Con l’importante risposta alla crisi economica fornita dall’accordo storico del 21 luglio 2020 sul “Recovery fund” (209 miliardi di Euro all’Italia), l’Unione Europea ha superato l’esame, ma – diciamoci la verità – con sufficienza.

Anche se ci sono stati pazienti che hanno potuto usufruire di posti letto disponibili al di là delle frontiere dei loro paesi, l’Unione Europea non ha trovato una risposta comune ed efficace per affrontare la crisi sanitaria. Ancora oggi, troppi paesi si muovono in ordine sparso, aspettando che arrivi o che non arrivi la “seconda ondata”.

Due cose sono subito saltate agli occhi. I paesi hanno collaborato molto poco e le riforme non possono più aspettare.

A causa della pandemia, c’è stato un brusco arresto dell’economia nel mondo intero.
Questo richiede risposte da collegare con questioni come la biodiversità o la protezione dell’ambiente. Bisognerà rivisitare alcuni modelli alimentari e agricoli, con misure drastiche se necessario.
Il ruolo dello Stato – e il suo ritorno sulla scena in generale – sarà fondamentale per il successo di queste misure.

Ci sarà un prima e un post-Covid? Esiste una questione di valori sui quali si deve fondare la nostra società europea dopo la pandemia? Quello certamente sì.

E non saranno più soltanto la questione delle ineguaglianze e quella della parità di genere le uniche all’ordine del giorno. Le sfide da affrontare riguarderanno il mondo politico, il mondo economico ed ecologico. Le nostre azioni saranno anche vincolate al rispetto di una moltitudine di culture.

Non dimentichiamo pure che, a livello mondiale, le rivalità tra le grandi potenze mondiali non sono cessate: accuse reciproche sull’origine/responsabilità della pandemia, volontà o necessità di consolidamento di posizioni di forza, apertura di nuove alleanze “post-Covid”.

Tutto questo ha favorito il risveglio dell’idea di un certo patriottismo economico all’interno di alcuni paesi. I fautori si giustificano. Alludono al fatto che durante la pandemia, il materiale sanitario scarseggiava (molti paesi ormai producono al di fuori delle proprie frontiere).

Oggi, 23 luglio 2020, è stata lanciata la sonda cinese “Tianwen 1” diretta verso Marte. Pochi giorni fa, il lancio della sonda Hope degli Emirati Arabi Uniti. Sarà il turno per il lancio del nuovo rover della Nasa, “Perseverance”. Marte si avvicina sempre di più.

Per quanto riguarda l’orbita bassa terrestre, invece, un’azienda privata americana ha lanciato un satellite della Corea del Sud “ANASIS-II”. In questa occasione la Space X ha stabilito un nuovo record in termini di tempo trascorso tra due lanci dello stesso veicolo spaziale (52 giorni), lo stesso a lanciare i due astronauti Bob Behnken e Doug Hurley verso la Stazione Spaziale Internazionale.

Ricordiamoci tutti che risolvere i problemi non significa tornare ad osannare l’autarchia. Pertanto, guai a chiuderci su noi stessi. Ormai, la nostra civiltà si sta espandendo nello spazio.

Articoli simili