Con l’accordo storico europeo del 21 luglio 2020, raggiunto senza il partner britannico ormai assente dopo Brexit, il dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza ci fornisce più chiarezza su quanto sta per accadere. Non sono mancate nuove tensioni da parte di altri paesi che si sono autodefiniti come “frugali”. Dovremmo imparare a convivere con questi nuovi vincoli, dimostrando prima di tutto che siamo capaci e preparati. Dopo il buio, è tornata la luce in fondo al tunnel.
Il piano sarà dunque di 390 miliardi di sovvenzioni da non rimborsare e 360 miliardi di prestiti, di cui 209 miliardi sono destinati all’Italia.

Questo significa che dobbiamo aprire una nuova stagione dell’attività economica in Italia e specialmente nelle Marche, ricordandoci che le Marche hanno il vincolo e l’obbligo di provare ad affrontare più sfide possibili (vecchie e nuove), tutte insieme, per colmare il ritardo attuale, un retaggio che ci portiamo dal passato.

Ecco perché questa opportunità storica va presa molto sul serio.

Primo. Avere dei progetti e dei piani chiari e attuabili, preferibilmente in grado di fare gli interessi di più attori contemporaneamente per non disperdere i fondi a disposizione. Questa è una scelta tattica auspicabile. L’internazionalizzazione (nell’attuale fase di ristagno/calo dell’export) e l’agroalimentare sono e restano delle priorità strategiche per la nostra regione.
L’apertura alla scienza e alla tecnologia, l’economia circolare (sostenibilità), la digitalizzazione (equa e competitiva), l’equilibrio di genere nella partecipazione della vita economica sono le quattro porte da aprire per dirigerci verso un futuro economico fiorente per le Marche. Ci dobbiamo dotare delle chiavi necessarie per aprirle il prima possibile.

Secondo. Lanciare immediatamente un partenariato pubblico-privato efficace ed efficiente già nella fase di individuazione dei progetti e per la pianificazione del futuro delle Marche.
Dobbiamo approfittare di questa fase storica nella quale un cambio di rotta rende possibile l’aspirazione ad un’economia sociale di mercato. Senza dimenticare la necessità dell’amministrazione pubblica di snellire le procedure, di favorire il principio di sussidiarietà e senza intaccare il principio di libertà dell’esercizio delle attività imprenditoriali garantito dalla Costituzione, visto che lo Stato è tornato ad essere un attore molto presente nell’economia e nei processi decisionali del post-Covid.

Terzo. Aprire a nuove strade imprenditoriali e nuovi metodi.
Le difficoltà antecedenti alla pandemia del Covid-19 non devono essere ignorate. La necessità di riconversione di alcuni settori o territori marchigiani deve far parte della visione strategica, così come delle scelte degli amministratori pubblici e delle imprese private. La commercializzazione dell’orbita bassa terrestre, per esempio, rappresenta una grandissima opportunità che le imprese marchigiane non devono lasciarsi sfuggire.

Nelle Marche, con questa nuova ripartenza, dobbiamo essere tutte e tutti pronti a dare spazio a nuove strade e nuovi metodi di pensare, di lavorare, di governare, nonché di svolgere le nostre attività economiche, con lo scopo di lasciarci dietro una pandemia alla quale dobbiamo rispondere migliorando quello che c’era prima, onorando così e ricordando chi non c’è più.

Articoli simili