L’Asia è il continente nel quale si concentra ormai la fetta più importante della popolazione mondiale.
Le previsioni indicano un’economia globale che dovrebbe crescere più fortemente rispetto al passato e in effetti in molte parti dell’Asia l’economia ha già ripreso a correre. Questo ha avuto l’effetto positivo di continuare a trainare le grandi imprese esportatrici italiane ed europee, che realizzano gran parte del loro fatturato da quelle parti. Non bisogna dimenticare che molte imprese e industrie europee realizzano ormai più del 50% del loro fatturato all’estero.
Non è pertanto una leggenda metropolitana che i principali beneficiari del rapido aumento del commercio mondiale siano le grandi aziende europee.
Il mercato globale non è negativo per tutto e per tutti, basti pensare all’enorme saldo export positivo che paesi come la Germania e l’Italia sono in grado di realizzare.
Nelle Marche e in Italia, l’obiettivo strategico prioritario consiste nel produrre e investire affinché le ricadute positive dell’export portino vantaggi anche alle aziende di più piccole dimensioni. Questa è quella che chiamiamo la sfida dell’Internazionalizzazione.
Dal punto di vista dell’economia interna, in Italia e in Europa al momento stiamo andando un pò a rilento, anche perché la priorità assoluta è – giustamente – concludere le attività di vaccinazioni e provvedere a proteggere vite umane.
L’espansione del mercato internazionale ci deve portare sulla strada dell’ottimismo per quanto riguarda la sopravvivenza in Italia delle nostre imprese e industrie, a patto che queste sappiano cambiare (digitalizzazione, sostenibilità, economia circolare) per servire i mercati secondo i nuovi criteri stabiliti dai consumatori internazionali e da vincoli come fare commercio in rete.
In un paese manifatturiero come il nostro, l’Amministrazione pubblica e i cittadini devono imparare a gestire e a conoscere i vincoli di un’economia fortemente orientata all’export.
Le Marche e l’Italia rappresentano una regione e un paese nel quale si produce più di quanto si consuma. La produzione manifatturiera e i maggiori flussi di scambi mondiali consiste principalmente in prodotti intermedi (70%). Questo dato indica che la maggior parte dei prodotti fabbricati rappresenta una materia prima per un’altra impresa o per un altro operatore industriale. Pensiamo soltanto ai prodotti chimici di base, ai semiconduttori, al petrolio, al legname oppure ai fabbisogni delle case automobilistiche che portano automaticamente a fermare linee della produzione.
Questa pandemia mette a rischio la nostra posizione manifatturiera non perché siano diminuiti gli ordini ma perché nel settore industriale è difficile elaborarne di nuovi se poi vengono a mancare importanti materie prime oppure prodotti intermedi necessari per realizzare il prodotto finale.
E non si tratta solo di pandemia, visto anche il recente incagliamento della nave porta container Ever Given, che ha bloccato il Canale di Suez il 23 marzo 2021, provocando un enorme collo di bottiglia e di conseguenza mancate consegne di materie prime o prodotti intermedi ovunque nel mondo.
Questo incidente ci ha dimostrato quanto sia complessa la struttura del commercio internazionale e dovrebbe renderci tutti più coscienti del posto e del ruolo che occupa la nostra economia italiana nel mondo. In quanto paese industrializzato, ne dobbiamo tenere conto.
Nelle Marche e in Italia, conoscere, analizzare e gestire i vincoli e le opportunità dei mercati internazionali devono diventare il nostro pane quotidiano per acquisire una maggior consapevolezza sul perché l’internazionalizzazione sia e rimane un obiettivo strategico.