Introduzione
Giunge al termine un 2019 che sarà ricordato anche come l’anno del 50° anniversario dell’allunaggio. Ma c’è di più. Se nel 1969 al momento del lancio dell’Apollo 11 – la missione spaziale che portò i primi uomini sulla Luna – JoAnn Morgan, ingegnere, era l’eccezione in quanto unica donna nella sala di controllo del Kennedy Space Center, mezzo secolo dopo si vede più protagonismo al femminile.
Basti pensare ad alcuni eventi che hanno segnano il passo della Storia negli ultimi tre mesi.
A ottobre la notizia della prima passeggiata spaziale di due astronaute statunitensi, Christina Koch e Jessica Meir, ha fatto il giro del mondo, assistite da Luca Parmitano primo italiano al comando della Stazione Spaziale Internazionale. A novembre il Cern di Ginevra conferma Fabiola Giannotti direttrice generale di uno dei più importanti laboratori di fisica al mondo. Mai avvenuta una riconferma, per giunta femminile. Alla fine dello stesso mese, alla Ministeriale ESA di Siviglia del 27-28 novembre, viene annunciato il ritorno nello spazio dell’astronauta Samantha Cristoforetti. A dicembre Miss America 2020, Camille Schrier, è una biochimica e per la prima volta, in un concorso di bellezza, dà spettacolo per le proprie abilità scientifiche. E questo a fine di un 2019 da ricordare anche come “anno Unesco della tavola periodica degli elementi chimici”.
Episodi diversi, eppure singoli punti da collegare con un tratto comune per tracciare la traiettoria di riferimento e farne la stella polare: aprire sempre più la società alla scienza e la scienza alla società.
Questi episodi non sono stati citati alla Settimana dello Spazio – che ho ideato per il progetto OsimoLab ed organizzato ad Osimo dal 4 al 10 ottobre come adesione alla World Space Week – esclusivamente per ragioni cronologiche, in quanto non avvenuti prima, ma solo dopo quella Settimana celebrata a livello mondiale.
Si tratta di eventi – passeggiata spaziale al femminile (18 ottobre), la riconferma di una donna alla guida del CERN (6 novembre), il ritorno di Samantha Cristoforetti nello spazio (28 novembre), Miss America 2020 biochimica (19 dicembre) – destinati, nel lungo periodo, a fare la storia della scienza al femminile.
Tuttavia sono fatti che non devono passare inosservati neanche adesso: grazie al loro impatto mediatico, infatti, hanno mantenuto accesi i riflettori sul binomio “donne e STEM” e rafforzato la mia personale convinzione di dover continuare ad organizzare nelle Marche altri eventi coinvolgendo sempre più role models femminili.
Una convinzione maturata già da tempo, non solo adesso.
Eventi 2019
Nel corso del 2019 ho organizzato una serie di eventi dedicati alla divulgazione scientifica per valorizzare le Marche, il più articolo dei quali la Settimana dello Spazio ad Osimo, come adesione alla Settimana mondiale (4-10 ottobre).
Si è trattato dell’unico evento regionale e distintosi anche a livello nazionale per essere stato il solo ad ottenere contemporaneamente i patrocini di ASI, ESA, INAF e GSSI. Sono intervenuti numerosi relatori e tra le testimonianze di leadership al femminile Annamaria Nassisi (fisico, manager di Thales Alenia Space, associazione Women in Aerospace Europe) ed Ersilia Vaudo (astrofisica, Chief Diversity Officer dell’ESA). Due illustri ospiti che attraverso la loro esperienza hanno raccontato come valorizzare il contributo delle donne in ambito scientifico, tecnologico, aerospaziale a vantaggio del paese. Due brillanti testimonianze. Scelte non casuali. Esattamente un mese prima, infatti, l’11 settembre, andai a Roma in giornata, in occasione del XXV congresso AIDAA 2019 dell’Università La Sapienza, per conoscerle ed invitarle di persona. All’incontro avrei incontrato anche la prof.ssa Amalia Ercoli Finzi, la prima ingegnere aerospaziale italiana. Non smetterò mai di ringraziare Annamaria Nassisi ed Ersilia Vaudo per disponibilità, professionalità e stima nei miei confronti, resa pubblica ad Osimo per la tenacia con cui ho cercato di fare sistema attorno al “tema spazio”, percepito – specialmente nelle Marche – ancora troppo distante. In questa regione, in particolare, se ne dovrebbe parlare di più, non fosse altro che per il contributo storico di illustri marchigiani quali Enrico Mattei e Giuseppe Occhialini di cui dirò di seguito.
Ripercorrendo l’anno, ho iniziato il 2019 organizzando un evento l’11 febbraio – in occasione della Giornata mondiale ONU delle donne e ragazze nella scienza – per valorizzare ogni lettera STEM con testimonianze femminili di donne marchigiane che ho cercato e scovato personalmente. Per la m di matematica ho coinvolto Raffaella Servadei (qualche mese dopo, in un articolo pubblicato online il 19 novembre, avrei letto di questo nominativo come tra i più citati al mondo). Dopo poche settimane da quell’11 febbraio, i riflettori si accesero sulla matematica in quanto il 19 marzo il premio Abel dedicato al tema – conferito dalla Norvegia ogni anno – sarebbe stato assegnato per la prima volta ad una donna: la matematica Karen Uhlenbeck.
Ora, essendo la fine dell’anno tempo di bilanci, cerco di fare sintesi e di trovare un elemento comune a quanto fatto.
Così scopro che le iniziative ideate nel corso del 2019 sono tutte legate da una costante matematica: la scelta di portare a livello locale temi considerati di nicchia (esopianeti, idroponica, buchi neri, matematica, chimica, ecc) ma che avrebbero trovato tutti, a distanza di qualche mese, un forte impatto mediatico e divulgativo. Questo grazie ad una serie di fatti ed eventi successivi, di livello nazionale ed internazionale, del tutto inaspettati.
Coincidenze temporali, per certi versi incredibili, come la trama di un racconto surreale parallelo, in quanto imprevedibili al momento dell’organizzazione delle iniziative proposte a livello locale e regionale, ma basate sulla scelta di temi destinati a passare alla Storia. A partire dalla mia personale che è quanto sto raccontando.
Ad Osimo hanno trovato spazio storie personali, professionali, imprenditoriali, metodi didattici, scienziati, scienziate, uomini e donne che, per talento o innovazione, insegnano ad andare oltre il proprio punto di vista.
Così è stato per le testimonianze dell’ingegnere aerospaziale Giorgia Pontetti che si occupa di coltivazione in idroponica (che scopro un mese dopo, il 15 novembre, tra le finaliste del premio nazionale Gamma Donna 2019) o della prof.ssa Teresa Cecchi dell’Istituto Montani di Fermo che ha raccontato come creare uno spettacolo con gli elementi chimici (e dopo due mesi la notizia della prima Miss America che fa spettacolo con la chimica) oppure dell’astrofisica Francesca Faedi che ho coinvolto in diverse iniziative di divulgazione scientifica fin dai primi mesi dell’anno e per questo ne proposi a maggio la candidatura a Premio Donna dell’Anno 2019 (e a ottobre ritrovo il suo ambito di ricerca – la scoperta di esopianeti – oggetto del Premio Nobel alla Fisica 2019). Anche il coinvolgimento fin dal 2018 dell’astrofisico di origini marchigiane Francesco Tombesi, già copertina Nature, va in questa direzione in quanto si occupa di buchi neri: tema diventato oggetto della “foto scientifica dell’anno 2019”.
Mantenendo la metafora, un perfetto allineamento di pianeti si è avuto l’8 ottobre quando è stato conferito il Premio Nobel per la Fisica 2019 per la scoperta di un esopianeta a Michel Mayor e Didier Queloz. Con quest’ultimo Francesca Faedi condivide 28 pubblicazioni scientifiche. L’astrofisica in quell’esatto istante si trovava nelle scuole di Osimo per la Settimana dello Spazio a parlare di Guidobaldo del Monte, dei legami con Galilei così come di NameExoworld, concorso dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) lanciato nel 2019 per il centenario dell’organizzazione.
Un anniversario, quest’ultimo, che ho voluto celebrare con Francesca Faedi il 12 gennaio proponendole in quella data di organizzare a Recanati, al liceo scientifico Leopardi, un incontro con gli studenti. Una scelta non casuale, nell’anno in cui ricorre anche il bicentenario de “L’Infinito”, volta quindi a celebrare il poeta Giacomo Leopardi che scrisse anche “Storia dell’Astronomia” e “Alla Luna”.
Il NameExoworld nelle Marche non passa inosservato. A fine anno, a dicembre, vincitore è proprio un liceale marchigiano di Cupramontana. Cupramontana è un Paese in provincia di Ancona vicino a Staffolo, altra piccola Città dell’entroterra marchigiano dove l’omonimo “Premio Città di Staffolo” è stato assegnato, su mia proposta, all’astrofisica Faedi, consegnando alla scienziata una chiave simbolica della città. La scienza come chiave di volta in tutte le situazioni?
Con le connessioni potrei proseguire all’Infinito. Un infinito che è ovviamente evocativo di Giacomo Leopardi, a cui sono dedicati anche cratere Leopardi sul pianeta Mercurio e l’asteroide Leopardi.
Un aneddoto che consente di ricordare anche altri asteroidi dedicati ad illustri marchigiani: oltre a Leopardi, esistono anche asteroide Rossini, Medi e Raffaello. Per quest’ultimo, pittore urbinate di fama mondiale, il 2020 sarà un anno di celebrazioni. Tra le curiosità: la prima scena da lui dipinta nelle Stanze Vaticane è il “primo moto”, evocativa della meccanica celeste con la personificazione dell’astronomia.
E quale è stato il “primo moto” ad avviare le scienze spaziali italiane? Cosa ha mosso questa “mia corsa allo spazio”?
2017: L’inizio. La visita al centro progetto San Marco
Proiettando la mente a quello che sarà l’anno di Raffaello posso dire che il “tempo è galantuomo”: tra pochi giorni saranno infatti esattamente tre anni dalla mia visita a Roma al Centro Progetto San Marco dell’Università La Sapienza (2 gennaio 2017) dove ho conosciuto il prof. Mario Marchetti, ingegnere aerospaziale di origini marchigiane con il quale mi sono potuta confrontare su fatti della Storia italiana: mi raccontò che Luigi Broglio considerato padre dell’astronautica italiana, oltre ad essere stato suo preside, ideò il progetto San Marco con il quale l’Italia divenne la terza nazione al mondo a lanciare un satellite nello spazio, dopo URSS ed USA.
Questo fu reso possibile grazie ad Enrico Mattei – Presidente ENI protagonista del miracolo italiano del dopoguerra – nato ad Acqualagna nelle Marche che mise a disposizione la base di lancio di Malindi. Da qui, il 26 aprile 1967, avvenne il lancio del satellite San Marco B per scopi scientifici e pacifici.
Il lancio dalla base di Malindi rappresenta dunque un passaggio epico, un mattone fondamentale nella costruzione della storia delle scienze spaziali italiane. Una storia che non deve rimanere sui libri per pochi “addetti ai lavori”, ma diventare patrimonio di tutti. Per questo ho invitato ad Osimo il prof. Mario Marchetti perché fosse lui a raccontarlo, ho visitato più volte Museo Mattei a Matelica portando in dono anche ritratti di Mattei e Broglio realizzati da un appassionato. Ho raccolto contributi per inserirli nel video della Regione Marche dedicato alla scienza e pubblicato nel 2018. Un episodio, Malindi, che ho ricordato all’ASI per motivare la richiesta di patrocinio per la Settimana dello Spazio di Osimo, patrocinio concesso anche grazie alla storia di un altro illustre marchigiano a cui è stato dedicato il Satellite Beppo Sax. Si tratta di Giuseppe Occhialini, considerato padre dell’astrofisica italiana i cui studi su raggi cosmici e fisica dello spazio contribuirono a creare le premesse per la nascita dell’ESA.
2018-2019. La mia corsa allo spazio
Il racconto del lancio della base di Malindi messa a disposizione dal marchigiano Enrico Mattei mi colpì a tal punto per la sua importanza oggettiva che proprio in quella sede, durante la visita a Roma al Centro Progetto San Marco (2 gennaio 2017), decisi che sarebbe iniziata la “mia corsa allo spazio”.
Non avevo nulla, solo quell’aneddoto da raccontare accompagnato dall’energia di volerlo valorizzare ad ogni livello.
Così ho iniziato a cercare, scovare, incontrare scienziati e scienziate di origini marchigiane, tutti sorpresi per il fatto che qualcuno delle istituzioni li andasse a cercare con l’obiettivo di far conoscere la loro storia professionale e farli incontrare con gli studenti delle scuole. Li ho riuniti per la prima volta a San Marcello (Ancona) ad aprile 2018, inaugurando una serie di eventi realizzati poi nel corso del 2018 e 2019.
Il 2019 lo ricorderò quindi come un anno in cui ho fatto la mia personale “corsa allo spazio” inarrestabile – da “unstoppable women” nominata nel 2018 da StartupItalia tra le prime 150 – con l’obiettivo di restituire alle Marche un ruolo di primo piano nella scienza e di riflettere su un settore strategico per il presente ed il futuro.
Così agli eventi sopra ricordati di gennaio (100° IAU) e febbraio (Giornata ONU ragazze donne nella scienza), sono seguite iniziative l’8 marzo (donne e scoperta della terza legge di Keplero) il 12 aprile (Giornata mondiale del volo dell’uomo nello spazio), il 26 aprile (moderatrice tavolo “donne e scienza” a Galassica in coincidenza con l’anniversario dell’episodio del lancio dalla base di Malindi), maggio (candidatura di Faedi al premio Donna dell’Anno), il 30 giugno (Asteroid Day), il 20 luglio (celebrazione 50° anniversario allunaggio e partenza di Luca Parmitano), agosto (eventi a Mombaroccio, Penna San Giovanni), 4-10 ottobre (Settimana dello Spazio ad Osimo), 16 novembre (Premio Città di Staffolo), fino al 10 novembre, la “Giornata mondiale della scienza per la pace e lo sviluppo”. Un incontro, quest’ultimo, moderato da un magistrale Patrizio Roversi, al quale sono intervenuti scienziati marchigiani (Flavio Fusi Pecci, Francesca Faedi e Francesco Tombesi) coinvolgendo istituti scolastici di Osimo ai quali sono stati consegnati cubi cartonati rappresentativi dei 17 Obiettivi ONU di Sviluppo Sostenibile.
Tutti incontri per valorizzare le Marche ideati dopo la visita al Centro San Marco del 2 gennaio 2017. Partendo dal nulla, avevo solo forza di volontà e determinazione con la convinzione che fosse la cosa giusta da fare, anche per valorizzare l’altra metà del cielo marchigiano ossia le donne impegnate in materie STEM.
Una energia che è stata pubblicamente riconosciuta, il 10 ottobre 2019 ad Osimo, dall’imprenditore Enrico Loccioni all’incontro “Diamo spazio al futuro” nell’ambito dell’evento conclusivo della Settimana dello Spazio.
In quella giornata avevo riunito per la prima volta le aziende delle Marche riferite al settore aerospaziale scovate fino a quel momento, insieme ai Rettori dei quattro atenei marchigiani, per dialogare sul ritmo crescente, esponenziale con cui si sta sviluppando lo spazio. Anche in termini occupazionali. Bisogna quindi essere capaci tramite le nuove generazioni di imprenditori, ricercatori, studenti di intercettare questo cambiamento contribuendo con ogni sforzo anche a vedervi un’occasione di riconversione del sistema produttivo. Moderatore dell’incontro è stato il noto conduttore televisivo Duilio Giammaria che ha dialogato con imprenditori, Rettori, e il vertice nazionale del settore – Cristina Leone – manager di Leonardo, Presidente Cluster Nazionale Tecnologico Aerospazio. Degna di nota la partecipazione del Presidente della Regione Marche che per la prima volta ha dichiarato pubblicamente l’importanza del tema. In quel momento mi tornò alla mente l’incontro che gli organizzai un anno prima con il prof. Mario Marchetti, venuto nelle Marche ad ottobre 2018 per evidenziare l’importanza di puntare all’aerospazio.
Come la trama di un film con scena finale a lieto fine.
La scienza per la valorizzazione delle Marche
Una conclusione, quella precedente, che apre all’immaginazione e ci fa interrogare sugli sviluppi futuri, così come la scena finale scelta per il video dedicato a scienziati marchigiani di cui ho curato i contenuti. Il video si conclude con una immagine dell’affresco “la Scuola di Atene” di Raffaello in particolare con un primo piano di Ipazia lasciando spazio a diverse interpretazioni, sul perché questa donna, simbolo di scienza e del libero pensiero, sia l’unica della scena con lo sguardo rivolto verso l’osservatore. Un video ideato in occasione della XIV Giornata delle Marche 2018, l’edizione che avrebbe celebrato la scienza con titolo: “donne, scienza e creatività: le Marche del futuro senza confini”. Una giornata che avrebbe visto l’assegnazione della più alta onorificenza della Regione – il premio Picchio d’Oro – all’astrofisica urbinate Marica Branchesi che avevo segnalato un anno prima quale scienziata da incontrare e premiare, celebre per le sue scoperte riferite alle onde gravitazionali che di fatto hanno avviato una nuova era dell’astronomia. Dal 23 dicembre 2019 Marica Branchesi è anche Presidente Club per l’Unesco di Urbino e del Montefeltro e ne sono felice perché porterà sicuramente un autorevole punto di vista per vedere nella scienza una occasione per valorizzare le Marche. Un’area del nostro territorio, il Montefeltro, in cui insiste proprio gran parte del “percorso turistico della scienza e della tecnica”, che ho ideato per la Regione Marche e presentato l’11 ottobre alla fiera del turismo di Rimini insieme all’astrofisica Francesca Faedi, che mi ha accompagnato in questo incredibile 2019: la presentazione si concludeva con l’ipotesi di candidatura ad un “Itinerario Culturale Europeo”, il primo a tema scientifico. Un itinerario da far partire dalle Marche – da Urbino per il legame tra Guidobaldo del Monte e Galilei – per collegarsi ad altre città europee con Copernico e Keplero. Una ipotesi che – in vista dell’appuntamento della XIII Conferenza annuale delle Città Creative Unesco di Fabriano a giugno 2019 – avevo prima condiviso con il focal point presente a Milano l’11 febbraio dove ci trovavamo entrambi per la fiera annuale del turismo (BIT) mentre ad Ancona si svolgeva nella stessa data (giornata ONU delle donne e ragazze nella scienza) due iniziative che avevo ideato senza parteciparvi. L’importante non era la mia presenza alle due iniziative ma che si parlasse del tema “donne e scienza”, finalmente anche nelle Marche. Una delle due iniziative, quella presso l’Istao, aveva come titolo proprio una mia proposta: “l’altra metà del cielo marchigiano” così come un primo piano di Ipazia per la comunicazione dell’evento.
2020: l’anno di Raffaello e conclusioni
L’augurio è che il 2020 – anno in cui ricorreranno le celebrazioni di Raffaello – sia l’occasione per valorizzare le Marche anche per i contributi scientifici nati alla Corte di Urbino grazie alle contaminazioni tra scienziati, artisti, matematici. Un ambiente che contribuì a rendere le Marche culla del rinascimento scientifico e dove si formò il celebre pittore urbinate. Pensando ad una delle sue opere più famose – “la Scuola di Atene” – l’auspicio è anche quello di trovare ovunque il messaggio di Ipazia: il contributo delle donne in ambito scientifico così come l’importanza di fare progressi in questo senso passando sempre più da una eccezione (JoAnn Morgan unica donna al momento del lancio dell’Apollo 11) a “trend inarrestabile”.
Per concludere, riprendo dal tema con cui ho iniziato questo racconto. Nel corso del 2019, a 50 anni dall’allunaggio, si è ricordato spesso che lo Sputnik segnò il sorpasso dell’URSS sugli Stati Uniti nella corsa allo Spazio. Eppure poi gli Stati Uniti sorpresero tutti con lo sbarco dell’uomo sulla luna.
Mantenendo la metafora, la scienza per le Marche deve essere quello che la corsa alla luna fu per gli Stati Uniti: l’orizzonte per celebrare i propri primati ma anche il sorpasso alla mancata percezione di se stessa.
Lo spazio: niente potrebbe spingere meglio l’immagine delle Marche, in terra e in cielo. Tre elementi potranno fare la differenza.
Primo: per il 2020 è stato indetto l’Anno giubilare lauretano: la Madonna di Loreto è la patrona dell’aeronautica. Secondo: uno dei moduli della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è dedicato a Raffaello. Il modulo fu portato da Umberto Guidoni, primo astronauta europeo a visitare la ISS. Terzo: Raffaello, il principe delle arti, nel leggendario e celebre affresco “La scuola di Atene” dipinge il proprio autoritratto tra gli scienziati rendendo così immortale una immagine: quella di dare spazio alla contaminazioni tra arte e scienza, evocative di una terra del genio urbinate dove la “bellezza incontra la scienza”.