La popolazione mondiale è cresciuta e continua a crescere in maniera straordinaria, mentre l´Italia si dibatte con una natalità tra le più basse al mondo. Come se non bastasse, mentre i migranti arrivano sulle nostre coste, giovani italiani con una formazione costata soldi e sacrifici alla collettività lasciano il paese per andare a trovare un lavoro altrove nel mondo. Lasciano un´università molto cambiata, che si sforza di mettersi in relazione con le imprese, che favorisce la nascita di start up e nella quale – almeno nelle Marche – ci sono più donne iscritte rispetto agli uomini.
Il nostro paese è attualmente colpito dal fenomeno della senilizzazione della società, nella quale oggi vediamo aumentare vertiginosamente il numero di pensionati non solo tra operai, ma anche tra insegnati e medici.
La crescita economica non abita più nel nostro paese che conosce un mercato interno in crisi oppure sotto casa nei paesi europei tra i quali molti sono in crisi. La ricerca e la scoperta non sono più l´appannaggio delle società, delle imprese o delle università occidentali. E la lotta per accaparrarsi i migliori talenti per queste entità è diventata una competizione che richiede di lavorare sull´attrattività delle proprie strutture e dei propri territori.
Questa situazione non lascia scampo alle imprese che hanno sempre lavorato solo a livello nazionale.
La crescita economica si è invece spostata lontano da casa nostra. E questo costringe le imprese ad andare a cercare i propri clienti di beni e servizi sempre più lontano da casa dove è richiesto di adattarsi alle regole e ai gusti dei mercati locali oltre ad un inevitabile veloce apprendimento delle lingue.
Siamo costretti ad ammettere che il mondo si rinnova completamente, in maniera costante, e che questo accade su periodi, intervalli di tempo, sempre più brevi, come è successo per il passaggio dal computer, al tablet fino allo smartphone che utilizziamo oggi. Questo lo dobbiamo alla trasformazione dei modelli economici (e-transformation) che ha inciso profondamente sul “modus vivendi” di intere popolazioni e sul “modus operandi” delle aziende nei paesi industrializzati che si stanno orientando – con lentezza – verso l´industria 4.0. Senza dimenticarsi che rimangono da affrontare anche la sfida dell´economia circolare, legata a processi di innovazione sostenibile, della sharing economy o economia della condivisione.
L´Italia del miracolo economico è in affanno da anni. Perché conosce una crescita economica che riesce a superare a fatica l´1%, almeno dagli anni 90´, e questo e´ un disastro per un paese industrializzato come il nostro.
Sono allarmismi ? No, si tratta di mere costatazioni. Si tratta di fatti reali in gran parte già avvenuti o in fase di avvenimento. Questi fatti corrispondono a realtà che dobbiamo cominciare ad accettare, a conoscere prima di affrontarle.
Eppure, l´Italia e le Marche hanno portato qualcosa al mondo. Dalle luci, dalle calzature alle fisarmoniche, dai mobili agli elettrodomestici. Dai macchinari industriali alla carta, dal vino ai prodotti congelati.
Dopo gli ultimi avvenimenti legati al fallimento della riforma costituzionale in seguito ad una decisione sovrana del popolo italiano, dopo il rallentamento della crescita economica in paesi emergenti come il Brasile in crisi e la Cina che deve sviluppare il suo mercato interno – ed infine – la recrudescenza della guerra in Medio Oriente e l´ultimo attacco terroristico che ha colpito Berlino, il PD Marche si deve mettere rapidamente al lavoro.
Diventa urgente definire strategie per le Marche in grado di aiutare a mantenere i livelli di occupazione, gli attuali posti di lavoro, ma anche di crearne di nuovi. Diventa urgente stimolare lo sviluppo per affrontare nuove sfide strutturali e imprenditoriali e per conquistare nuovi mercati.
Diventa urgente mettere in piedi una strategia in grado di creare quello che abbiamo già fatto in passato. Il PD Marche si deve fissare l´obiettivo di essere uno degli attori principali di un “miracolo economico marchigiano” – basato sulla preservazione della pace e della sicurezza come prime condizioni – capace di diventare un modello per l´Italia.