Imprenditorialità. Una speranza ed un mezzo valido per uscire dalla crisi

Pur essendo tra i paesi più conosciuti al mondo, pur essendo il secondo paese europeo più industrializzato subito dietro alla Germania campione mondiale di export, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale l’Italia è fuori dalla lista dei 30 paesi più ricchi al mondo.

Attenzione. La ricchezza non è un mero valore da raggiungere per un semplice scopo di competizione con altre Nazioni. Non si tratta soltanto di una questione di orgoglio nazionale o di puro spirito di “voler aiutare i ricchi”, come si sente ultimamente accusare il PD.

Il punto cruciale è che ci serve più ricchezza per redistribuire le risorse.

Soprattutto se il paese si trova in una grave situazione di continua “senilizzazione” della propria popolazione e di carenza di infrastrutture rispetto alla quale non saremmo mai dovuti entrare nel XXI secolo in questo modo. Infine, siamo minacciati – nei prossimi anni – dalla cessazione di attività, dovuta al pensionamento di migliaia di medici, dentisti, professori universitari, insegnanti e dipendenti pubblici.

Questa è la situazione reale: il populismo e l’odio verso gli stranieri – che non significa non vegliare sulla sicurezza del paese – non devono farci dimenticare che sono queste alcune delle questioni che chi si candida a governare deve affrontare, una volta finite le campagne elettorali e gli insulti tra concorrenti politici.

Usando come metodo di classificazione il Prodotto Interno Lordo (PIL) PPA pro capite espresso in dollari (PPA significa “parità di potere d’acquisto” e tiene conto del diverso costo della vita a seconda del Paese, più realistico rispetto al PIL nominale), l’Italia è il 31’ paese più ricco al mondo.

Esiste una via per migliorare la nostra posizione – com’è già stato accennato sopra – perché abbiamo bisogno di risorse per redistribuire la ricchezza, per aumentare gli investimenti.

Dobbiamo orientarci verso nuove strade, perché la strada del debito che abbiamo sempre percorso fino ad oggi ha portato certamente il benessere, ma ci farà lasciare un peso insostenibile sulle spalle dei nostri figli, che pretendiamo tutti i giorni di amare e di aiutare più di qualsiasi altra cosa.

È proprio questa strada del debito ad averci portato sulla via dei falsi invalidi, sulla via delle infrastrutture mai compiute, al numero di dipendenti pubblici nella PA e nelle aziende controllate, ad un numero spropositato di aziende grandi, di piccole aziende municipalizzate e a molte altre anomalie tutte nostrane.

Attenzione. Nessuno sta dicendo che il privato sia la soluzione a tutti i mali ma, quando guardiamo alle risorse praticamente inutilizzate del nostro paese, allora la domanda sorge spontanea.

Da dove e come ripartire per creare più sviluppo e più ricchezza?

Mentre uno dei settori dal quale ripartire è il Turismo, il primo tra i metodi – sul quale c’è un bisogno assoluto di concentrare forze e attenzione – è l’imprenditorialità italiana, nei suoi quattro aspetti o sottocategorie.

L’imprenditorialità marchigiana – e italiana in generale – può essere suddivisa in imprenditorialità storica, giovanile, femminile e tecnologica.

Davanti a noi di sei posizioni e al 25’ posto si trova la Gran Bretagna, con una posizione nella finanza internazionale che difficilmente potremmo replicare. Ma al 24’ (con sette posizioni di vantaggio) c’è la Francia, che è tra i primi posti al mondo per quantità e qualità di prodotti nell’ambito dell’agricoltura e dell’allevamento. E noi, nell’agricoltura e nell’allevamento, siamo in grado di fare qualcosa.

Anche il piccolo Belgio – dopo le elezioni di giugno 2010 il Belgio è stato senza governo per ben per 535 giorni, record mondiale per una democrazia – sta davanti a noi (23’ posto). Il piccolo paese ha un’antica tradizione di industria ed artigianato. Come noi. Ma la sua posizione geografica strategica ed un’efficiente rete di collegamenti marittimi e terrestri gli hanno permesso di sfruttare bene la globalizzazione e l’internazionalizzazione delle aziende europee.

Come è stato spiegato sopra, in Italia abbiamo la possibilità di recuperare delle posizioni nella creazione di ricchezza non puntando sul debito pubblico – aggravando così il peso sulla spalle dei nostri figli – ma puntando sull’imprenditorialità in generale.

Il turismo è invece, per l’Italia, tra le ultime speranze di farcela a recuperare delle posizioni velocemente.

In questo ambito, partiamo da un numero di visitatori di 48,6 milioni nel 2016 (Milano con 7,65 milioni e Roma con 7,12 milioni sono rispettivamente al 13’ e il 16’ posto delle città più visitate al mondo) e un quinto posto al mondo facilmente difendibile visto che tra noi e il sesto paese più visitato (la Turchia), ci sono più di 8,8 milioni di visitatori di differenza.

Tuttavia alcuni paesi, che stanno davanti a noi, hanno anche punti sui quali dovremmo concentrare la nostra attenzione: un patrimonio storico culturale minore rispetto al nostro. Eppure, hanno più turisti rispetto all’Italia. In termini di classifica: 1) Francia, 83,7 milioni di turisti l’anno; 2) Stati Uniti d’America (USA), 74,8 milioni di turisti l’anno; 3) Spagna, 65 milioni di turisti l’anno; 4) Cina, 55,6 milioni di turisti l’anno.

La Spagna ha 16,4 milioni di turisti l’anno in più rispetto all’Italia, il che corrisponde a più dell’intera popolazione della Grecia che sceglie ogni anno di andare in Spagna invece che di venire in Italia. Questo dato di fatto, numerico, deve farci riflettere e costringere a porci molte domande oltre che a proporre soluzioni.

Abbiamo già detto e ripetiamo che l’imprenditorialità marchigiana – e italiana in generale – può essere suddivisa in quattro sotto categorie: storica, giovanile, femminile, tecnologica.

Tocca a loro trovare le soluzioni ai problemi, creare una maggior ricchezza in tutti gli ambiti, sempre con l’aiuto di un’amministrazione pubblica che deve essere cosciente dei tanti suoi vincoli passati, ma soprattutto di quelli futuri, mettendosi al lavoro sapendo – già da ora – che non potremmo continuare a fare le cose come le abbiamo sempre fatte fino ad oggi.

Articoli simili