Per questo motivo, misure straordinarie specifiche devono essere decise e messe in campo per la loro ripartenza, prima che sia troppo tardi. Altre imprese sono state oggetto di chiusure amministrative, proprio a causa della crisi sanitaria e per gli ulteriori rischi legati al proseguimento delle attività stesse.
Secondo. Per quanto riguarda il come si riprenderà, bisogna sottolineare che abbiamo assistito ad una mini rivoluzione. Ad alcune imprese è stato imposto l’obbligo di continuare a funzionare normalmente a pieno regime o addirittura di incrementare la produzione. Altre si sono sviluppate molto rapidamente, venendo premiate per il corretto investimento sul digitale. Altre ancora si sono dovute riconvertire velocemente, forse anche in modo provvisorio.
Ma quello che dobbiamo constatare è molto grave. Le catene di approvvigionamento si sono spezzate, alcuni servizi legati alle imprese sono venuti a mancare o non possono essere semplicemente forniti.
Oltre a dare giusta priorità a come sfruttare opportunità nate da questa crisi sanitaria, dobbiamo pensare celermente anche guardandoci intorno, per analizzare il nuovo scenario – nazionale, europeo e internazionale – che si è venuto a creare, al fine di fare scelte giuste per il futuro delle imprese marchigiane e, in generale, per il settore imprenditoriale italiano.
Mi riesce difficile parlare di buona notizia in questo momento storico, ma diciamo che una via d’uscita c’è, trattandosi di una “crisi da domanda” (che ha anche aspetti di crisi di offerta), per le quali esistono delle soluzioni.
A parte il periodo post bellico, non ci è mai capitata una crisi che richiede una completa e profonda riorganizzazione dei ritmi e delle modalità del vivere sociale. Questo significa ripensare e riprogettare molteplici attività sociali in vari campi come, per esempio, l’educazione e il lavoro.
Serve un luogo per generare una nuova linfa e trovare soluzioni. E una cosa è già sicura: fare le cose come le abbiamo sempre fatte fino ad ora non sarà più possibile.