Per lunghi anni, siamo stati il paese degli sprechi e delle inefficienze e, anche se migliorati, questa stagione non è ancora finita.

La crescita quasi esponenziale della spesa pubblica – risultato della senilizzazione della nostra società italiana e marchigiana – ci mette davanti ad un bivio.

Diventare efficienti nella spesa non basterà. Bisognerà aumentare le entrate per gestire vecchi e nuovi vincoli. Internet, investimenti nella ricerca, Industria 4.0, Aerospazio, Economia della condivisione (o Sharing Economy), Agenda Digitale, un numero maggiore di donne rispetto agli uomini che si laureano negli atenei marchigiani, Green Economy, Responsabilità Sociale delle Imprese (o CSR) sono tutte leve a nostra disposizione per poter vincere questa sfida.

Ma andiamo con ordine.

Il principio secondo il quale tutto quello che è privato funziona alla perfezione e tutto quello che è pubblico è disastroso non ha mai convinto. Da nessuna parte del mondo. Figuriamoci nelle Marche.

Pensiamo alla produzione di energia idroelettrica con l’inserimento di micro-turbine direttamente negli acquedotti, come viene fatto ad Ancona da una società di utilità pubblica. Riduzione dei consumi e sfruttamento delle energie rinnovabili restano obiettivi difficilmente raggiungibili senza, per esempio, un minimo di intervento pubblico.

Ecco delle informazioni che troviamo sul “Conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche”, diffuso dall’ISTAT il 4 aprile 2017. Nel 2014, 2015 e 2016, il totale delle uscite è stato di 825,4, 830,1 e 829,3 (in miliardi di euro). A queste annualità corrispondono interessi passivi pagati per 74,3, 68,0 e 66,2 (miliardi di euro).
Il responsabile di questa situazione è la nostra consueta “palla al piede” rappresentata dal debito pubblico.

Per quanto ce la metteremo tutta, c’è e ci sarà sempre una parte della spesa che non sarà possibile comprimere. Basti pensare che dai tagli della spesa – come ci viene spiegato bene dal commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld in un articolo pubblicato da Repubblica.it il 20 giugno 2017 – i due terzi dei fondi recuperati vengono impiegati per “il risanamento dei conti, la riduzione della pressione fiscale e il finanziamento dei servizi pubblici essenziali.”

Ricapitolando, sappiamo che nel pubblico non tutto è marcio. Basti pensare all’articolo di Rosaria Amato apparso su Repubblica.it il 20 giugno 2017 che parla dei 274 progetti d’eccellenza selezionati da “Utilitalia”.

In più, il 20 giugno, in occasione della conferenza stampa di presentazione del “primo rapporto annuale sulla spending review”, il commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, ha fatto sapere che la riduzione della spesa conseguita al 2017 dal bilancio pubblico, rispetto al dato del 2014, ammonta a quasi trenta miliardi di capitoli di spesa ogni anno.
Tutto questo è positivo, ma non basterà a tirarci fuori dai guai e ad allontanarci dai rischi di speculazione e di bassa crescita economica.
Rimane il dato di fatto – come dice bene e ha fatto capire molto bene il giovane presidente francese Emmanuel Marcon ai cittadini del suo paese – che “il lavoro lo creano le imprese”.

Nelle nostre Marche e nella nostra Italia, invece, questo concetto andrebbe leggermente modificato ed aggiornato perché la nostra regione e la nostra penisola non hanno aziende giganti del modello aziendale francese o tedesco. No, da noi, il lavoro lo crea l’imprenditorialità, con le sue piccole e piccolissime imprese la cui dimensione – non ce lo dobbiamo nascondere – ci procura dei “grattacapi”, soprattutto quando si tratta della loro proiezione internazionale. Ma questa è un’altra storia.

Il PD Marche deve sostenere e sostiene attivamente l’imprenditorialità in tutte le sue sfaccettature. Che si tratti di imprenditoria giovanile, femminile, quella legata alle nuovissime tecnologie, al mondo delle start up, alle nuove imprenditorialità, principalmente a nuovi servizi richiesti da una società che muta rapidamente, che si tratti di imprenditorialità collegata a modelli economici del futuro, legati alla condivisione o il riutilizzo delle cose.

Contenere la spesa sarà sempre un’azione benvenuta. Ma quando apprendiamo che gran parte della nostra spesa pubblica è legata agli stipendi dei nostri concittadini e a prestazioni sociali per i nostri nonni, per i nostri genitori e per noi stessi, dobbiamo capire subito che la via della salvezza si chiama “guardare al mondo come il nostro mercato”.

Dobbiamo cercare, siamo costretti a guardare e puntare su altre fonti di introiti per continuare a garantire uno “sviluppo senza frattura”.
E per fare questo salto straordinario, solo l’imprenditorialità marchigiana e quella italiana sembrano essere – al momento – l’unica via per garantirci un obiettivo strategico essenziale che il PD Marche intende trasformare in un proprio cavallo di battaglia.

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