Nelle Marche i dati sull’andamento della creazione delle imprese non sono ovunque positivi. Questo ci spinge ad iniziare il 2020 ricordando che le imprese sono un fattore costituente importante in una Regione come la nostra e, di conseguenza, va prestata attenzione alle loro esigenze e richieste presenti e future.

Nelle Marche, nel passaggio dalla mezzadria all’attività industriale, l’imprenditorialità ha infatti assunto un carattere tale da costituire valore strategico per la collettività marchigiana. Non dimentichiamo che anche le attività imprenditoriali saranno chiamate a risolvere le nostre problematiche legate agli anni d’argento (domotica), alla questione dei rifiuti come materia prima, alla questione del passaggio progressivo verso l’economia circolare.

Siamo una regione (ed un paese) molto orgogliosa(o) di saper creare e produrre un pò di tutto. Da secoli abbiamo accumulato esperienza, creatività e trovato mezzi finanziari necessari per essere in grado di produrre più di quanto consumiamo.

Ecco perché nonostante il nostro export vada per oltre il 70% verso la Destinazione Europa, il “mondo deve essere il nostro mercato”. Ecco perché uno degli obiettivi e dei passaggi obbligati nei prossimi mesi ed anni deve diventare “l’aumento esponenziale degli esportatori abituali”. Ecco perché dobbiamo trovare il modo di aumentare i margini per le imprese. Ecco perché bisogna procedere con un mix di dottrine imprenditoriali e manageriali. Ecco perché serve anche un luogo per poter dibattere ed affrontare tutte queste sfide e dove generare sinergie necessarie ad aprire la via dell’internazionalizzazione.

Per ottenere questo risultato, dobbiamo compiere un passaggio strutturale a tutti i livelli.

Le stesse imprese devono intraprendere un cambiamento, così come l’Amministrazione pubblica locale e regionale, nonchè il Governo nazionale, soprattutto nell’utilizzo e nella gestione pratica delle nostre relazioni estere.
Questo passaggio strutturale non si farà da solo e non basterà fare le cose come non le abbiamo mai fatte prima. Servono e serviranno “donne e uomini necessari”. Siamo una regione che ha poche materie prime, che esporta più di quanto importa e da come si disegna il mondo di domani – che cresce principalmente in Asia e nei due continenti americani – le cose continuano così.

Come la Germania, dobbiamo prendere con coraggio ed orgoglio la strada che porta verso il surplus commerciale per poter finanziare il funzionamento del nostro stato e mantenere il nostro livello di benessere. Dobbiamo garantire alle nostre imprese l’accesso ai mercati internazionali senza chiuderci le vie di approvvigionamenti. Si tratta di obiettivi raggiungibili.

Oltre il livello locale, del quale abbiamo parlato sopra, bisogna prendere atto che – dal dopoguerra – l’attività imprenditoriale nelle Marche non ha più soltanto un carattere geografico locale. Anche perché molta della ricchezza creata dalle nostre imprese viene anche generata fuori regione nelle zone limitrofe, nelle altre regioni italiane, in Europa e nel mondo.

Questo è un fattore che dobbiamo accettare e riconoscere prima possibile come vincolo strategico e trarne tutte le conseguenze del caso. Dobbiamo smettere di stare sempre sul binario sbagliato ad ogni nuovo passaggio del treno dell’internazionalizzazione.

Visto il modello economico marchigiano nel quale viviamo oggi, con le varie sfide che ci aspettano – tra cui possiamo citare la popolazione che si sta avvicinando alla soglia del 25% sopra i 65 anni; il mancato inserimento delle donne nel sistema economico; oltre 6.000 donne in più rispetto ai colleghi uomini iscritte nei 4 Atenei marchigiani nell’anno di immatricolazione 2017/2018 – le imprese marchigiane (e di tutta Italia) hanno l’obbligo di internazionalizzazione in quanto bisogna puntare a generare un livello di ricchezza necessario per affrontare tutte queste sfide.

Come lo abbiamo ribadito più volte, l’internazionalizzazione per le Marche non è una scelta, ma è un obbligo, guidato dalla voglia di far sopravvivere un sistema economico che ha lo “sviluppo senza fratture” tra le sue missioni principali a favore della collettività regionale e nazionale.

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