Oggi, giovedì 6 febbraio 2020, segna il giorno del ritorno sulla terra dell’astronauta italiano Luca Parmitano, insieme ai suoi colleghi statunitensi e russi, Christina Koch ed Alexander Skvortsov.

L’astronauta dell’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea che raggruppa 22 Stati – ha avuto l’opportunità ed il privilegio di comandare la Stazione Spaziale Internazionale durante questo viaggio stando a capo della missione Beyond. L’atterraggio della capsula è avvenuto sul territorio della Repubblica del Kazakhistan (dal quale si effettuano anche i lanci), su un mezzo dell’agenzia spaziale russa.

Il coinvolgimento di molteplici attori statali e la partecipazione di scienziati di varie parti del mondo dimostrano in quale quadro oggi si stia svolgendo la conquista dello spazio. In un clima di collaborazione invece che di competizione. Non era proprio così in un passato più o meno recente: lo spazio era una competizione a due e per scopi di dominio mondiale (URSS ed USA). Un tempo era così, ma oggi è proprio il contrario.

La sfida dello spazio ha anche ricadute economiche sulla terra, sui suoi prodotti e servizi, spesso traduzioni di elementi di ricerca in attività imprenditoriali, anche manifatturiere. Sì, certo. In quanto “nazione di poeti e di navigatori”, l’Italia ha anche l’obbligo di non stare a guardare. Perché siamo un paese di inventori, di specialisti del manifatturiero e dei processi di produzione, anche a carattere industriale.

Ecco perché abbiamo l’obbligo di partecipare a questo sforzo comune, con tutte le vecchie e nuove esperienze da mettere a disposizione della comunità scientifica mondiale e della collettività. Anche perché non dobbiamo dimenticare che l’Italia è il terzo paese al mondo ad aver conquistato lo spazio dopo URSS ed USA. E questo anche grazie ad un marchigiano, Enrico Mattei, che mise a disposizione la base di lancio a Malindi per il progetto San Marco di Luigi Broglio

Questo sforzo comune ci svela anche qualche altro segreto nascosto. In effetti, le menti scientifiche sono una merce rara nel mondo. Oggi meno che in passato – è vero – soprattutto da quando le barriere di genere hanno cominciato a crollare. Sappiamo che è molto difficile trovare o indirizzare persone che sono interessate alle facoltà universitarie tecnico-scientifiche, così come conosciamo il fatto che all’innovazione non si comanda.

In un sistema di conquista dello spazio che sta privilegiando una collaborazione internazionale, le Marche manifatturiere non devono ignorare né Giacomo Leopardi quando parla e descrive l’infinito, né la disperazione delle imprese del nostro territorio alla ricerca di commesse, di nuove opportunità e di proiezione internazionale.

In un contesto di questo tipo diventano priorità strategiche irrinunciabili attività come l’implementazione di Industria 4.0, la riconversione di alcuni territori verso nuovi settori come l’industria spaziale o il suo indotto, il coinvolgimento di altri settori scientifici come la medicina, spingere verso una digitalizzazione a cui ha ormai accesso un numero infinito di utenti nel mondo.

In tutto questo, il compito di vincere la sfida: trovare nuove idee, equipaggiamenti, tecniche e tecnologie. E questo si potrà fare solo se pensiamo di avere sempre a portata di mano il testimone da passare alle future generazioni, donne e uomini necessari. Lo spazio è di per sé un grande elemento motivante per i giovani e non bisogna esitare a renderli partecipi di questa nuova frontiera degli esseri umani. Saranno loro gli innovatori di domani, quelli in grado di trovare soluzioni ai problemi dei nostri giorni.

Abbiamo bisogno di un programma/di un luogo in grado di attirare persone con competenze e caratteristiche tali che possiamo mettere insieme per il raggiungimento di uno o più obiettivi comuni. Nella certezza che le ricadute di questa attività avranno il vantaggio di potersi ripercuotere positivamente su altri e molti settori della nostra economia italiana e società marchigiana.

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