Oggi, gli imprenditori italiani si concentrano anche sulle prospettive di crescita all’estero? Si domandano quali siano i mercati attuali più attraenti per le proprie aziende? L’analisi e i dati dimostrano che non è sempre così. Per favorire le esportazioni italiane si parla di più della crisi dell’Euro o dei suoi limiti.

Eppure per salvare la nostra economia abbiamo bisogno che la stessa cresca a più dell’1%. Abbiamo bisogno di fare uscire dalla crisi questo paese, che conta numerose aziende le cui attività dipendono in larga parte da un mercato interno non sempre performante come potrebbe.

Abbiamo bisogno di non frenare la creazione di nuove imprese italiane di alta tecnologia. Non dobbiamo essere corresponsabili dello scempio che costringe giovani inventori, creatori e imprenditori italiani a vendere le loro aziende perché mancano di sbocchi commerciali. Abbiamo bisogno di lanciare, prima possibile, alcune aziende italiane di altissima tecnologia che, nonostante il loro status di start up, hanno vocazione ad avere “il mondo come loro mercato”.

In un momento nel quale la generazione degli imprenditori nati o che hanno aziende che si sono sviluppate nel dopoguerra o negli anni del boom si stanno avviando verso la pensione o ci stanno lasciando, abbiamo bisogno di assicurarci che le aziende che derivano dalla o che puntano sulla reputazione del Design e della creatività italiane e del Made in Italy, in generale, possano “spiegare le loro vele” prima possibile con l’obiettivo di conquistare il mondo.

Forse, ragionando in termini di posti di lavoro, – e questa della creazione di posti di lavoro è una priorità per il PD Marche – potremmo finalmente vedere un cambio di passo nella conquista dei mercati internazionali. L’annuncio dell’azienda lombarda Brembo – un investimento di circa 35 milioni di euro in Messico – è un esempio di internazionalizzazione che arreca beneficio indirettamente ai lavoratori italiani e al paese, visto che queste attività – da svolgere in America Centrale – puntano ad uno dei più grandi mercati del mondo.

Proviamo pertanto ad invertire il ragionamento. Quanti posti di lavoro abbiamo nelle Marche che dipendono dal mercato interno? Quanti posti di lavoro abbiamo che dipendono dall’export?

Forse, ponendoci la domanda in questi termini, riusciremo finalmente a veder decollare le attività estere delle aziende marchigiane e un costante aumento della conquista dei mercati internazionali, che per noi hanno – per fortuna – ampi spazi di sviluppo anche basandoci sul mero aumento delle esportazioni e non solo sulle capacità delle imprese di aumentare le loro attività all’estero.

Lo status riconosciuto alle Marche di territorio a forte vocazione manifatturiera è un “inconveniente” se crolla il mercato interno, ma diventa un vantaggio se decidiamo di conquistare i mercati internazionali. Pensiamo alle regioni italiane o europee che hanno un forte potenziale turistico e pertanto capaci di attrarre tantissimi turisti verso il loro territorio, ma che non hanno un tessuto imprenditoriale in grado di sfruttare la straordinaria crescita economica che si è sviluppata nel mondo lontano in Asia, in Sud America o anche in Africa.

Nelle Marche, invece, abbiamo entrambe le sfaccettature di questo nuovo mondo del XXI secolo. Ma sembra quasi che non siamo in grado di riuscire ancora a percepirlo nel modo giusto, a capirlo come si dovrebbe.

Nei confronti delle imprese, dobbiamo cessare le nostre attitudini di genitori ansiosi che vedono la piazza fuori casa, nella quale i bambini giocano, come un luogo di rischi e non un luogo di opportunità.

Fino ad oggi, non possiamo negare che proteggere ci ha aiutati e tranquillizzati, come il catenaccio nel calcio. Ma adesso è arrivato il momento di cambiare. Anche gli altri paesi hanno imparato a difendersi.

Dobbiamo cambiare per molti motivi.

Dobbiamo cambiare perché siamo sempre stati abituati, da decenni, ad una economia a bassa crescita, mentre non è così dappertutto.

Dobbiamo cambiare perché lo spazio di gioco delle imprese si è fatto più grande dell’Europa, sulla quale siamo molto presenti, e perché ormai il mondo è la piazza sulla quale siamo chiamati a giocare.

Dobbiamo cambiare perché siamo chiamati ad agire sempre più velocemente, sempre più in attacco e sempre più anticipando i cambiamenti che continueranno ad esserci.

Cambiare. Questo è il destino del mondo da quando esiste, questo è il destino dell’Italia se vuole uscire dalla crisi e questo è il destino delle aziende marchigiane per garantire uno sviluppo senza fratture.

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