Per i paesi occidentali e per l’Europa le questioni sociali e di sicurezza oggi rimangono – giustamente – e lo saranno anche domani, il centro delle attività politiche ed economiche.

Ma nel frattempo, mentre cerchiamo di rafforzare la capacità di creare posti di lavoro in un mercato interno colpito da una profonda sonnolenza, mentre cerchiamo di difenderci dalle minacce esterne ed interne, mentre cerchiamo di rispondere alle nuove sfide tecnologiche ed ambientali, è importante guardare all’evoluzione del mondo che ci circonda.

Poche settimane fa, in occasione di una conferenza internazionale, dal 14 al 15 Maggio 2017, la Cina è riuscita a riunire i leader di 64 paesi del mondo. Questi rappresentavano oltre quattro miliardi di individui, che corrisponde a più del 50% del genere umano.

L’obiettivo del Presidente della Cina Xi Jinping era quello di presentare e lanciare un modello di globalizzazione che, tuttavia, vuole evitare di qualificare “di stampo cinese”.

Ma proprio questa azione cinese la si può già sentire “sotto casa”, come accade in Grecia dove il porto del Pireo è salito – dal quasi centesimo posto – tra primi 40 porti al mondo per capacità di movimentazione delle merci.

Per fortuna – contrariamente ad altri paesi europei – l’Italia non ha disertato questa conferenza. Anzi.

E ci sono buone ragioni per essere ai primi posti a guardare ciò che succede. Perché quello che si chiama la “nuova via della seta”, con un collegamento ferroviario che ha già iniziato le sue attività, è riuscito a dimezzare il tempo di trasporto via mare per i container.

A questo dato di fatto, aggiungiamo eventi straordinari che succedono dall’altra parte dell’Oceano, come in Panama. La decisione di questo paese dell’America centrale, tradizionalmente schierato sulle posizioni degli Stati Uniti, di non riconoscere più Taiwan ma Pechino come rappresentante della sovranità cinese, ci permette di affermare che siamo davanti ad una nuova era da un punto di vista delle relazioni internazionali, così come delle relazioni politiche ed economiche a livello mondiale.

Altro fattore che influenzerà il futuro delle relazioni politiche ed economiche mondiali è la posizione geografica della Russia in questo nuovo contesto, poiché, per estensione territoriale, la “nuova via della seta” attraversa il suo territorio o quelli sotto la sua influenza.

Poi, questa occasione – con investimenti di risorse altrui e verso destinazioni mondiali – fornisce una straordinaria opportunità come sbocco di maggiore sfruttamento e trasporto efficiente delle sue enormi materie prime.

Le Marche e l’Italia sono avvertite.

E questa volta, cerchiamo di non perdere il treno della globalizzazione, marcato – nuovamente – da una ulteriore accelerazione della movimentazione delle merci.

Possiamo parteciparvi senza tradire le nostre origini, le nostre radici.

In questo futuro, fatto di azioni di paesi come la Cina, ma che coinvolgono la Russia e altri paesi influenti dei cosiddetti Brics che qualcuno dava per morti, parliamo dell’avvio di un processo davvero senza precedenti per dimensioni, nel quale – ripetiamo – il “Made in Marche” e il “Made in Italy” devono rapidamente trovare un loro collocamento.

Se per alcuni la straordinaria capacità produttiva in termini di volumi, i trasporti internazionali, la posizione geografica e le ricchezze del sottosuolo sembrano essere gli unici assi, per noi nostri punti di forza devono restare l’ottima capacità manifatturiera di altissima qualità, creatività, maestranze, padronanza e competenze tecnologiche.

Infine, non dimentichiamo la capacità di inclusione di giovani e delle donne nei processi industriali, agricoli e artigianali.

Puntiamo ad una produttività che non richieda di sacrificare inutilmente salute ed ambiente, perché entrambi sono e saranno le basi per sopravvivere anche in questa ondata di globalizzazione che al momento sembra darci e vederci perdenti troppo in anticipo.

Il nostro territorio, con la sua bellezza, potrà inoltre servire da oasi di riposo e di “ammirazione del bello” e di “assaggio del buono” in un mondo che presto, dal correre troppo, troverà nelle Marche un territorio abituato ad un buon equilibrio tra lavoro e qualità della vita.

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