Dopo l’euforia per aver vinto un campionato europeo arriva il momento delle analisi.

Per capire la portata dell’impresa realizzata dall’allenatore marchigiano Roberto Mancini, (giocatore di successo ma senza trofeo mondiale né europeo), basti pensare a questo. L’ultima volta che l’Italia vinse il campionato europeo, gli esseri umani non erano ancora sbarcati sulla Luna. Era il lontano 1968.

Che cosa spiega il successo della nostra nazionale?

Si è trattato di una strategia vincente che deve assolutamente trasformarsi in una grande lezione del calcio al mondo imprenditoriale ed industriale marchigiano. Perché si tratta di un capolavoro strategico che ha un’impronta marchigiana, perché si è trattato di un modus operandi al quale non dobbiamo aver paura di dare un nome e un cognome (“Dottrina Mancini”) e infine perché è un successo che si può replicare in altri ambiti.

Malgrado tutto sia stato deciso ai rigori, la squadra nazionale di calcio ha ricevuto il giudizio unanime degli osservatori ovunque nel mondo: l’Italia ha meritato di vincere e ha fatto vedere uno dei giochi migliori. Ha cambiato il suo modo di giocare universalmente riconosciuto e questo ha sorpreso tutti.

Di fronte a risultati storici come questi, si può chiamare in causa la fortuna per i rigori, ma non il caso per i successi a catena. Roberto Mancini porta a casa un risultato che ha una storia, fatti, scelte, numeri che parlano chiaro.

Il giorno della finale, i numeri erano questi: 33 gare utili consecutive, 27 vittorie e 6 pareggi. L’ultima sconfitta risale al 10 settembre 2018, il record dell’Italia di tutti i tempi.

Onore agli avversari che non raggiungevano una finale dopo l’ultima coppa del mondo vinta nel 1966 e che hanno ceduto solo al migliore e al più temuto degli avversari.

Questi 4 elementi (una strategia chiara e ben definita, un giudizio unanime e planetario sul merito della vittoria, risultati positivi che durano da quasi 3 anni e avversari che hanno anche loro dimostrato capacità di rivoluzionare), la dicono lunga sul come la Storia racconterà questo evento di larghissima portata.

Adesso, quali sono le lezioni da trarre da questa vittoria per la nostra imprenditoria locale e nazionale, oltre ad approfittare di questa immensa e rinnovata pubblicità per il nostro paese e il nostro territorio?

Bisogna avere “il coraggio di fare le cose come non le abbiamo mai fatte prima”. Cambiare per vincere. Uno degli elementi che spiegano il successo di Roberto Mancini e della squadra nazionale è quello di aver “abbandonato la strada della difesa a oltranza”. Bisogna giocare in attacco.

Un allenatore con grande esperienza accumulata nello spazio (Italia e estero) e nel tempo (gestisce la squadra stabilmente e fa l’allenatore da molto tempo).

Conoscere le mentalità degli altri paesi in termini di filosofia calcistica, metodi di allenamento, difficoltà di gestione di giocatori con ingaggi stellari, di diversi caratteri, provenienze, origini e nazionalità, hanno sicuramente pagato.

Non dimentichiamo una grande capacità di gestire gruppi, di circondarsi di persone capaci e in grado di stimolare il gruppo per raggiungere grandi risultati. Ecco che cosa possiamo imparare.

Le nostre imprese devono continuare o cominciare a fare altrettanto. Avere il coraggio di intraprendere in luoghi lontani per il beneficio delle nostre comunità marchigiane e italiane.

Perché conoscere il mondo, altri popoli aiuta. Valeva ai tempi di Marco Polo e di Padre Matteo Ricci e continua a valere anche oggi.

Ecco perché la nostra imprenditorialità non deve avere paura di “guardare al mondo come il proprio mercato”.

In questo mese di luglio in terra britannica una vittoria l’hanno incassata. Dopo uno sviluppo durato per ben 17 anni, Richard Branson, il fondatore della Virgin Galactic ha inaugurato l’era del turismo spaziale raggiungendo con successo i confini dello spazio a bordo del suo aereo a razzo.

Tutto questo deve dare coraggio alla nostra imprenditorialità.

Bisogna fare e agire da subito perché “siamo in un mondo non semplicemente cambiato ma completamente nuovo” come piace dire ad Andrea Guerra, uno dei top manager italiani e riconosciuti nel mondo.

Rivoluzionare significherà anche “non escludere né marginalizzare l’altra metà del cielo marchigiano” mettendo fine, il più rapidamente possibile, alle discriminazione di genere e all’esclusione delle donne dal mondo economico imprenditoriale marchigiano e nazionale.

Ricordiamoci di “concedere una corsia preferenziale al settore agroalimentare marchigiano”.

Tra meno di 18 mesi ci saranno di nuovo i Mondiali. Sarà un’altra storia, in una zona geografica e in un mondo che potrebbe contribuire a tante sorprese, ma un contesto nel quale possiamo – come sempre – ancora dire la nostra, sperando che nel frattempo la nostra imprenditorialità sia cresciuta sia a livello nazionale che internazionale.

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