Introduzione

Parlare di Industria 4.0 significa parlare di quello che oggi già esiste, ma non si percepisce concretamente nella vita di tutti i giorni. Smartphone o Internet – per fare degli esempi – tanto per parlare di qualcosa che venti anni fa ci sembrava non potesse succedere.

Un noto telefonino usato da molti ha recentemente compiuto SOLO dieci anni, ma a guardare il mondo e a vedere il comportamento e il grado di percezione della sua presenza nella vita dei rispettivi proprietari e di quelli che li circondano, sembra che questo telefonino esista da sempre. Invece no, era solo il 2007, un anno prima della crisi che sta – anch’essa – giungendo al decimo anno.

Non si può parlare di Industria 4.0 se non si parte dal presupposto che siamo in un mondo che NON è CAMBIATO, ma che è, in realtà, COMPLETAMENTE NUOVO.

Fino ad ora, solo gli operai sembravano sempre colpiti dalle varie rivoluzioni che ci sono state, ma questa ci porterà, appunto, in un mondo completamente nuovo, dove anche le attività degli impiegati, di quelli che esercitano professioni come quella di avvocati, ingegneri – anche loro – saranno profondamente colpite da grandi e profondi cambiamenti.

Tutto è partito dalla digitalizzazione. Senza quella, non saremo qui oggi a parlare di Industria 4.0.

Opportunità

Chiariamo subito alcuni dubbi. Industria 4.0 non significa solo rischi, minacce. Significa anche opportunità. Per esempio, per chi si pone il problema di come nutrire un mondo sempre più popolato, macchine che dialogano tra di loro e la possibilità di produrre 24 ore su 24 rendono questa sfida un “gioco da ragazzi”. Rimarranno, tuttavia, la nostra natura umana, gli interessi e altri vincoli passati, presenti e futuri a determinare se e come l´equa distribuzione di questo cibo avverrà e come sarà effettuata. Dunque ne dobbiamo risolvere ancora di problemi, che sono indipendenti da Industria 4.0.

Si citava che senza la digitalizzazione non c´è Industria 4.0.

Quindi prima di buttarci a capofitto nell’Industria 4.0 questo è il primo problema che dobbiamo risolvere, sapendo che non siamo i soli nelle Marche e in Italia ad essere un po’ indietro con la digitalizzazione delle nostre imprese. Come dice Mikk Vainik, esperto in sviluppo tecnologico del Ministero dell’economia estone (il Paese europeo più collegato alla rete): “solo il 2% delle compagnie europee sfruttano appieno gli sviluppi della tecnologia digitale e molte non lo fanno affatto. Siamo quindi decisamente in ritardo sia sulle aspettative che sugli Stati Uniti.”

Questo richiede un cambiamento nel nostro modo di ragionare e di organizzare le nostre imprese. Così come una massiccia digitalizzazione delle nostre strutture ricettive.

Prima di respingere o di aver paura di Industria 4.0 abbiamo già dei compiti da fare per inserirci nell´economia mondiale dell´oggi. Prima ancora di quella del domani.

Dall´altra parte, sappiamo pure che un sistema produttivo tutto basato SOLO sulle macchine non reggerà né è proprio possibile. Ancor meno nelle Marche.

Prendiamo l´esempio delle calzature fatte a mano. Se è vero che il numero dei poveri aumenta, abbiamo bisogno dall´altra parte di imprese in grado di realizzare prodotti ad alto valore aggiunto per soddisfare la domanda mondiale di prodotti artigianali di qualità. E per ottenere questo, abbiamo bisogno di macchine performanti ed infallibili per le spedizioni in tutto il mondo, ma – alla base di questo concetto e dell´intero processo – la mano dell´artigiano rimane non solo utile ma indispensabile.

Se vogliamo essere sinceri, la quarta rivoluzione industriale ci coglie impreparati, ma meno di quanto lo siamo stati per non aver saputo affrontare e approfittare della globalizzazione, nata in mezzo ad una crisi politica epocale nel nostro paese, e che fa ancora sentire i suoi effetti fino ad oggi.

Internet delle cose, Industria 4.0 sono termini che fra pochi anni diventeranno naturali come le parole “smartphone” per i ragazzi oppure il concetto di “spending review” per i politici. Il nostro mondo futuro della vita di tutti i giorni e di quella lavorativa significherà introdurre continuamente nuove tecnologie e nuovi processi nel lavoro e di conseguenza nella vita quotidiana.

Dovremmo – soprattutto nelle Marche artigianali ed industriali – imparare a far convivere la “Smart factory” con le Industrie, dove il lavoro delle donne e degli uomini rimane ancora importante. In questo senso FORMAZIONE CONTINUA e QUALIFICAZIONE DELLE RISORSE UMANE diventano un presupposto strategico per sperare di occupare un posto rilevante nell´economia produttiva europea e mondiale del futuro.

Germania, Francia e Italia

E l´Italia – come attuale seconda potenza industriale d´Europa dopo la Germania – è chiamata ad una azione straordinaria, NON SOLO per difendere il suo primato, ma per salvaguardare e obbligatoriamente creare nuovi posti o nuovi tipi di posti di lavoro. Francia, Germania, Italia hanno unito le forze per affrontare Industria 4.0: “standardizzazione delle tecnologie (coordinato dalla Germania), PMI e trasferimento tecnologico (a guida italiana), politiche pubbliche (a guida francese)”.

Ma noi in Italia abbiamo almeno due vincoli particolari. Digitalizzazione e dimensione delle imprese. Un fattore storico – quest’ultimo – che ci distingue dagli altri due paesi europei.

Eppure abbiamo anche elementi distintivi positivi. Per esempio, dove battiamo la Francia malgrado il vincolo strutturale della dimensione? L’ Italia ha due volte in più il numero di imprese esportatrici della Francia, malgrado la piccola dimensione. E questo dato ha contributo a creare, nel 2015, un saldo positivo nella bilancia commerciale nazionale rispetto a quella francese. Questo dato – da solo – già spiega perché c’è ancora spazio per noi e perché dovremmo puntare all’obiettivo strategico di aumentare il numero di esportatori abituali scegliendo la via strategica, quanto mai obbligata, dell’internazionalizzazione.

Semplificando in termini numerici: è accettabile in Italia, nelle Marche, aver paura di parlare di IMPRESE quando in Francia – a fronte di un saldo negativo import/export 2015 pari a meno 46 miliardi di euro – osano farlo? Mentre per noi in Italia, con un saldo positivo pari a più 45 miliardi di euro, il tema sembra quasi un “tabù”? Tabù un tema che mantiene e crea occupazione? La Francia in un anno dovrebbe realizzare 90 miliardi per arrivare al nostro livello di saldo positivo 2015. Ci rendiamo conto di quanti volumi produttivi si tratta e di quanti posti di lavoro?

E noi, in Italia, nelle Marche, che praticamente siamo pronti, ci permettiamo di tentennare quando si parla di imprese? Anzi a volte ci permettiamo di non volerne parlare affatto e di dubitare se aiutarle? Dovremmo essere tutti un po’ più consapevoli della forza economica dell’Italia e del potenziale delle Marche. E soprattutto della miriade di posti di lavoro in gioco.

Prospettive lavorative

Dobbiamo ripeterlo fino allo sfinimento. Questa volta, NON sono solo gli operai che sono e saranno interessati dai profondi cambiamenti. Questa volta toccherà anche a quelli che lavorano in ufficio. Già da oggi, molti lavori di ufficio sono cambiati profondamente.

Standardizzazione ed automatizzazione saranno temi obbligatori da affrontare in alcuni settori se vogliamo che gli stessi sopravvivano e restino competitivi. Ma ci sarà sempre più bisogno di persone che controllino i processi, con una formazione ed una preparazione che permettano loro di eseguire quelle funzioni. I lavori logoranti rimarranno, ma le macchine tenderanno a far diminuire il peso del lavoro sul corpo umano. Non in tutti i settori, ma in moltissimi.

Gli acquisti, la produzione, la logistica, le vendite son tutti processi aziendali che sono stati rivoluzionati da Industria 4.0 e lo saranno sempre di più. E monitorare e controllare saranno le attività principali richieste alle risorse umane, che dovranno – ripetiamolo – essere in grado di eseguire questa attività attraverso formazioni continue, perché le persone saranno sempre di più chiamate a gestire la complessità, cose che le macchine hanno sempre, e faranno ancora per lungo tempo, “fatica” a fare.

Lavorare da casa diventa possibile con Industria 4.0. E tornare ad avere delle famiglie numerose, dove i padri e le madri possono finalmente occuparsi dei loro figli, potrebbe diventare un effetto positivo di questa rivoluzione.

Priorità: digitalizzazione, internazionalizzazione, innovazione

La digitalizzazione ha dimostrato che non esiste nessuna scuola al mondo che ci prepara per inventare il futuro. Industria 4.0 è il risultato del lavoro di ingegneri e di altri professionisti fantastici e qualificati, ma l´azione rimane sempre quella di un singolo o di singoli gruppi, che spesso hanno cominciato nei propri “garage”.

Per la nostra regione, la priorità si chiama Internazionalizzazione perché il mercato interno non ce la può fare DA SOLO a ridarci una ripartenza tale da tornare ai livelli di benessere del livello pre-crisi. Abbiamo impiegato sette anni per tornare ai livelli di export regionale del 2007 e, pur avendo un saldo positivo, negli ultimi due anni, il nostro export è tornato di nuovo SOTTO il livello del 2008.

Infine, ricordiamoci che all´innovazione non si comanda, bisogna solo pensare a favorire le condizioni affinché si sviluppi.

In Italia, terra che ha dato i natali a Leonardo da Vinci, di “garage” ce ne sono molti. Dall´altra parte non ci sono mai stati così tanti soldi in giro, come in questo periodo, anche se poi sentiamo parlare di difficoltà di accesso al credito e di idee geniali sconosciute ai finanziatori.

Ricordiamoci pure che almeno nelle Marche, ad oggi, guardando i dati dell’anno accademico 2015/2016, nei quattro atenei marchigiani ci sono più donne iscritte (25.888) rispetto ai colleghi uomini (19.707). Sapendo già che le donne hanno oggettivamente delle barriere all’entrata nel mondo del lavoro, quali sono le conclusioni immediate che possiamo trarre da questi dati? Il rischio verso il quale le Marche si stanno orientando è grave. Che cosa farà l’altra metà del cielo marchigiano è che deciderà di rimanere sul territorio? L’imprenditoria femminile diventa una via irrinunciabile da percorrere per un futuro fiorente delle Marche.

Questi tre dati incrociati ci indicano – già da oggi – che non saremmo nello stesso mondo da qui ad altri dieci anni. Tutto questo ci deve ricordare che non siamo in un mondo semplicemente cambiato, ma che Industria 4.0 si sta sviluppando e ci sta portando rapidamente in UN MONDO completamente NUOVO.

Conclusioni

Per entrare in un mondo completamente nuovo senza esserne travolti – in cui ci saranno rinnovamenti sempre più frequenti e con intervalli di tempo sempre più brevi – occorre che la politica, le istituzioni abbiano una visione di lungo periodo contribuendo ad indirizzare e a realizzare soluzioni strategiche durature nel tempo, in grado di accompagnare le imprese, anche ricorrendo a partenariati pubblico-privati, come i Centri di Imprenditorialità Diffusa, necessari ad organizzare il sistema produttivo marchigiano in categorie di imprese per affrontare – specialmente nelle Marche per la sua vocazione imprenditoriale e i suoi primati di regione manifatturiera e longeva – antiche e nuove problematiche, come la dimensione delle imprese, la loro dispersione sul territorio regionale e la difficoltà di accesso ai mercati (dovuta alla mancanza di una catena italiana di distribuzione di livello mondale e di debolezza delle imprese italiane su questo specifico argomento), insieme ad altre sfide, tra cui manageriale, il passaggio generazionale ed il marchio.

Ma questo non basta. Occorre entrare in questo mondo completamente nuovo anche con una consapevolezza “rivoluzionaria”. Quella dettata dai numeri sopra indicati: la forza economica dell’Italia.

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