Tendiamo a dimenticare che la rivoluzione agricola nel Regno Unito con gli Enclosures acts (o leggi sulle recinzioni), abbia preceduto quella industriale.

In effetti, a precedere la rivoluzione industriale ci sono stati fattori decisivi, ma non esaustivi, come  ad esempio: l’estensione dell’uso dei cavalli nei lavori agricoli, l’introduzione di una rotazione continua delle terre, la selezione delle sementi e dei riproduttori animali, l’introduzione di nuove colture, l’introduzione di nuovi utensili agricoli, nonché lo spargimento di concime animale.

Proprio a partire da questi fattori sono cominciati ad apparire fenomeni come le migrazioni interne con le fughe dalle campagne, da lì sono sorte anche questioni legate alle disuguaglianze.

Facendo un balzo storico in avanti, sappiamo oggi che tutti questi elementi hanno portato alla caduta dei sistemi feudali in Europa e hanno contribuito alla nascita dei nostri sistemi democratici (tra conflitti e guerre indicibili), che oggi riescono a convivere con il diritto alla proprietà e all’iniziativa privata.

Le Marche sono arrivate abbastanza tardi nei processi di industrializzazione vera e propria.

Passate dalla mezzadria all’era industriale anche grazie al miracolo economico degli anni Sessanta, ad oggi, la nostra regione è una protagonista del sistema economico mondiale.

Con questa situazione di vantaggio devono necessariamente nascere anche obblighi nei confronti della collettività locale, del paese, dell’Europa – per la quale siamo diventati un anello importante dopo l’uscita del Regno Unito con Brexit – e del mondo.

La nostra responsabilità, soprattutto nei confronti dell’ambiente che ci circonda, si giustifica proprio dal fatto che sia stato lo stesso ambiente ad averci fornito i mezzi per raggiungere il benessere e poi la prosperità con la pace dopo tanti conflitti e guerre sui nostri territori e sul nostro continente.

La popolazione umana è cresciuta ad un livello straordinario e senza precedenti nella storia dell’Umanità grazie alla scienza, la tecnologia, la conquista dei mari e dello spazio, grazie al progresso tecnico e a quello dei processi, senza dimenticare il mondo odierno dell’innovazione e delle start up. Durante questo periodo molte economie mondiali si sono evolute a velocità record.

Anche qui, l’Italia e alcuni italiani si sono resi protagonisti in questa storia ed in queste evoluzioni che, se ci pensiamo bene – rapportato sulla scala della storia dell’umanità – sono avvenute in un lasso di tempo molto breve. Ecco forse spiegato perché spesso non riusciamo a capire l’entità del cambiamento reale delle società nelle quali viviamo e le enormi sfide rappresentate dalla necessità di scegliere in piena consapevolezza e di spingere per uno sviluppo sostenibile in tutti i settori.

La storia delle scoperte e dello sviluppo economico è stata fatta da molti italiani. Partendo dalla pila elettrica di Alessandro Volta (1800), il motore a scoppio di Enrico Bernardi (1882), la radio di Guglielmo Marconi (1901) e il polipropilene isotattico di Giulio Natta (1963), giusto per fare qualche nome.

Purtroppo, questo straordinario sviluppo non ha portato solo cose buone. Lo sviluppo tecnologico ha anche portato ad un conseguente cambiamento dello stile di vita, soprattutto nei paesi ricchi, richiedendo più risorse e conseguente produzione di più rifiuti.

Lo sviluppo degli ultimi decenni e l’uscita dalla povertà di milioni di persone non devono ingannare.

Il miglioramento delle proprie condizioni di vita non deve farci dimenticare tutte le cose che restano da fare, anche perché lo straordinario aumento della popolazione ha avuto come conseguenza diretta il sovra sfruttamento di molte risorse naturali e il continuo aumento del divario tra ricchezze dei paesi e dei singoli individui. Senza dimenticare inquinamento e crescente degrado ambientale.

L’Italia deve occuparsi di queste questioni. Ecco spiegato il perché deve nascere un’economia circolare di stampo marchigiano.

La situazione di interdipendenza – una realtà che colpisce la maggior parte degli stati nel mondo – ci impone di lavorare insieme per affrontare la degradazione ambientale, la povertà e l’instabilità politica, che portano a conflitti di interessi capaci di trasformarsi in una situazione di conflittualità semi permanente ovunque nel mondo.

Presto – pandemia permettendo – ci dovrebbe essere una iniziativa che punta a rendere il Comune di Osimo uno dei primi in Italia capace di introdurre ufficialmente iniziative legate alla necessità di affrontare la questione ambientale a 360 gradi, cominciando dalle scuole locali. Questa iniziativa ha lo scopo di ottenere la consapevolezza umana riguardo la questione a partire dalla giovane età e nei luoghi dove i cittadini vengono istruiti e formati, lo scopo di stimolare vocazioni scientifiche e imprenditoriali per affrontare le sfide Sociali ed Economiche del futuro.

Le Marche hanno la possibilità di partire da regole e principi condivisi come i 17 Obiettivi ONU di Sviluppo Sostenibile, che possono e saranno in grado di rendere la nostra regione e il nostro paese protagonisti della Storia del XXI secolo e oltre.

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