Introduzione
Nel suo consueto discorso di fine anno rivolto alla nazione, non sarà sicuramente sfuggito che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha iniziato e concluso riferendosi allo stesso tema: la frontiera avanzata della ricerca spaziale. Mostrando una foto dell’Italia scattata dallo spazio, il Capo dello Stato ha invitato tutti ad allargare lo sguardo oltre il consueto per rendersi conto che il futuro è già cominciato, ha sottolineato l’importanza della connessione tra ricerca scientifica ed industria, infine prima di concludere, citando che l’Italia è tra i principali protagonisti del settore, ha rivolto il suo saluto a Luca Parmitano, il primo italiano al comando della Stazione Spaziale Internazionale, ricordandone un messaggio con il quale il comandante aveva evidenziato la fragilità del pianeta visibile dalla ISS. Tre tematiche rispetto alle quali, nel corso della seconda metà del 2019, ho organizzato una serie di iniziative per l’Amministrazione comunale di Osimo, in particolare per il progetto OsimoLab, di cui cito la Settimana dello Spazio come adesione alla World Space Week (4-10 ottobre 2019), quale momento per favorire contaminazioni tra scienza, manifattura, cultura, arte, creatività ed innovazione come base per un “rinascimento industriale”.
Il Capo dello Stato nel suo discorso ha anche ricordato che il nostro Paese è sinonimo di genio, eccellenza, di capacità di impresa ed ingegno, aspetti sui quali poggia una domanda diffusa di Italia. Il nostro Paese deve la sua grandezza sicuramente ad un particolare momento storico, il Rinascimento, di cui il pittore Raffaello Sanzio fu senza dubbio tra i massimi interpreti, ricordato anche dallo stesso Presidente della Repubblica citando Raffaello 2020 come un anno di celebrazioni dedicate ad una eredità universale.
Raffaello, orgoglio ed eccellenza che il mondo ci invidia, potrebbe essere l’occasione per valorizzare le Marche anche come culla del rinascimento scientifico. In che modo?

Raffaello 2020 per valorizzare le Marche anche come culla del rinascimento scientifico
L’inizio del nuovo anno è tempo di programmazione. Ad ogni livello. Tra le novità del 2020 vi è che il 14 marzo, oltre ad essere la giornata nazionale del Tricolore, è stata proclamata dall’UNESCO come la prima Giornata Internazionale della Matematica (IDM). Il tema 2020 è “Mathematics is everywhere”. La matematica è ovunque. Un appuntamento che ai Comuni e alle scuole delle Marche non dovrebbe sfuggire, in quanto occasione di valorizzazione da collegare all’anno di Raffaello. Quale è il nesso?
Nel 2020 ricorrono infatti le celebrazioni del Cinquecentenario di Raffaello, pittore di fama mondiale, genio indiscusso dell’arte rinascimentale nato ad Urbino, città patrimonio UNESCO, uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano grazie in particolare all’Umanesimo matematico.
E’ quindi spontaneo chiedersi quale intuizione guidò la nascita del contesto di contaminazioni tra arte, scienza e matematica nell’epoca in cui nacque e crebbe un genio di tale levatura, al quale è persino dedicato il Modulo Raffaello sulla Stazione Spaziale Internazionale, artista che, a venticinque anni, si vide commissionato da Papa Giulio II un lavoro destinato a fare la Storia: affrescare le Stanze Vaticane, note a livello globale.
Nell’affresco “La Scuola di Atene” (databile 1509-1511), in particolare, Raffaello scelse di posizionare il proprio autoritratto tra gli scienziati ai quali il pensiero dell’epoca si ispirava. E non solo. Affidò un ruolo di primo piano ad Ipazia, emblema di donna simbolo di scienza e del libero pensiero, matematica, astronoma della Grecia antica che, tra i soggetti rappresentati, è l’unica a rivolgere lo sguardo verso l’osservatore.
Ma quale fu la prima scena con la quale Raffaello iniziò ad affrescare le Stanze Vaticane? Scelse il “primo moto”, la personificazione dell’astronomia evocativa della meccanica celeste, anticipando con maestosa interpretazione pittorica anche la definizione del poeta Giacomo Leopardi che, qualche secolo dopo, a soli quindici anni in “Storia dell’Astronomia” l’avrebbe definita “la più amabile, la più nobile tra le fisiche scienze”.
Scelte, quelle di Raffaello, che mettono al centro della sua opera la scienza basata sul rigore matematico e hanno quindi mosso l’avvio di questa riflessione, in quanto nella “Scuola di Atene” l’artista urbinate coniuga passato, presente e futuro: contaminazioni arte-scienza come regola di armonia e perfezione.
Se il Rinascimento evoca città come Firenze e Roma, è quindi ad Urbino, nelle Marche, che trova la sua identità più profonda: rigore progettuale matematico e senso estetico trovano la sintesi perfetta tra cultura umanistica e scientifica nel mecenatismo della Corte di Federico da Montefeltro, luogo di contaminazioni in cui accanto ad artisti, architetti, ingegneri, collaboravano matematici e scienziati. Tra questi: Piero della Francesca, artista matematico che diede importanza alla prospettiva e ai canoni matematici; Donato Bramante, chiamato a progettare la Basilica di San Pietro, colui che suggerì a Papa Giulio II di coinvolgere l’urbinate Raffaello Sanzio nei Musei Vaticani; Bernardino Baldi che delineò la prima storia delle matematiche; Federico Commandino fondatore della scuola di matematica di Urbino. Tra i suoi allievi ci fu il matematico Guidobaldo del Monte noto come “sponsor” di Galileo Galilei. Tra le curiosità che legano Galilei alle Marche vi è anche che per le prime lezioni di matematica e geometria ebbe come maestro Ostilio Ricci, matematico nato a Fermo. Ma in particolare è Guidobaldo Del Monte colui al quale Galilei scrisse nel 1606 una lettera di ringraziamento per essersi interessato alla sua carriera, cinque anni prima di aderire nel 1611 all’Accademia dei Lincei, che tra i fondatori vide anche Francesco Stelluti di Fabriano.
A distanza di secoli può sembrare impossibile che un genio come il matematico Galileo Galilei, padre del metodo scientifico, avesse bisogno di uno “sponsor” formatosi alla Corte di Urbino, persino lui che resta riferimento anche nell’epoca più contemporanea come dimostra l’esperimento “piuma-martello”, realizzato nel 1971 dall’astronauta David Scott sulla superficie della luna, per confermare le teorie già intuite da Galilei.
Quella superficie della luna che evoca un 2019 appena terminato da ricordare sia come l’anno del 50° anniversario dall’allunaggio sia per un altro primato, “speculare”, quello raggiunto dalla Cina che per la prima volta proprio nel 2019 ha toccato l’altra faccia, quella nascosta, della luna. Una parte, quest’ultima, in cui si trova cratere Volterra, dedicato a Vito Volterra, matematico scienziato di origini marchigiane, tra le menti più eccelse della sua epoca, il primo presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) cioè l’ente che – dopo il progetto San Marco di Broglio per il quale Enrico Mattei mise a disposizione la base di lancio a Malindi consentendo all’Italia di essere la terza nazione al mondo a conquistare lo spazio dopo URSS e USA – gestì la fase transitoria del “Piano Spaziale Nazionale” prima che nascesse l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
Vito Volterra fu il maestro di Cornelia Fabri, la prima donna a laurearsi in matematica all’Università di Pisa a fine Ottocento; fu un avvenimento di importanza tale che aprì ad una nuova era con l’entrata in campo nella scienza matematica di eminenti personalità femminili, un messaggio di cui ritroviamo attualità osservando lo sguardo di Ipazia dell’affresco “La Scuola di Atene” rivolto all’osservatore, al tema donne-STEM e al futuro. Un futuro che ha atteso il 2019 per affidare ad una donna matematica (Karen Uhlenbeck), per la prima volta dalla sua istituzione, il Premio Abel quale riconoscimento per eminenti studiosi sul tema.
E pensando all’immagine di Ipazia connessa a donne di studio il pensiero giunge anche ad Elena Cornaro Piscopia, donna erudita tra le prime laureate al mondo la quale, nella seconda metà del Seicento, dovette affrontare non poche difficoltà per dedicarsi ai suoi studi. Ebbe come maestro Carlo Rinaldini, matematico del Seicento, nato ad Ancona, che fu anche tra i fondatori dell’Accademia del Cimento, la prima associazione scientifica ad avvalersi proprio del metodo galileiano in Europa.

Conclusioni
Alcuni aneddoti sopra citati ci ricordano che l’umanesimo matematico di Urbino connettendo le menti creò futuro, proprio come recita il tema Expo Dubai 2020 – Connecting the mind, creating the future – in programma in un’area del mondo evocativa di numeri arabi e del matematico Leonardo Fibonacci (di Pisa), colui che cercando di unire geometria greca euclidea con strumenti matematici della scienza araba, contribuì proprio ad introdurre i numeri arabi in Europa diventando il più grande matematico del Medioevo, la cui notorietà giunse fino alla corte dello Stupor Mundi, l’imperatore Federico II nato a Jesi. Ancora Marche.
L’Umanesimo matematico ha contribuito a rendere Urbino simbolo nel mondo, dimostrando che la bellezza creativa è anche “questione di numeri”: la matematica combinata con l’arte ha lasciato al mondo l’eredità di Raffaello che attraverso le sue opere – in particolare “La Scuola di Atene” – coniuga passato e presente dando prospettive al futuro.
Per le Marche quindi il 2020, l’anno di Raffaello, non è solo un anno nuovo che richiede programmazione, che segna un passato glorioso di luoghi e di personaggi da onorare e ricordare. Per la nostra regione è importante ricordare con il 2020 inizia un decennio nel quale l’innovazione e la rivoluzione tecnologica porteranno la civiltà ad un altro livello. La civiltà umana si sta orientando sempre più allo spazio. Dobbiamo dimostrare la volontà di difendere e far valere il nostro passato, ma dobbiamo – donne e uomini necessari – favorire un luogo di contaminazioni, come ad esempio OsimoLab, per intercettare futuro, dove essere attivi protagonisti del presente per restare luce nel futuro nel quale la matematica, come indica la prima Giornata Internazionale UNESCO del 14 marzo, continuerà ad essere ovunque.

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