Il nuovo mondo nel quale viviamo presenta numerosi fattori positivi. Un esempio: l’uscita di milioni di persone dalla povertà. Poi, c’è anche l’innovazione diffusa che ha offerto la possibilità a tutto il pianeta di accedere al bisogno naturale degli esseri umani di comunicare, spostarsi, trasferire soldi a costi accettabili. Senza dimenticare una maggiore coscienza sociale ed economica sul fatto che le risorse del nostro pianeta sono limitate.
Dall’altra parte, i problemi sociali ed economici come precarietà, regimi di contratti di lavoro penalizzanti, sfruttamento, incertezza per il futuro, non colpiscono soltanto le aree tradizionalmente povere del mondo, ma anche gli stessi paesi cosiddetti “avanzati”.
In questa ottica, non è un caso se le Nazioni Unite hanno fissato i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, come obiettivi globali per tutti i paesi del mondo.
Poi nuovi fattori sono venuti a stabilire una rottura totale con il passato (e-trasformation o trasformazione dei modelli economici, Industria 4.0, sfida aerospaziale), creando elementi aggiuntivi di rivalità e di instabilità tra paesi, ma anche tra aree economiche.
Per esempio, le nuove tecnologie creano sicuramente lavori nuovi. Ma questi richiedono sempre più studi o conoscenze che presuppongono investimenti in cicli di apprendimento lunghi e costosi, (ingegneria, lingue, apprendistato), oppure semplicemente un ripensamento del sistema di educazione di numerosi paesi in generale e delle modalità di ingresso nel mondo del lavoro.
Queste sono tutte nuove sfide sociali ed economiche che ci richiedono coraggio, altruismo e fantasia se vogliamo garantire un futuro stabile ai nostri territori, alle nostre regioni, ai nostri paesi, all’Europa e al nostro pianeta.