Le lezioni della pandemia sono state pesanti. Nel 2021, l’Italia dovrebbe diventare il centro del mondo con un Global Health Summit, cioè un Summit Globale sulla Sanità.

Il Covid-19 ha lasciato dietro molti morti. Vedove, vedovi – in una regione ormai vicina al 25% della popolazione sopra i 65 anni – orfani e un sistema economico-imprenditoriale molto vicino al collasso.

Se vogliamo sperare di ripartire, insieme a sicurezza sanitaria e sociale, lavoro, salvaguardia delle competenze, è prioritario investire sulla conoscenza e privilegiare l’innovazione. Ce lo impone l’eccezione marchigiana con il suo primato imprenditoriale.

Dobbiamo fare presto per evitare il collasso completo. Il sistema economico e sociale è stato costruito nel tempo con sudore e con la promessa di uno sviluppo senza fratture.

Il sistema delle PMI rappresenta una vera e propria spina dorsale dell’economia italiana ed anche europea. Su quello bisogna appoggiarsi e puntare come precondizione per avere successo nel lungo termine. Anche le imprese devono trascinarsi fuori dalla crisi.

Gli strumenti sovranazionali come il programma Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) dell’Unione Europea sono per un sostegno temporaneo. Non saranno pertanto azioni sufficienti.

Le Marche sono un territorio imprenditoriale che non deve assumersi il rischio di far reggere la propria sopravvivenza economica esclusivamente su sussidi. Bisogna guardare al futuro.

C’è una rivoluzione in atto che non dobbiamo ignorare. Circa 40 milioni di persone in Europa sono entrati nei programmi di riduzione dell’orario lavorativo.

Per l’Italia, le sfide del futuro non riguardano soltanto l’accesso ai mercati in un nuovo contesto di chiusura delle frontiere internazionali, nel quale le merci continuano a viaggiare, ma gli imprenditori invece stanno a casa o nelle fabbriche.

Se dovesse essere introdotto il salario minimo, questo richiede di pensare nuovamente ai prezzi dei nostri prodotti e al loro posizionamento sui mercati interni e internazionali.

Tutte queste sfide – insieme a quelle vecchie – mettono a rischio la sopravvivenza di un gran numero di imprese marchigiane: agire presto per prendere tutte le misure necessarie.

Il calo dell’export in una regione abituata ad avere un saldo positivo nella bilancia commerciale non fa che aumentare le preoccupazioni. Bisogna sfruttare tutte le opportunità, sia quelle del mercato unico che quelle nel mondo, lontano da casa, specialmente in Asia.

Il 2021 sarà un anno speciale. Non sappiamo in quale direzione andrà la pandemia. Ma ci dovrebbe essere l’aggiornamento della politica industriale europea. Le giovani generazioni continuano a chiedere un cambio radicale per salvaguardare il pianeta. Ma questo non è un problema, perché è compatibile con imprenditorialità, creatività, eguaglianza di genere.

Per tutte queste ragioni, oltre al rilancio dell’economia interna, l’internazionalizzazione era e deve restare una scelta strategica per le imprese delle Marche, con la difficoltà aggiuntiva che questa strategia va implementata con il grande vincolo di essere una regione fortemente imprenditoriale dove più del 90% è micro-impresa cioè ha meno di dieci addetti.

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