Con l’avvio delle operazioni in Iraq per riconquistare la città di Mosul – caduta nelle mani dei fondamentalisti nel 2014 segnando l’inizio della fuga di migliaia di persone – inizia anche la chiusura di un capitolo storico che apre di nuovo sull’ignoto.

Il rischio di un disastro umanitario è elevato, nuovi profughi potrebbero aggiungersi ad altri milioni di sfollati da anni.

La posta in gioco non ci deve far dimenticare il difficile contesto storico ed economico nel quale l’Europa, l’Italia e le Marche si stanno muovendo.

Le conseguenze di disgregazione dovute alla Brexit continuano il loro corso e rischiano di portare ad un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia, che vuole restare in Europa. Non solo gli inglesi, lo Stato e la Monarchia accetteranno difficilmente di nuovo questa possibilità, ma anche il suo esito rimane comunque incerto. Questa crisi rischia di scavare ulteriori divisioni sul continente europeo, capaci di coinvolgere altri paesi membri, sia direttamente (Irlanda) che indirettamente (Malta, Cipro e paesi dell’Europa dell’Est).

Oltre all’offensiva militare in Iraq e la Brexit, bisogna considerare anche le conseguenze dell’esito delle recenti elezioni in Germania, senza considerare le tornate elettorali del 2017.

Solo durante il 2015 Berlino ha accolto più di un milione di rifugiati. Le elezioni di recente tenutesi in Germania hanno segnato una chiara condanna della politica di immigrazione della Cancelliera Merkel, con un crollo del consenso per il suo partito e una crescita per quelli xenofobi contrari all’Europa.

Per quanto riguarda la moneta unica in Germania – al momento – l’Euro non è in discussione, mentre rimangono pressioni forti a causa delle politiche di austerità e di controllo dei bilanci sugli altri paesi, per l’idea propagandistica secondo la quale “i tedeschi non devono sempre pagare per gli altri”. Specialmente se sono del Sud dell’Europa, aggiungiamo noi.

La crisi del mancato colpo di stato in Turchia sta scemando. Un po’ perché il Governo ha fatto un’operazione massiccia di “epurazione” in tutti in settori della vita pubblica e privata, un po’ perché è considerato un “prezioso alleato” della Nato, coinvolto nelle operazioni logistiche dell’alleanza e in quelle militari in Iraq. E in gran parte perché la Turchia, con il fatto di dover ricevere miliardi di euro dall’Europa per bloccare l’arrivo di ulteriori profughi, sembra essere stata “graziata” dalla stampa internazionale.

Il recente omaggio alle vittime dell’attentato di Nizza del 14 Luglio scorso, data simbolo per la Francia, ci ricorda l’incognita della variabile terrorismo sul territorio europeo. Ma anche che ci sono stati molti attentati, scoperti in tempo, molti arresti, espulsioni ed altre misure preventive che, purtroppo, ancora non annullano il rischio di essere nuovamente colpiti anche da combattenti europei di ritorno dalle zone di guerra.

Non basta. La crisi aperta tra Russia e altri paesi della Nato dell’Europa dell’Est da una parte e il suo intervento in Siria dall’altro, rischiano di penalizzare ulteriormente e definitivamente le aziende marchigiane. Infine, c’è anche la difficoltà di decifrare le conseguenze delle prossime elezioni per la Presidenza degli Stati Uniti in una campagna diventata molto violenta e squallida.

Un’Europa incapace di lanciare un serio programma di crescita economica nonostante il Piano Juncker, il Quantitative Easing di Mario Draghi e delle banche, che dovrebbero adesso prestare soldi più facilmente. Un’Italia che fatica a raggiungere un tasso di crescita economica dell’1%, ora concentrata sul referendum. Che cosa dobbiamo fare noi nelle Marche?

Manca poco a Gennaio 2017. Questo anno segnerà l’insediamento di un nuovo leader alla Casa Bianca, le elezioni presidenziali in Francia, che determineranno la visione per il futuro dell’Europa e lo storico anniversario dei Trattati di Roma firmati nel 1957.

Il 2017 è vicino e avvierà un mondo nuovo, per l’ennesima volta, in pochi decenni. Dobbiamo pensare a salvare l’Italia con più internazionalizzazione, mantenere in vita quest’Europa, oggi in crisi profonda e sostenere le Marche a tutti i costi. Come? Agire per proteggere i posti di lavoro, aumentare l’occupazione, soprattutto femminile, puntando sulla vivace imprenditorialità marchigiana, mantenendo e sostenendo anche quella esistente, di qualsiasi tipologia essa sia.

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