Sarebbe difficile introdurre questa rubrica senza ricordare la storica vittoria del Campionato europeo da parte della nostra squadra nazionale di calcio allenata da Roberto Mancini, marchigiano “di Jesi”.

Rincuora anche questo regalo meritato dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presente allo stadio in rappresentanza di tutta la Nazione, entrato in un fine mandato che non sarà ricordato soltanto per la pandemia avvenuta durante la sua permanenza di sette anni sul Colle. Sarà ricordato, in generale, anche come un momento di grande balzo in avanti per lo sport italiano, con lui a presiedere il ricevimento dei calciatori e degli altri sportivi italiani al Quirinale.

L’ultima coppa europea vinta dall’Italia era proprio avvenuta dopo quasi 4 anni dalla nascita di Roberto Mancini. Era nel 1968, anno di grandi cambiamenti e rivoluzioni. Era un periodo speciale, nel quale finalmente dopo la ricostruzione e gli anni successivi agli effetti positivi del Piano Marshall e al conseguente realizzarsi del cosiddetto “miracolo economico”, gli italiani si potevano permettere l’automobile, la televisione e le ferie al mare. Nascevano le piccole e medie industrie italiane con i loro prodotti cult conosciuti nel mondo.

Ma non era tutto rose e fiori nella società, un po’ come oggi in questo periodo nel quale stiamo affrontando questioni legate alle ineguaglianze, migrazioni di massa e altre sfide, il populismo che vuole cambiare la classe politica e il modo di fare politica.

E anche in quel momento, l’Italia si è trovata all’appuntamento con la Storia. In effetti, mentre il primo atto di protesta del cosiddetto 68′ è riconosciuto come quello dell’occupazione dell’università californiana di Berkeley (1964), invece in Europa fu l’Italia il primo paese a fare proprio il messaggio della protesta che veniva da oltre oceano.

Oggi, mentre siamo solo all’inizio da un’uscita dalla pandemia, abbiamo una promessa di rilancio di un’Europa che si è convinta ad abbandonare politiche dell’austerità per promuovere un programma di investimenti gigantesco. Ancora una volta, è importante che diventi una ripresa sostenibile ed inclusiva al fine di evitare disordini sociali.

Dall’altra parte, non ci sono crisi ma elementi di estrema modernizzazione dei quali dobbiamo assolutamente tenere conto: la Cina con sforzi nazionali autonomi ha conquistato la faccia nascosta della Luna ed è riuscita a mettere in orbita una stazione spaziale abitata.

Ci sono i successi continui dei lanci di razzi da parte di SpaceX con una procedura di loro riutilizzo al fine di mettere in orbita una rete di satelliti (Starlink) in grado di fornire Internet ovunque nel mondo.

C’è stato il recentissimo avvio ufficiale del Turismo spaziale da parte di un’azienda privata, la Virgin Galactic del britannico Richard Branson (fondata nel 2004 – 17 anni di sviluppo dell’aereo a razzo – primo lancio ufficiale di un volo commerciale proprio domenica 11 luglio 2021).

A parte questi nuovi fattori che marcheranno profondamente la nostra società e che richiedono di fermarci per fare il punto della situazione, esistono altre sfide che dobbiamo ancora finire di gestire.

Robotica (anche collaborativa), Intelligenza Artificiale, Fabbricazione digitale (o stampa 3D), elettronica programmabile (o Internet of Things/IoT).

La manifattura non deve scomparire dalle Marche. Anzi, dobbiamo puntare ad un mix di tecnologia ed esseri umani avendo il coraggio di “delegare” alcune attività alle macchine e liberare il cervello umano e le sue forze per lo svolgimento di altre attività (creatività, risoluzione di problemi complessi, relazioni dirette e supporto della clientela, attività di acquisti strategici, ecc.).

Tuttavia, una scelta strategica del genere ci costringe ad andare verso un’apertura decisa e convinta nei confronti della cultura scientifica.

Si tratta di una visione che chiama una missione basata su valori. Per l’Italia, che ha visto sviluppare sul suo territorio in vari periodi storici le scoperte di Galileo Galilei, la pila di Alessandro Volta e la Radio di Guglielmo Marconi, diventa importante investire su Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica, con le così dette STEM.

Le Marche possono diventare un modello unico ed originale capace di comprendere e conquistare lo spazio strategico costituito da aree nelle quali incertezza e rischio sono all’ordine del giorno.

Ma per questo, abbiamo bisogno di sviluppare competenze tecniche e tecnologiche per capire, gestire e sviluppare il mondo di domani. Abbiamo bisogno – sul territorio marchigiano – di una leadership liberatrice, con una visione dell’interesse comune capace di sciogliere i lacci e lacciuoli che ci impediscono di eccellere nell’analisi strategica e nella rapida implementazione di concetti o di cambiamenti strategici.

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